Gli interminabili e terribili test d’ingresso per Medicina e Chirurgia sono il passato. Martedì 11 marzo 2025 la Camera ha approvato in via definitiva disegno di legge presentato dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha esultato: «Finalmente superiamo il numero chiuso». L’obiettivo è applicarla già dall’anno accademico 2025-2026.
«Basta con il test general-generico basato su una costosissima formazione di sottobosco», fatta di manuali e corsi di preparazioni, ha detto Bernini. Al loro posto, ha spiegato, verrà introdotto un «semestre caratterizzante» iniziale di formazione e orientamento, al termine del quale gli studenti saranno valutati sulla base dei crediti formativi acquisiti.
Questo sistema, secondo la ministra, metterà fine al fenomeno del “turismo universitario”, che costringe molti studenti a trasferirsi all’estero per poi tentare di rientrare in Italia con modalità poco compatibili con il sistema formativo nazionale, una minaccia per la stessa sanità, secondo la ministra.
La riforma, però, non sembra avere il sostegno del mondo universitario. «Le facoltà non possono sostenere 60 mila studenti in più», aveva detto già ad ottobre la Conferenza dei rettori delle università italiane. «È una presa in giro», commenta Leone Piva di Sinistra Universitaria Sapienza, «se veramente si vuole togliere il numero chiuso, e noi saremmo contenti, serve un investimento strutturale. È un’operazione elettorale».
Mentre l’Unione degli Universitari ha definito il disegno di legge come «la condanna a morte del sistema universitario e sanitario. Peggiora la già incerta condizione di studenti e studentesse, sottoponendoli a una condizione di stress aumentata dovuta alla possibilità non remota di vedere il proprio percorso interrotto».
Bernini ha rivendicato l’abolizione del test d’ingresso come la fine del numero chiuso così come lo conosciamo. Ma gli studenti replicano: «Se cambia la forma della selezione in realtà la sostanza resta immutata», scrivono da Cambiare Rotta, «si aggrava la precarietà dell’istruzione», aggiunge Udu.
Dure critiche anche dal Movimento 5 Stelle. Anche la deputata Marianna Ricciardi ha definito la riforma: «una presa in giro» per studenti e famiglie. «La legge in discussione non abolisce il numero chiuso. È impossibile moltiplicare per quattro o cinque volte gli iscritti senza aumentare gli investimenti in docenti e strutture», ha dichiarato. «Il risultato? Un calo della qualità della formazione e ospedali senza specialisti».