«Da oggi parte la campagna, perché siamo di fronte ad un attacco senza precedenti allo Stato di diritto». Annuncia Sandro Ruotolo, eurodeputato del Partito Democratico, durante la conferenza stampa indetta al Parlamento Europeo di Strasburgo sul caso dello spyware Graphite, installato nei telefoni di sette italiani fra attivisti e giornalisti. Presentata la lettera con cui Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra chiederanno alla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola di indire una commissione d’inchiesta, che faccia luce su un caso che ha riguardato anche altri dodici paesi europei, per un totale di novanta utenze.
Graphite by Paragon
«Uno software che entra senza che nessuno abbia fatto un click, passa al setaccio il contenuto del telefono e a ciclo continuo manda copie backup di quello che ha trovato», commenta Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it e primo in Italia a denunciare quanto accaduto. A rivelare l’infiltrazione un messaggio di Meta arrivato il 31 gennaio scorso: “A dicembre, WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo”.
Il software è Graphite, un prodotto della società israeliana Paragon Solutions in dotazione ai governi di 37 paesi fra Stati Uniti e loro alleati. Fra questi, come rivelato dalla testata britannica Guardian e da quella israeliana Haaretz, anche l’Italia, attraverso due contratti: “un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence”, segnala una fonte di Paragon.
Casarini: «Salvini deve ripassare la storia»
«Sono fiducioso che governo voglia fare luce sull’evento. Fino ad adesso però, c’è solo uno scarno comunicato», continua Cancellato. Mentre Luca Casarini, capomissione della ong Mediterranea anche lui colpito da Graphite, ha sporto denuncia: «Se è stata una procura ad aver disposto l’utilizzo di questo spyware, allora devono dirci l’ipotesi di reato».
L’unica ipotesi dal governo è arrivata dal ministro dei trasporti Matteo Salvini, che ha parlato di un possibile «regolamento di conti fra servizi». Un’espressione bollata come preoccupante dai presenti: «Sembra una cosa da niente, ma noi siamo stati il paese delle stragi. Salvini si deve ripassare la storia», dice Casarini.
Nel mezzo della conferenza stampa anche il saluto a distanza della segretaria dem Elly Schlein: «La presidente del consiglio Giorgia Meloni deve chiarire sull’accaduto, deve assumersi le responsabilità dell’attacco».
Gli accordi fra Italia e Libia alla base del caso Paragon?
Sulle motivazioni e le modalità sono ancora tanti i punti da collegare. È impossibile sapere i nomi di tutte le persone coinvolte, se non sono queste che si espongono pubblicamente. «Meta nel messaggio ci dice anche di contattare The Citizen Lab» aggiunge Cancellato. Si tratta di un laboratorio interdisciplinare dell’Università di Toronto che si era già occupato di smascherare un altro spyware israeliano, Pegasus. «Loro però fanno indagini singole e si impegnano a non divulgare i casi», continua il direttore di Fanpage.
Una traccia, però, si può ipotizzare. «Gli accordi fra Italia e Libia sono sicuramente uno dei nodi», dice a Zeta Luca Casarini. «Fra le persone spiate in Svezia c’è un giornalista libico rifugiato, che indaga sui rapporti dei servizi segreti nostrani con le forze armate libiche». Al Parlamento Europeo di Strasburgo è presente anche David Yambio, un altro dei sette numeri italiani coinvolti. È una persona migrante e attivista di Refugees in Libya. Nel Paese nordafricano ha subito le torture di Osama Almasri, il generale arrestato dalla Digos di Torino su mandato della Corte Penale Internazionale e in seguito scarcerato e rimpatriato con un volo di Stato. Yambio mercoledì 11 febbraio riferirà al Parlamento Europeo sulla sua esperienza durante la discussione sulla protezione del sistema di giustizia internazionale.
Tridico: «Solo l’ultimo degli episodi gravissimi»
Un grave attacco allo Stato di diritto secondo tutti i rappresentanti intervenuti, fra i quali anche gli altri firmatari della lettera a Roberta Metsola. «C’è un nesso strettissimo fra verità, che va fatta emergere, e libertà. Perché democrazia si fonda su equilibrio dei poteri», dice Nicola Zingaretti del PD, «nessuno si illuda che lasceremo nel dimenticatoio la questione». «L’Europa deve alzare la voce» commenta, invece, Benedetta Scuderi dei Verdi. Mentre è ancora più duro Pasquale Tridico del Movimento 5 stelle: «Solo l’ultimo degli episodi gravissimi. C’è un internazionale fascista che si sta facendo strada in Italia, in Europa e nel Mondo».