Dall’inizio dell’offensiva delle forze ribelli grava l’incertezza sul futuro dei curdi di Siria, che rappresentano il 10% della popolazione del Paese. Da decenni la minoranza è vittima di persecuzioni razziali da parte del governo, come avviene anche in Turchia, Iran e Iraq. Secondo le fonti dell’Osservatorio dei Diritti Umani si stima che siano circa trecentomila i cittadini curdi a cui è stata negata la cittadinanza siriana, in violazione della legge internazionale. Decine di migliaia di apolidi che subiscono pesanti discriminazioni nella terra in cui sono nati e cresciuti e che non possono lasciare il Paese per mancanza di un passaporto. Il regime di Assad ha soffocato nel sangue vari tentativi di ribellione avvenuti negli ultimi decenni e ha messo a tacere ogni forma di opposizione mediante la censura e il divieto di aggregazione.
Adesso che il governo siriano è a repentaglio, la comunità curda teme di passare «dalla padella alla brace» con le occupazioni militari dei gruppi ribelli. Negli ultimi giorni, fazioni di combattenti sostenute dalla Turchia hanno preso il controllo sulla città di Tal Rifaat e i villaggi circostanti, a nord di Aleppo. L’Osservatorio dei Diritti Umani teme per le vite degli oltre duecento mila cittadini stanziati nell’area.
Foza Yûsif, dirigente del movimento di sinistra PYD, parla ai microfoni dell’agenzia ANF di un’aggressione su più fronti: «Gli stati confinanti continuano le loro politiche contro il popolo curdo, approfittando del contesto di guerra e caos». Per Yûsif l’«occupazione turca», l’attività dei gruppi ribelli nella Siria settentrionale e orientale e gli attacchi di Israele alle basi iraniane nel Paese sono tutti fenomeni interconnessi che rappresentano una minaccia esistenziale per le minoranze.
A partire dal 2012 nei territori settentrionali si è costituita una regione autonoma de facto a maggioranza curda, l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est. Anche noto come Rojava, il territorio è stato più volte minacciato da attacchi e tentativi di occupazione da parte di forze filoturche. «Gli Stati colonialisti hanno gettato la Siria in un cerchio di fuoco e il Rojava è esattamente al centro», continua la dirigente di PYD, invitando il popolo curdo all’autodifesa. «Dobbiamo essere preparati alla guerra. La nostra società ha il dovere di sostenere le forze di sicurezza e difendere il Paese tutti insieme come abbiamo sempre fatto».