«Yoon Suk-Yeol è apparso con il carattere cinese “Wang” (王), “re”, inscritto sul palmo della mano durante un dibattito televisivo in diretta,» afferma Alessandro Vesprini, dottorando alla Pusan University e analista di politica sudcoreana presso il Centro Studi di Geopolitica.info. Un episodio, avvenuto nell’ottobre del 2021, che ha scatenato ampie speculazioni sulle presunte «ambizioni monarchiche» del Presidente coreano Yoon. Vesprini vive a Busan, la seconda città più popolosa della Corea del Sud dopo Seoul, dove sono le dieci di sera mentre a Roma sono le due del pomeriggio.
Nel paese il caos politico non si è fermato. Kim Yong-hyun, stretto collaboratore del presidente Yoon Suk-Yeol ed ex ministro della Difesa, ha tentato il suicidio nel centro di detenzione dove era stato trasferito mercoledì 4 dicembre. Era stato lui a proporre la legge marziale proclamata nella notte tra il 3 e 4 dicembre dal presidente Yoon Suk-yeol e annullata sei ore dopo da un voto dell’Assemblea Nazionale. Nell’ambito dell’inchiesta è stata disposta una perquisizione dell’l’ufficio del Presidente, ma la polizia locale non è riuscita ad entrare a causa delle restrizioni imposte dalle guardie di sicurezza presidenziali.
Il Presidente − su cui pende un divieto di espatrio − ha dichiarato che la legge marziale era necessaria per ristabilire l’ordine contro «elementi anti-stato», «forze comuniste della Corea del Nord» e l’ostruzionismo dell’opposizione politica. «Le motivazioni fornite da Yoon per il tre dicembre non sono sufficienti a giustificare l’intervento,» spiega Vesprini, «ma non sappiamo cosa veramente abbia spinto il Presidente, anche se molto probabilmente cercava di giustificare le sue dichiarazioni sulle frodi elettorali».
«I consensi del Presidente erano già drasticamente diminuiti la settimana prima del tre dicembre. A metà novembre, la popolarità di Yoon aveva raggiunto il minimo storico». Tra i fattori politici che hanno contribuito a questo declino ci sono la sua gestione controversa dei rapporti con il Giappone, considerata troppo favorevole a Tokyo, e il frequente utilizzo del veto presidenziale contro le decisioni parlamentari, indicato come un abuso di potere. Proteste sono scoppiate anche a causa delle riforme del sistema sanitario, che hanno portato a scioperi del personale medico.
Anche le questioni personali hanno avuto un impatto significativo. La First Lady Kim Keon-hee è stata al centro di numerose accuse, tra cui frode fiscale e manipolazioni finanziarie legate al distributore coreano di automobili BMW. «Il Parlamento ha avviato diverse mozioni per indagarla, ma queste sono state limitate dall’immunità che gode come First Lady,» spiega il ricercatore, sottolineando come questo tema sia stato a più riprese «cavalcato dall’opposizione». «Uno degli eventi più significativi è stato quando la First Lady ha ricevuto una borsa Dior da un pastore cristiano,» un regalo del valore di oltre 2.000 euro, che è rapidamente diventato il centro di un grande scandalo nel paese suscitando forti critiche rivolte alla presidenza.
La leadership e la sopravvivenza politica di Yoon dipendono dall’imminente decisione del tribunale, che si esprimerà in occasione dell’investigazione. Un secondo voto parlamentare per l’impeachment sabato 14 dicembre. Il primo voto parlamentare si è svolto il 7 dicembre, ma è fallito: «Solo tre membri del partito conservatore (quello del Presidente) erano presenti e hanno votato per l’impeachment,» aggiunge Vesprini. «Il Partito Conservatore sembra attendere ancora, sperando che Yoon si dimetta da solo, ma non vedo i vantaggi di questa mossa». Per avere successo, la mozione richiede una maggioranza dei due terzi nell’Assemblea Nazionale, ossia almeno 200 voti su 300 membri. «L’opposizione aveva 192 seggi, quindi per far passare l’impeachment sono necessari voti del partito di Yoon contro il proprio Presidente». Se l’impeachment dovesse passare in Parlamento, la Corte Costituzionale dovrà emettere una sentenza: «Potranno volerci fino a 180 giorni per il raggiungimento di una decisione e, nel frattempo, il Presidente è ufficialmente deposto».
Il futuro del Presidente dipenderà dalla decisione del suo partito. Mentre il paese affronta una delle sfide politiche più serie degli ultimi decenni, molto dipenderà dalle prossime mosse del partito di governo e dell’opposizione, nonché dalla reazione dell’opinione pubblica. Gli sviluppi delle prossime settimane saranno cruciali per determinare il futuro politico del paese e la stabilità delle sue istituzioni democratiche.