Sessuologia, salute mentale e dialogo. Sono i tre punti chiave della ‘Farmacia dall’Amore’, il pop up aperto da Clara durante la settimana del Festival. La cantante in gara, per la seconda volta a Sanremo, invogliata dal ricordo di quando frequentava le scuole elementari di uno sportello d’ascolto, ha deciso di aprire uno store che potesse fare sentire tutti accolti. Si trova in Corso Augusto Mombello 54 e prima era un negozio sportivo, ora invece è un posto sicuro per tutti.
Dal titolo del brano portato in gara “Febbre” nasce l’idea di aprire una Farmacia che curi dai dolori sentimentali. La canzone parla di un amore sfuggente, scostante, che sconvolge chi lo vive in prima persona. «Parla di relazioni tossiche, ti prende, ti lascia, ti riprende, così per tutto il rapporto. È un po’ il concetto della febbre che sale e ti fa stare male», spiega la psicologa Laura Servidio. È in questi momenti che è importante non sentirsi soli, ma anzi accolti. Chi visita lo store può infatti usufruire di sessioni gratuite di ascolto psicologico, della durata di circa 30 minuti, condotte dalla psicologa Servidio. «Ho subito pensato di voler creare uno spazio in cui si potesse trattare nel concreto il tema della salute mentale – dice – di parlare di relazioni, e non solo di mandare un messaggio astratto». L’obiettivo è offrire un primo momento di confronto per comprendere meglio se stessi e le proprie relazioni, in un ambiente che non è stato semplice da costruire dal nulla. «Ci sono state un po’ di difficoltà – riconosce – perché uno spazio di ascolto seppur non sia una presa in carico vera e propria richiede delle condizioni», ma nonostante questo il disegno sta avendo grande successo.
«Devo dire che la maggior parte delle persone che sono venute qui fino ad ora – a discapito di quanto si immaginasse – sono persone che non avevano mai intrapreso un percorso, oppure che lo avevano fatto ma anni indietro». Dai 18 ai 65 anni, un pubblico variegato e che è curioso di approcciarsi a un nuovo modo di affrontare le difficoltà di tutti i giorni. «Sperimentare su qualcosa che gli possa dare un ritorno di benessere emotivo in forma gratuita» è questo quello che sta incoraggiando di più chi nel progetto ci sta lavorando. «Il mio consiglio è quello di provarci, di non aspettare di avere la completa certezza che andrà bene, la terapia non è per tutti, ma si deve provare», insiste la psicologa.

Terapia e non solo, all’interno ci sono anche spazi di educazione affettiva e relazionale, con momenti di confronto su tematiche legate alla libertà di espressione e alla consapevolezza di sé. In collaborazione con My Secret Case, la community italiana conosciuta per l’informazione sui social sulla libertà sessuale, vengono organizzate attività per approfondire le diverse sfumature dell’amore e dell’identità. L’intento è: «Di abbattere i tabù, creare maggiore consapevolezza su tutto quello che riguarda il benessere della persona e la prevenzione», dicono Ginevra Marinelli, psicosessuologa, e Stefano Riboldi, content editor in MySecretCase. «Le nuove generazioni sono molto più disposte a ricercare un’informazione e un’educazione che riguardi la sessualità e l’affettività», ma continuano a esserci dei temi considerati ‘proibiti’. «Il poliamore, gli orientamenti sessuali, la comunità del LGBTQ+ sono ancora trattati con difficoltà», dicono. «Non dare per scontato nulla e chiedere sempre è la strada migliore» per trattare tutto con estrema naturalezza senza che l’altro si senta giudicato. «Ci sta non sapere, non capire, non conoscere, però proprio per questo chiedere alla persona è fondamentale», ribadiscono.

In Italia si è spesso parlato di introdurre delle ore dedicate all’educazione sessuale, un momento per approfondire e informare bene se queste tematiche: «Noi siamo andati in qualche istituto, ma trovare un ambiente pronto a dialogare con una un’azienda come la nostra è difficile». La percezione è che quello che viene proposto è una semplice vendita di sex toys, invece «una volta dentro in realtà i ragazzi sono molto aperti, ci conoscono, sanno benissimo chi siamo e come parlarci, più che da parte dei professori».
È interessante capire come la musica possa legarsi a delle tematiche così attuali e importanti per i giovani e non solo. Sfruttare Sanremo per proporre qualcosa di diverso e utile alla comunità. Tradurre al massimo delle proprie possibilità un’esibizione canora, che diventa molto di più di quanto ci si possa aspettare.