Ad aprile il Generale Vincenzo Camporini ha deciso di candidarsi con il partito Azione, insieme a Carlo Calenda, nella circoscrizione Italia Centrale, in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024.
Arruolato in Accademia Aeronautica nel 1965, ha ricoperto la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e di Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Laureato in Scienze Aeronautiche e in Scienze Internazionali e Diplomatiche, si è occupato di politica estera, nello specifico di dimensione politico-militare dell’Unione europea e di sviluppo delle sue capacità di utilizzare lo strumento militare nel quadro delle relazioni esterne.
Come mai ha deciso di candidarsi e sposare il progetto di Carlo Calenda?
«Nell’’ultima parte della mia carriera, dal 1999 in poi fino a quando mi sono congedato, ho lavorato in forme diverse al progetto della difesa Europea a partire dal progetto dell’Helsinki Headline Goal (1999). Ho quindi una passione personale per questo progetto che vede un’Europa che cresce e deve crescere in una forma federale. In Italia, i partiti che compongono il mosaico italiano e che parlano di questa visione non sono tantissimi. Dopo aver collaborato un po’ con +Europa, ho visto che Carlo Calenda incarna meglio di ogni altro il mio ideale di futuro di Europa in questa direzione».
Lei è sempre stato appassionato di politica?
«Sì, ovviamente finché ero in servizio dovevo tenere queste mie idee e riflessioni nell’ambito strettamente privato, anche se non tutti lo fanno. Ricordiamo che un militare, così come fa capire l’articolo 98 della Costituzione, insieme ad altre categorie, deve considerare che i suoi diritti politici non sono illimitati come quelli di un normale cittadino. Quindi, finché avevo la divisa addosso, le mie idee le tenevo per me, cercando di fare il mio dovere».
Si parla sempre di più di invio di truppe in Ucraina e di un esercito comune europeo, ipotizzato anche dal Presidente francese Emmanuel Macron. Qual è la sua idea al riguardo?
«Sono temi molto diversi. La crescita della difesa europea prescinde dalla situazione in Ucraina, anche se bisogna ammettere che l’aggressione russa è un forte stimolo per procedere in quella direzione. Sull’impiego di forze nazionali nel territorio ucraino, direi che questo non è nell’agenda della NATO e neanche nei progetti dell’Unione Europea. Il Presidente Macron ha espresso delle considerazioni su base assolutamente nazionale ed è in quest’ottica che devono essere viste. Quindi non c’è un’ipotesi di coinvolgimento diretto dell’alleanza oppure dell’Unione».
Quanto è importante la politica di difesa comune dell’Europa?
«È fondamentale, ma io ricordo sempre che le capacità operative nell’ambito militare sono solo uno strumento della politica estera, quindi la cosa importante è procedere verso l’elaborazione di un nucleo di obiettivi comuni nell’ambito della gestione dei rapporti con ciò che sta al di fuori dell’Unione. Serve una politica estera comune al servizio di questi obiettivi e poi utilizzare tutti gli strumenti necessari: finanziari, economici, diplomatici e anche militari».
Quali sono le sfide dell’Europa riguardo alle nuove generazioni?
«Bisogna partire da un dato di fatto che spesso viene dimenticato: l’Europa per i giovani ha già fatto tantissimo, non dimentichiamoci l’Erasmus, nonostante i suoi limiti; non dimentichiamoci l’equiparazione dei titoli di studio che mette sul mercato del lavoro di tutta l’Unione una flessibilità che prima era totalmente sconosciuta. Bisogna procedere in questa direzione. L’Erasmus deve essere potenziato e finanziato adeguatamente in modo tale che possano accedervi anche studenti che non hanno disponibilità economiche adeguate. Deve poi essere esteso ad altri ambiti, dare la possibilità di usufruirne anche gli ultimi due anni della scuola superiore, con un meccanismo analogo. Oggi molti studenti riescono a trascorrere solo qualche mese in altri Paesi, durante il periodo prematurità, però sono solo quelli che se lo possono permettere e non sono molti. Bisogna fare in modo che l’Unione Europea si prenda carico di questi oneri per creare dei cittadini europei consapevoli. Chi ha fatto l’Erasmus non ha dubbi sul futuro dell’Europa. Quando si ha la consapevolezza di questa conoscenza non si può più essere indifferenti su questi temi e quindi il coinvolgimento anche personale, dei giovani diventa più probabile».
Quali sono le priorità dell’agenda europea?
«Abolizione della norma sull’unanimità e definizione di una struttura di governo che in qualche modo superi gli egoismi nazionali: in sostanza parliamo di una ridefinizione del trattato. Siamo consapevoli che si tratta di una cosa non realizzabile in tempi brevi, ma è necessaria. »