Esclusiva

Giugno 28 2024
Rachele Mori, la martellista livornese sulle orme dello zio

Dall’atletica leggera di Fabrizio al rugby di Federico. Lo sport è nel DNA di famiglia

È il tipico accento toscano a presentare Rachele Mori, campionessa mondiale Under20 nel lancio del martello e livornese DOC. Sguardo dolce e un sorriso che non perde mai, nemmeno quando ripensa agli ultimi europei di atletica, giocati in casa. «L’esperienza di Roma è stata una sorpresa. Non pensavo che sarei stata convocata, avevo persino comprato i biglietti per vedere le gare», racconta Rachele. Invece la chiamata ufficiale arriva, anche se il risultato ottenuto in pedana non basta per qualificarsi alla finale: «Sono stati 14 centimetri che hanno fatto la differenza – spiega l’atleta delle Fiamme Gialle – Rimane la felicità di aver fatto il Season Best e l’esordio in Nazionale assoluta, per di più in uno stadio importante come l’Olimpico».

Nella famiglia Mori l’atletica è sempre stata di casa, a partire dallo zio Fabrizio, campione del mondo nei 400 ostacoli nel 1999. «Spesso mi chiamano “la nipote d’arte”. La cosa non mi è mai pesata, anzi, è uno stimolo a fare sempre meglio», precisa Rachele. Il primato italiano conquistato da Mori Senior è rimasto imbattuto fino a giugno 2024, quando il testimone è passato ad Alessandro Sibilio, seguito proprio dal toscano. L’esperienza dei grandi aiuta i piccoli a imboccare la retta via: «Avendo vissuto queste situazioni prima di me, mio zio sa come gestire le emozioni positive e negative. Qualunque consiglio mi dia lo prendo alla lettera», racconta.

La prima volta che Rachele tocca cavo e martello ha dodici anni. La freccia di Cupido per la disciplina la colpisce durante una lezione al campo scuola. Qui vede allenarsi Nicola Vizzoni, medaglia d’argento ai Giochi olimpici di Sydney 2000: «Non so spiegare perché, ma guardando lui ho capito che quello era il mio sport». Ad accompagnarla nei lanci iniziali c’è l’allenatrice Cristina Sanfilippo mentre è proprio Vizzoni a seguirla agli europei di Roma. Da quel momento il martello lo lascia solo per tirarlo sul campo. L’impegno e la dedizione negli allenamenti quotidiani, con doppio turno nei weekend, portano a Rachele grandi soddisfazioni. Il ricordo più emozionante parte con un volo di quindici ore e il timbro della Repubblica colombiana sul passaporto. L’occasione sono i campionati mondiali del 2022: «La gara di Cali è stata un mix di emozioni. Dopo due lanci l’organizzazione ha dovuto bloccare tutto per via di un nubifragio» – racconta la martellista, che per scaramanzia indossa gli stessi calzini ad ogni gara -. Io e le altre giocatrici siamo state mandate in call-room per aspettare che smettesse». L’attesa può fare brutti scherzi e per un atleta riprendere la concentrazione dopo uno stop forzato non è facile: «Tornata in campo avevo molta tensione, ma ho dato lo stesso il meglio di me, così è arrivata la medaglia d’oro. È stato doppiamente bello».

A supportarla in questo successo come sempre c’era la sua «fantastica famiglia», è a loro che va ogni pensiero: «Loro sono accanto a me in ogni momento, anche quando non possono esserci fisicamente, come accade a volte per mio fratello Chico». Federico Mori, classe 2000, è trequarti centro della Nazionale italiana di rugby, reduce dal miglior torneo “Sei Nazioni” di sempre. Dopo un primo trasferimento in Francia per giocare nel club di Bordeaux, il campione da tre anni fa parte dell’Aviron Bayonnais. «Giochiamo entrambi ad alti livelli quindi ci diamo consigli e ci sosteniamo anche a distanza», dice Rachele. La carriera di uno sportivo può subire colpi duri e avere delle spalle a cui potersi appoggiare può aiutare, ancor meglio se larghe come quelle di un rugbista: «È bello avere un fratello che, anche se in modo diverso, vive le stesse cose che provi tu».

La preparazione di una martellista richiede tecniche diverse di allenamento, dalla palestra per acquisire forza ai lanci in pedana. Nelle cuffiette c’è Lucio Battisti: «Non ho una traccia preferita, però ascoltarlo mi rilassa molto» dice Mori, che si avvia a chiudere il secondo anno alla facoltà di scienze motorie. Per “staccare la testa” la soluzione giusta è una passeggiata con i suoi Jack Russel: «A Livorno ne abbiamo due, mio fratello ha un Bull Terrier in Francia e poi c’è anche un gatto. Ci abbiamo lavorato un po’ per farli andare d’accordo, ma ora stanno tutti insieme», conclude Rachele.

A ventuno anni i sogni per il futuro sono ancora tanti, tra questi le Olimpiadi e quello di «fare risultati che possano entrare nella storia». Il precedente c’è già, adesso è solo questione di tempo.