C’è chi, la mattina del 7 ottobre del 2023, aveva organizzato una gita in Israele. Direzione Mitzpe Ramon, nel Sud del Paese. Sono le 6.30 e Sharon Nizza, producer che da vent’anni vive principalmente a Tel Aviv, sta raccattando il necessario per passare una giornata di festa. Tutto pronto, giusto il tempo di un’ultima chiamata a un amico che si trova sul posto. Che però cambia tutto: «Non venire, stanno chiudendo le strade». Nel frattempo, le sirene antimissile suonano in quasi tutte le città.
Iniziano così le 24 ore che cambiano la vita della scrittrice milanese. E che la portano a pubblicare un libro – “7 ottobre 2023. Israele, il giorno più lungo” – per raccontare la giornata in cui Hamas ha sorpreso Israele e ucciso più di mille persone, dando il via a un’escalation della guerra.

Quel giorno, Nizza non comprende subito la gravità della situazione. Anche quando, chiusa in casa, riceve i primi video dei missili. «Ho pensato: “Sarà uno dei soliti round”. Fra un paio d’ore si potrà uscire. Ma intorno alle 10 ho capito che sarebbe stata la guerra più lunga di sempre. Proprio quando ho saputo che la prima vittima era il sindaco del kibbutz Kfar Aza, Ofir Libstein. Mi ha stranito, perché non era un membro delle forze di sicurezza. Io lo conoscevo e infatti ne parlo nel libro».
Dalla sua safe room, l’autrice segue l’evolversi della giornata da fonti internazionali. «Non passava nulla di ufficiale, e questa è una cosa molto interessante. In molti mi chiedevano novità, ma io non avevo conferme interne. Avevo solo i video che giravano sui social tramite i terroristi». Una strategia di Hamas: «Era parte del loro piano. In realtà si è rivelato controproducente e poi infatti li hanno cancellati».
«Il terrore nei Kibbutz, però, era lampante». E proprio da quelle immagini inizia il libro. «È stato complicato ricostruire quello che è successo alle famiglie – racconta l’autrice – ci sono voluti mesi per stabilire la lista delle vittime e dei dispersi».
Il piano è quello di «fare una cronologia della giornata. Ho seguito le storie di molte famiglie rapite nei villaggi vicini al confine con Gaza. Le ho trovate su Facebook, diventato una bacheca in cui si chiedevano informazioni su amici e parenti. Fra queste c’era quella di Nadav Kipnis, a cui hanno ucciso i genitori italo-israeliani. È a lui che dedico il libro».
«Poi mi sono concentrata sul massacro del festival musicale Supernova (in cui morirono 364 persone, per lo più giovani, ndr)». Infine, la terza parte si sofferma sugli errori dell’esercito: «C’erano segnali che l’Israel Defense force aveva individuato, ma li aveva mal interpretati. Un fallimento dell’intelligence come quello del 1973». È in quell’anno che venne coniato il termine conceptzia per spiegare l’accaduto. Un errore concettuale: Israele non ha preso in considerazione l’idea di un’operazione di terra, «umana e non strategica».
Grazie alla scrittura e dopo aver ricostruito quelle giornate, Nizza riesce a capire meglio la popolazione israeliana. E di una cosa rimane sorpresa. «Fino al 6 ottobre, si parlava delle controversie per la riforma giudiziaria. C’erano state manifestazioni per un anno. Era un paese spezzato. Ma nel momento del trauma, il Paese si è unito. E anche se la società è ancora traumatizzata – conclude – l’orgoglio resta alto. C’è una vita parallela: la gente esce a bere e prova a divertirsi la sera. Si fa di tutto per provare ad andare avanti».
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