Esclusiva

Giugno 15 2024
Ramaphosa rieletto presidente del Sudafrica

Il partito di Mandela ha stretto un accordo con l’Alleanza democratica per formare un nuovo governo

«La riconciliazione non è un atto di debolezza, ma un atto di coraggio» disse Nelson Mandela nel 1994, poco dopo essere diventato il primo presidente sudafricano nero. Oggi, il Sudafrica sta vivendo un momento di riconciliazione nazionale. L’alleanza tra l’African National Congress (Anc), partito di cui Mandela è stato leader nella lotta contro la segregazione razziale, e l’Alleanza Democratica (Da), conosciuto come “il partito dei bianchi”, con un accordo ha permesso la rielezione del leader dell’Anc Cyril Ramaphosa come presidente. Questa intesa rappresenta uno dei cambiamenti più importanti dalla fine del regime dell’apartheid nel 1994.

La nomina di Ramaphosa è avvenuta nel giorno in cui si è insediata la nuova Assemblea nazionale, dopo le elezioni generali dello scorso 29 maggio dove per la prima volta l’Anc, forza politica egemone da trent’anni, non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi.

In un sistema di rappresentanza proporzionale, è raro che un singolo partito ottenga la maggioranza assoluta. Tuttavia, l’Anc è riuscito a farlo in tutte le elezioni precedenti. Il passaggio da una politica dominata da una forza di maggioranza ad una basata sulla costruzione di una coalizione parlamentare rappresenta un progresso per questa giovane democrazia. A differenza di altri Paesi, che permettono un lungo periodo per i negoziati di coalizione, i politici sudafricani hanno affrontato una notevole pressione temporale per raggiungere un accordo in tempi molto rapidi. La divisione tra i partiti, combinata con la necessità di affrontare sfide economiche e sociali come l’alto tasso di disoccupazione e l’ineguaglianza economica, ha costruito un ambiente in cui la stabilità istituzionale è cruciale per il benessere del Paese.

Nonostante i numerosi problemi ancora da risolvere, il Sudafrica resta un punto di riferimento a livello regionale e continentale, grazie alla sua economia avanzata: la seconda per dimensioni in Africa nel 2023 con un PIL di 377 miliardi di dollari secondo dati del Fondo Monetario Internazionale.

Non si sono fatte attendere le congratulazioni da parte del leader russo Vladimir Putin per la rielezione di Ramaphosa, evidenziando l’importante ruolo del presidente nello sviluppo delle relazioni tra Mosca e Pretoria. Come la Russia, anche il Sudafrica è membro dei BRICS – alleanza economica di cui fanno parte anche Cina, Brasile e India – dal 2010. Questa adesione ha avuto conseguenze significative sia a livello globale che nel rapporto con i paesi occidentali. Nel gennaio 2024, Pretoria è riuscita a trascinare Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, a cui chiede di ordinare lo stop delle operazioni militari a Gaza per scongiurare il pericolo di un genocidio. Anche per questo, la partecipazione ai BRICS riflette una tendenza verso una diplomazia multilaterale e orientata verso i Paesi emergenti.

I legami economici e militari con Russia e Cina hanno messo il Paese in pericolo di perdere il suo accesso preferenziale al mercato statunitense attraverso l’African Growth and Opportunity Act. Diversi membri del Congresso americano hanno espresso preoccupazione per le presunte minacce del Sudafrica agli interessi degli Stati Uniti, minacciando l’interruzione dell’accordo economico.

Il nuovo governo di unità nazionale rappresenta un passo significativo verso la stabilità e la riconciliazione. L’alleanza tra i due partiti promette di affrontare per i prossimi cinque anni le sfide economiche e sociali del Paese.