Esclusiva

Febbraio 11 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 13 2025
Metsola entra a Gaza, ma l’Europa cerca la sua via per il Medio Oriente

La presidente del Parlamento europeo entra nella striscia di Gaza, ma l’UE è divisa sulla strategia per la pace nella regione

Aggiornamento 13 febbraio: La presidente del Parlamento dell’UE Roberta Metsola è la prima leader europea ad entrare nella Striscia di Gaza da più di un decennio. Questa mattina Metsola era arrivata a Gerusalemme per rappresentate l’istituzione europea nei colloqui in Israele e nei territori palestinesi. «L’Europa è pronta a intensificare l’impegno e a fare tutto il possibile per contribuire a far sì che l’accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi resti valido, per aprire la strada a maggiori aiuti e costituire un elemento fondamentale per una pace sostenibile», scrive dal suo account X. Nella plenaria di Strasburgo, però, sono emerse divisioni sulla linea geopolitica da seguire.

«Perché noi abbiamo una strategia per la pace in Medio Oriente? È la prima volta che sento questa cosa. Sono gli altri ad averla, ma non noi». Sono le parole di Antonio Lopez-Isturiz White, eurodeputato del Partito popolare europeo, prima di allontanarsi dall’emiciclo sbattendo i fogli del suo intervento.  

Durante il dibattito Strategia globale più ampia UE-Medio Oriente, infatti, il Parlamento europeo ha dimostrato di essere ancora una volta scisso e di non avere una visione condivisa. In molti hanno anche lamentato l’assenza dell’Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas, «la sua unica strategia sembra essere quella del silenzio» accusa Hana Jalloul Muro del Gruppo dei Socialisti e democratici. «L’Europa ha perso il suo ruolo nel mondo perchè è un’Europa divisa, la nostra voce andrà dispersa sia in Medio Oriente che altrove. Guardiamo alla guerra in Ucraina, dopo tre anni cosa abbiamo ottenuto? Putin non ci ascolta perché non ci teme», afferma Petras Grazulis dell’Europa delle Nazioni sovrane.

A pesare sulla discussione è anche il fragile accordo tra Hamas e Israele, patto che manifesta i primi segni di debolezza dopo poche settimane. Hamas ha infatti annunciato che il rilascio degli ostaggi previsto per il prossimo sabato è al momento posticipato: entrambe le parti si accusano a vicenda di non aver rispettato i termini del cessate il fuoco. Si aggiunge, poi, un fattore non meno determinante: Donald Trump con il suo progetto di trasformare la Striscia di Gaza nella Riviera del Medio Oriente e di allontanare i suoi abitanti durante la ricostruzione. «Purtroppo l’Ue non è presente come dovrebbe e non ha una strategia. Le dichiarazioni di Trump sulla spiaggia a Gaza non fanno altro che incitarci ad agire”, dichiara Yannis Maniatis dei S&D. A parlare apertamente delle divisioni interne ai ventisette Stati membri è anche David Mcallister del Ppe: «La nostra influenza nella regione mediorientale è al punto di minimo e la nostra divisione ha gravato su questa situazione».

L’unico punto su cui sembra esserci un’ampia convergenza è la soluzione “due popoli due stati”, con l’Unione che dovrebbe assumere un ruolo più attivo nel dialogo con le parti. «Chiediamo un approccio globale. La Commissione vuole un’impronta più forte dell’Ue, un accordo di pace permanente tra Israele e i palestinesi. La soluzione a due stati è l’unico modo per assicurare la pace ad entrambi. L’Ue da anni promuove le relazioni tra Israele e i Paesi confinanti sin dalla firma del partenariato del 2022», spiega Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea.

Tuttavia, non tutti condividono questa prospettiva, come Lucia Annunziata, europarlamentare dei S&D: «Due popoli due stati è un vuoto slogan da anni. In pratica il trasferimento di coloni permanenti, giustificati anche dallo stato d’Israele, ha di fatto reso impossibile questa soluzione per scarsità di territorio», ha dichiarato ai microfoni di Zeta a margine della seduta. Ma in relazione alle nuove posizioni del neo presidente degli Stati Uniti, che ha definito “prima un paciere e poi un mister caos”, si dice fiduciosa: «Credo che la prima cosa che l’Europa deve fare è non avere paura. Più l’America si ritira nel suo nazionalismo e più possono aprirsi spazi internazionali per l’Europa che può crescere nel suo ruolo e allargare la sua sfera di influenza in termini diplomatici e militari».

Un obiettivo che sembra ancora più lontano, laddove prevale uno scambio di accuse: «Perché la Commissione sembra essere sempre contro Israele?  Come è possibile che l’Ue continui a finanziare l’Unrwa che è un’organizzazione terroristica?» chiede Jorge Martin Frias dei Patrioti. Sul fronte opposto, c’è chi parla di genocidio, indossando una spilla della bandiera palestinese sulla giacca. «La Striscia di Gaza non è in vendita, quella terra appartiene al popolo palestinese. Noi come Ue dobbiamo riconoscere l’immoralità della situazione» conclude Lynn Boylan del gruppo The Left, prima di gridare “Free Palestine”.