Esclusiva

Giugno 25 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 26 2024
Pioggia di fake news sugli attentati in Russia

La propaganda online accusa senza prove gli Stati Uniti di finanziare il terrorismo, comparando l’esercito ucraino allo Stato islamico

I frammenti di un missile ucraino piovono sui bagnanti vicino Sebastopoli, in Crimea. Poche ore dopo, a Makhachkala, nella repubblica autonoma del Daghestan, in Russia, un gruppo armato riconducibile all’Isis apre il fuoco su una sinagoga e due chiese ortodosse. Due eventi non correlati, avvenuti domenica 23 giugno a 1.400 chilometri di distanza. Adesso la propaganda filorussa sta costruendo un complotto per collegare le stragi.

Sulle spiagge di Sebastopoli, le vittime sono cinque, tra cui tre bambini, mentre si contano 124 feriti. Gli Atacms ucraini, razzi balistici di fabbricazione statunitense, mirano all’aeroporto militare di Belbek, ma vengono intercettati dalla difesa antiaerea. I civili si trovano sotto l’esplosione di uno dei cinque siluri, sorpresi anche per la mancanza di sirene e rifugi per i bombardamenti.

Nonostante questa ricostruzione sia confermata da fonti russe, i canali di disinformazione italiani si sono attivati per distorcere i fatti. «Sebastopoli attaccata da Usa e Kiev con Atacms armato di testata a grappolo sulla spiaggia gremita di famiglie», scrive un utente su X, suggerendo che l’obiettivo dell’artiglieria ucraina fossero proprio i civili. Anche il ministro della difesa di Mosca, Andrej Rėmovič Belousov, ha definito la tragedia «un attacco terroristico» in territorio russo, nonostante la Crimea sia dentro i confini ucraini riconosciuti dalla comunità internazionale. 

In Daghestan, alle 18 ora locale, va in scena il vero attentato. Due blindati si aggirano per le strade di Makhachkala sparando con mitragliatrici pesanti. Vengono presi di mira i luoghi di culto, prima una sinagoga in cui non erano presenti fedeli, poi due chiese ortodosse e un posto di blocco della polizia. Il bilancio provvisorio è di 20 morti e 46 feriti. La matrice religiosa dell’incidente porta alla pista Isis-K, frangia afghana degli estremisti dello Stato islamico, che ha già colpito la Federazione russa a marzo. 

Su X, gli influencer filorussi accusano senza prove gli Stati Uniti di aver commissionato le violenze: «Dieci persone, tra cui otto agenti di polizia, sono morte in un attacco che non è stato ancora rivendicato dallo Stato islamico finanziato dagli Usa», scrive un account francese poco dopo la notizia. Per rafforzare questa narrazione fuorviante, l’attentato viene messo sullo stesso piano dei fatti in Crimea: «Gli attacchi terroristici a Sebastopoli e in Daghestan durante la luminosa festa della Santissima Trinità non possono essere una coincidenza – si legge su un canale Telegram -. Questi tragici eventi, ne sono certo, sono stati ispirati dall’esterno, con l’obiettivo di seminare il panico e dividere il popolo russo».

Il post più virale viene pubblicato da Scott Ritter, ex marine e ispettore delle armi delle Nazioni Unite negli anni ’90, che dall’inizio della guerra in Ucraina diffonde propaganda pro-Putin. «L’attentato terroristico in Daghestan sembra avere tutti gli indicatori di un coinvolgimento occidentale», congettura in un video su X, che supera 700.000 visualizzazioni. Entrambi gli eventi vengono presentati come un colpo diretto da parte degli Stati Uniti sul suolo russo e un passo in avanti verso la guerra atomica: «Bisogna fermare questa follia, che significa fermare gli Usa, la Nato e l’Europa dal continuare a fornire i mezzi per questi attacchi terroristici dell’Ucraina contro la Russia», conclude Ritter.

Pioggia di fake news sugli attentati in Russia
Un utente suggerisce, senza prove, che gli Stati Uniti fossero i mandanti dell’attacco al teatro Crocus.

Non è la prima volta che i filorussi incolpano i paesi occidentali di un atto terroristico. Il 22 marzo, l’Isis-K aveva colpito nel cuore di Mosca. Un commando di miliziani islamici era entrato nel teatro Crocus City Hall, uccidendo 144 persone e ferendone 551. Già allora, sui social media si erano diffusi complotti sul «sostegno dei servizi segreti occidentali» agli jihadisti. Secondo il Washington Post l’intelligence americana, tuttavia, aveva provato ad allertare le forze di sicurezza del Cremlino. Era stato lanciato l’allarme di una possibile azione dell’Isis, indicando come «potenziale obiettivo» proprio il Crocus City Hall.

Leggi anche: I cheap fake di Biden, una guerra di propaganda