Esclusiva

Giugno 10 2024
Fra sorprese e conferme, i Popolari reggono

I movimenti conservatori del Partito Popolare Europeo (PPE) hanno la meglio in quasi tutto il Continente, tallonati dalle forze di estrema destra

«La Spagna è uno dei pochi paesi europei ad aver schivato l’ondata di estrema destra», commenta l’analista politico di El Pais Carlos E. Cué. I partiti di ultraderecha, insieme, non riescono a superare il 14%, con Vox fermo al 9,6 %. Neanche la Spagna, però, è esente dal generale spostamento a destra: il Partido Popular (PP) ottiene 22 seggi, contro i 20 del Partido Socialista Obrero Español (PSOE) di Pedro Sánchez. Alle scorse europee del 2019 i seggi erano rispettivamente 12 per il PP e 20 per il PSOE. La segretaria generale del PP Cuca Gamarra ha sottolineato con orgoglio: «Il governo sta perdendo il supporto del popolo. Siamo vicini al cambiamento, ma c’è ancora lavoro da fare». Nonostante siano stati scalzati dai popolari, anche i socialisti si dicono «soddisfatti dei risultati elettorali». La portavoce del PSOE Esther Peña ha già smentito la possibile convocazione di elezioni anticipate, come avvenuto in Francia: «Il panorama è molto simile a quello delineatosi al termine delle elezioni generali del 2023. In nessun caso andremo alle urne prima del dovuto».

In Ungheria l’estrema destra vince ma non trionfa: il movimento ultra-nazionalista Fidesz del primo ministro Viktor Orbán perde otto punti percentuali dalle elezioni del 2019, passando dal 52% al 44%. «Questa è la Waterloo del potere di Orbán. L’inizio della fine», così ha commentato i risultati elettorali Peter Magyar, ex alleato del premier e leader del partito centrista Tisza – Rispetto e Libertà. Il crollo di consensi si deve in larga parte alla crisi economica del post-Covid e ai recenti scandali che hanno riguardato diversi membri del partito. Il fronte di Magyar ha fatto della lotta alla corruzione uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, proponendosi come un’alternativa alla cattiva politica degli ultimi anni. Ai seggi ha conquistato il 30% di preferenze, configurandosi come l’unica vera forza di opposizione del Paese.

A Cipro incuriosisce il successo dello youtuber di 24 anni Fidias Panayiotou, presentatosi alle elezioni senza lista e senza programma. Il candidato indipendente ha ottenuto il 19,18% di preferenze, collocandosi al terzo posto, appena dietro il Partito Progressista dei Lavoratori (AKEL).  «Quel che è successo è scioccante, un vero e proprio miracolo. Ma anche un campanello di allarme per i partiti tradizionali, che dovrebbero imparare ad ascoltare i giovani», commenta l’influencer, ammettendo di non avere grande dimestichezza con la politica europea. Anche nell’isola mediterranea, come in Spagna, la prima posizione spetta ai conservatori, il Raggruppamento Democratico (DISY), mentre le forze di estrema destra (EDEK) non superano l’11% di preferenze. 

In Romania i democratici (PSD) e i liberali (PNL) hanno unito le forze per far fronte comune contro l’ascesa dei nazionalisti: il partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) riesce a strappare 5 dei 33 seggi totali, a fronte di un 54% di preferenze ottenuto dalla coalizione. In Polonia la Coalizione Civica (KO) del primo ministro Donald Tusk è tallonata dai conservatori di Legge e Giustizia (PiS), con gli ultra-nazionalisti della Confederazione al terzo posto.

Fatta eccezione per la Repubblica Ceca e la Slovacchia dove i primi partiti appartengono al gruppo liberale Renew Europe, lo stesso copione si ripete simile anche nei Paesi Baltici e in gran parte dei Balcani: le forze di estrema destra guadagnano terreno ma non abbastanza da scalzare dalle prime posizioni i movimenti conservatori afferenti al Partito Popolare Europeo. Destra sì, ma moderata.