Esclusiva

Gennaio 17 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 20 2025
«È la prima notte senza bombardamenti» a Gaza ha inizio il cessate il fuoco

Sono iniziati anche gli scambi tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Domenica sono tornate a casa le prime tre ragazze rapite da Hamas

«Ci sono molte persone molto preoccupate. Abbiamo già abbastanza esperienza con i tranelli di Netanyahu» racconta Ariel (nome di fantasia) israelian* che ha protestato contro il suo governo ma che preferisce restare anonim*. «Sappiamo che Trump ha spinto per far volgere al termine il conflitto. La bozza dell’accordo che è stata firmata a Doha era la stessa da maggio. Abbiamo atteso inutilmente». Ariel è sollevata perché dopo quindici mesi di attesa finalmente gli ostaggi torneranno a casa, «ma – racconta – non capisco perché non possano tornare tutti in una volta».

«Questa è una situazione imprevedibile. Sappiamo che non ci si può fidare di Trump e che potrebbe cambiare idea. Bisogna stare attenti, saranno momenti molto difficili quelli che seguiranno» conclude Ariel.

Proprio nelle ore in cui Ariel sta parlando con Zeta i primi tre ostaggi israeliani stanno facendo ritorno a casa. Si tratta della 24enne Romi Gonen, della 28enne Emily Damari e Doron Steinbrecher 31 anni. Sono state liberate tra le 17 e le 18 di domenica 19 gennaio dopo 15 mesi di prigionia. Una folla di persone si è riunita in piazza a Tel Aviv per assistere alla liberazione, sono stati installati apposta degli schermi per permettere ai sostenitori di seguire in diretta. Quando c’è stato il rilascio è partito un applauso. Nelle prossime sei settimane dovrebbero essere liberati altri 33 ostaggi.

Gaza

A Gaza da un giorno non si sentono più bombardamenti: «Abbiamo trascorso la prima notte senza», racconta il cooperante palestinese Sami Abu Omar. «Speriamo che questa pace durerà e andrà avanti, che finisca la guerra e finisca il genocidio. Sami non vede l’ora di tornare a casa: «Non c’è più casa mia, ma non importa. Bisogna sempre avere fiducia».

Come previsto nell’accordo firmato a Doha, nella notte tra domenica e lunedì 20 gennaio hanno fatto ritorno i 90 detenuti palestinesi che si trovavano nelle carceri israeliane, sono stati accolti a festa al loro ritorno. In queste ore, ha detto il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, stanno anche entrando i camion umanitari nella Striscia: in un giorno sarebbero arrivati 630 tir pieni di rifornimenti. Tuttavia ciò non basta.

Il sistema sanitario è al collasso. Le condizioni di vita all’interno della Striscia di Gaza sono drammatiche: i residenti, già da anni soggetti a una grave crisi umanitaria, si trovano ora ad affrontare livelli di violenza senza precedenti e una scarsità di risorse che coinvolge cibo, acqua potabile e medicine essenziali. Alessandro Manno, rappresentante per i territori occupati di Emergency, racconta: «Vediamo circa 150 pazienti al giorno, speriamo di visitarne molti di più nella clinica che Emergency ha costruito negli ultimi due mesi e che dovrebbe aprire proprio a giorni».  

«È la prima notte senza bombardamenti» a Gaza ha inizio il cessate il fuoco

Manno racconta che la situazione sanitaria è davvero complessa e difficile: «Noi ci affidiamo in parte anche al materiale che l’Oms riesce a portare dentro la Striscia di Gaza. Bisogna saper reagire tempestivamente a tutte le richieste che arrivano da ogni direzione e bisogna mettersi a disposizione per soddisfare parte di queste richieste». 

«Adesso si è aggiunta una nuova crisi- conclude Manno – quella delle abitazioni, tra il 35 e il 40 per cento delle case di Gaza sono state distrutte. Si prospetta un futuro complicato e complesso anche dal punto di vista della ricostruzione».

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