A cura di Gabriele Ragnini, Laura Pace, Lorenzo Pace, Filippo Cappelli e Lavinia Monaco
Editoriale di Gabriele Ragnini
Li chiamavano guerrieri, tra i più vicini agli dèi. Anche se si trattava di Giochi, chi vinceva le gare sportive della Grecia classica era destinato a gloria imperitura, insieme a un posto nei poemi e tra le statue al fianco di Zeus. Qualcuno, ad oggi, tra celebrità e ricchezza è riuscito ad avvicinarsi all’Olimpo, seppur in una dimensione più terrena, alimentata dalle correnti mediatiche. Ma il mondo dello sport non è solo narrazione epica.
A differenza degli eroi ellenici o dei campioni contemporanei da prima pagina, per i meno noti c’è ben poco di eterno. «Tutti saranno famosi per 15 minuti», direbbe l’artista Andy Warhol: tempo delle momentanee celebrazioni e delle interviste di rito. È l’altra faccia di ogni medaglia vinta. Per tanti che si allenano ogni giorno, fuori dalle discipline più popolari e con federazioni facoltose alle spalle, le Olimpiadi, in programma a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto, rappresentano l’unico bagliore di speranza. Lo stesso vale per le Paralimpiadi, che seguiranno dal 28 agosto all’8 settembre.
Una sola occasione ogni quattro anni per poter brillare: c’è chi la rincorre anche davanti alle impossibilità economiche. Il sito di raccolta fondi GoFundMe ha dedicato una sezione apposita a quegli atleti incapaci di sostenersi da soli. È il caso di Irakli Beroshvili, judoka georgiano della palestra Equipe di Reggio Emilia: per partecipare al torneo Grand Prix Upper in Austria e provare a scalare il ranking in vista di Parigi, ha dovuto chiedere aiuto sulla piattaforma. Lo stesso vale per Marco Poletti, cintura marrone di Brazilian Jiu Jitsu, a cui sono stati donati 1200 euro in vista del campionato panamericano in Florida.
Non sono i soli a dover attraversare difficoltà: anche campioni già affermati portano sulle spalle gli oneri di una vita dedita solo allo sport. Prima di avventurarci nell’entusiasmo nazionalpopolare, che porta i più fanatici a rifiutare un invito al mare per seguire qualsiasi italiano compaia nel programma del giorno, dal surf al pentathlon, è bene ricordare chi c’è dietro i successi.
Basta raccontarli attraverso la loro voce per capire che c’è ben altro oltre quella «mercificazione degli atleti» criticata da Pierre de Coubertin, il barone francese che gettò le basi dei Giochi moderni alla fine del XIX secolo. Ma tra le necessità individuali dei protagonisti, l’attuale contesto storico e i gap economici, sono le stesse Olimpiadi e Paralimpiadi a darci l’assist migliore: alimentare il dibattito su questi temi.
Davanti alla frammentazione sociale di oggi, eventi del genere regalano ancora sprazzi di collettività. Alla fine potrà anche non essere Olimpo o gloria eterna, ma Parigi quest’estate val bene un giro. E se non avete la possibilità di farlo in loco, ve lo regaliamo in questo volume di Zeta, con uno sguardo sui Giochi che verranno.
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