Esclusiva

Febbraio 28 2025
The Brutalist: l’architettura dell’anima

Tra ambizione e sacrificio, il film di Brady Corbet scolpisce un ritratto di resistenza e solitudine

Cemento grezzo, geometrie monumentali, essenzialità strutturale. The Brutalist è un film drammatico storico diretto da Brady Corbet, uscito negli Stati Uniti nel 2024 e distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 6 febbraio 2025. Il film è candidato a dieci premi Oscar, tra cui miglior film, ed è stato premiato con tre Golden Globe. Il nome riprende lo stile architettonico del brutalismo: emerso negli anni ’50, riconoscibile per volumi imponenti e un’estetica severa che esalta la materia grezza. 

La pellicola segue la vita di László Tóth, un architetto ungherese di origine ebraica sopravvissuto all’Olocausto. Nel 1947, László emigra negli Stati Uniti con l’obiettivo di ricostruire la propria vita e carriera. Qui è solo, mentre la moglie Erzsébet e la nipote Zsófia, gravemente malata, sono rimaste in Europa. Negli Stati Uniti, László cerca di affermarsi come architetto, collaborando con il potente industriale Harrison Lee Van Buren. Sarà quest’ultimo a notarne il potenziale, proponendogli un accordo per la realizzazione di un’opera monumentale. La costruzione dell’edificio è come la vita di László: travagliata, piena di ostacoli e colma di critiche e svalutazioni.

Il cast principale include Adrien Brody nel ruolo dell’architetto ungherese, Felicity Jones come sua moglie Erzsébet, Guy Pearce nei panni dell’industriale Harrison Lee Van Buren e Joe Alwyn nel ruolo di suo figlio, Harry Lee Van Buren. Il film è una coproduzione internazionale tra Stati Uniti, Regno Unito e Ungheria, distribuito da A24 negli Stati Uniti e da Universal Pictures International in Italia.  

La regia di Brady Corbet si distingue per l’uso del formato VistaVision, un formato cinematografico a 35 mm con schermo panoramico, sviluppato negli anni Cinquanta. La fotografia di Lol Crawley cattura con maestria l’epoca post-bellica, mentre la colonna sonora di Daniel Blumberg aggiunge profondità emotiva alle scene. Adrien Brody offre una performance intensa nel ruolo di László Tóth, mentre Felicity Jones interpreta con sensibilità Erzsébet Tóth. Guy Pearce e Joe Alwyn completano il cast principale con interpretazioni solide nei panni dei membri della famiglia Van Buren.

Immigrazione, assimilazione culturale, olocausto, le tensioni tra arte e capitalismo sono solo alcuni dei temi trattati. A rappresentare queste tematiche, con profondità e sensibilità, è la lotta di un immigrato per affermarsi in un nuovo mondo.

The Brutalist non si limita a raccontare la storia di un uomo, ma scolpisce un monumento alla resilienza, al prezzo dell’integrazione e alla solitudine dell’artista. La macchina da presa indugia su superfici ruvide, su volti segnati dal tempo, su spazi ampi e vuoti, lasciando che ogni inquadratura rifletta la durezza del percorso di László.

László Tóth resiste all’omologazione, consapevole del prezzo da pagare. Il suo cammino si intreccia con il potere, e la sua opera diventa il riflesso della sua essenza: spigolosa e segnata da ferite silenziose. In questo equilibrio fragile tra forma e sostanza, tra grandezza e fallimento, The Brutalist si impone come un’opera destinata a restare nella memoria dello spettatore come una struttura che sfida il tempo.

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