Esclusiva

Giugno 6 2024
De Luca (Libertà): «Fermiamo l’Europa liberticida e la Sicilia dalla cappa mafiosa»

Il sindaco di Taormina e leader del partito Sud chiama nord vuole un’Unione europea che pensi anche alla Sicilia

Un progetto ambizioso quello che il leader della lista Libertà, Cateno De Luca, ha portato avanti per presentarsi alle prossime elezioni europee 2024. Dal progetto politico di Sud chiama Nord, per le votazioni dell’8 e 9 giugno Libertà conta ben 19 loghi. Partito come «il sindaco di Sicilia», come lui si definisce, mira a portare i problemi dell’isola all’attenzione delle istituzioni europee, che «continuano a invadere i nostri territori, la nostra entità e il sistema», ribadisce a gran voce.

Qual è la sua idea di Unione europea e cosa propone di diverso e innovativo rispetto alle altre forze politiche più conosciute e radicate a livello nazionale?

«Non si riesce a fare una strategia per avere la pace, perché non c’è una diplomazia comune che possa mettere d’accordo tutti. Non sono riusciti a fare una politica comune per quanto riguarda gli sbarchi. Allora perché L’Unione europea deve continuare a essere sovranazionale rispetto a noi? Bisogna tornare indietro immediatamente, definire quelle poche cose che ha senso fare, perché era questo il senso della nascita della CECA e poi di quella è stata l’Unione europea. Il resto? Libertà ai singoli stati di autodeterminarsi».

La sua lista elettorale si chiama Libertà. Come può essere interpretato a pieno il significato?

«Quando noi parliamo di progetto di libertà facciamo riferimento a più sovranità, fermando quindi l’Europa liberticida e la Sicilia dalla cappa mafiosa. Io dico che la posizione dell’Italia dal 2001 con l’Unione sia molto complessa. Quest’ultima più tira e più soffre, fino ad aver fatto indebitare l’Italia. Il nostro è lo Stato più indebitato, che non ha più quindi alcun potere contrattuale. Quando ha tentato di far valere in qualche modo le proprie ragioni è stato immediatamente soffocato e anche ricattato».

Diciannove loghi all’interno del simbolo finale di lista non sono troppi o è solo un modo per raggiungere la soglia di sbarramento del 4%?

«Io sono un innovatore e questo lo dice la mia storia. Qui ci troviamo di fronte a una novità che guarda caso è stata copiata da Calenda e Renzi. La pluralità dei simboli che io ho introdotto viene copiata da altri. Quindi significa che comunque l’idea non è da buttare. Quello è che ho immaginato è che dal caos si passa alla sintesi. Il nostro simbolo è d’impatto perchè dalla confusione dei tanti loghi, poi si riunisce tutto in un’unica cosa, si va alla sottrazione, alla centralità della parola chiave. È ovvio che rispetto alla soglia del 4% ci sia preoccupazione, ma vedremo come finirà, lo proverò sulla mia pelle. Non credo che l’unione di più forze politiche crei accozzaglia, abbiamo definito un nostro manifesto dei venti punti per cui ci siamo trovati d’accordo».

Dopo questa campagna elettorale europea, penserà a quella regionale?

«Io dico chiaramente che per me il voto dei siciliani vale doppio. Io sono il sindaco della Sicilia, e i miei concittadini mi chiedono di stare nel territorio, me lo chiedono loro. Libertà passerà dall’Europa ma si concentrerà sulla mia isola, sarà quindi una prosecuzione. Non è una supposizione, io lo dico con trasparenza. Sì, il prossimo passo saranno le regionali».

Più volte si è scagliato contro Totò Cuffaro, cito: “Ritorna in Burundi a fare il medico. Chiedi scusa ai giovani che scappano dalla Sicilia”. Lei non crede nel sistema di riformazione carcerario italiano, o crede che la vecchia politica, nonostante i tentativi, non possa in qualche modo avere una nuova faccia?

«Questa è la gente che ha portato a far rimanere la Sicilia un territorio di sottosviluppo. Personaggi che hanno comandato negli ultimi 30 anni devono chiedere scusa e ritirarsi. Della finalità rieducativa del carcere non mi interessa, per me il tema centrale è quello politico. Palma di Montechiaro è un paese dove l’acqua arriva a rate, di chi è la colpa? Cuffaro ha governato per troppi anni, è già tutto chiaro. Distinguiamo la responsabilità penale dalla responsabilità politica».