Esclusiva

Marzo 8 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 10 2025
La marea femminista invade la capitale

Foto di Ludovica Bartolini
La manifestazione è partita da piazza Vittorio per arrivare attorno alle 14 del pomeriggio al Circo Massimo, alle 17 ci sarà un presidio a Largo Argentina

«Lo stupratore non è malato, è figlio sano del patriarcato» urla la marea che parte da piazza Vittorio. Ventimila donne, persone non binarie, trans, ma anche uomini. Tutte e tutti insieme per marciare nel corteo chiamato dall’associazione transfemminista Non una di meno (NUDM) in occasione della giornata internazionale della donna, l’8 marzo.  

I preparativi sono cominciati il giorno prima. A Esc atelier autogestito di San Lorenzo, le attiviste di NUDM hanno preparato i materiali per lo sciopero dell’otto: striscioni, cartelli e volantini per invadere la capitale.

Il corteo è partito con un flash mob, con quattro attiviste legate alla cancellata nei giardini di piazza Vittorio, con il volto coperto e con delle scritte sul petto (contro la violenza e lo sfruttamento delle donne), che si dimenano sotto un cartello con la scritta «Cosa fai?».  

Lo sciopero è stato indetto per contrastare la violenza di genere e patriarcale. Ma non solo: guerra a Gaza, precarietà del lavoro, tutela dell’aborto, mancanza di consultori e welfare sono stati i punti salienti di questo evento. Alla protesta nazionale hanno aderito diverse sigle sindacali, categorie dei trasporti e lavoratori, scuola e pubblico impiego.

«Per noi la memoria rimane l’ingranaggio centrale», esordiscono le rappresentanti di Yalla Roma. «Palestina libera da fiume a mare».

La rete curda in Italia, invece, vuole riportare alta l’attenzione sulla richiesta di Abdullah Öcalan:  «Come diceva lui, in questo momento l’attenzione deve essere alta sulla liberazione delle donne. Questo perché non esiste razza, nazione o classe più sistematicamente oppressa del genere. La schiavitù delle donne è invenzione del dominio maschile, classista e razzista. Questo è il secolo dell’era della società democratica e quest’era è delle donne. La rivoluzione delle donne è rivoluzione nella rivoluzione. Dobbiamo avere fiducia nel fatto che tutte coloro che sono state escluse dal sistema vinceranno. Donna, vita, libertà. Dalle montagne, la nostra lotta».

«Sono qui perché le dinamiche patriarcali hanno caratterizzato la mia infanzia – racconta Angelo, che partecipa al corteo. «Da dove vengo, era regola che l’uomo prevaricasse la donna, sia a livello domestico che non. Anche nella mia storia familiare ci sono precedenti di violenza di genere. Ora che sono cresciuto, voglio partecipare, far sentire la mia voce ed essere un buon alleato. Un po’ anche per rendere giustizia a mia madre e a tante donne della mia famiglia».

Tra le fila delle associazioni universitarie c’è Anita: «Il primo 8 marzo l’ho fatto per caso, ero a Cancun in Messico, dove tantissime donne sfilavano arrabbiate con i nomi dei loro parenti uccisi dal patriarcato».

La marea femminista invade la capitale
La marea femminista invade la capitale

Quando il corteo arriva a circo Massimo la folla comincia a disperdersi e a sfilacciarsi. La giornata però non è finita. Alle 17, NUDM ha convocato un presidio a Largo Argentina, perché la lotta al patriarcato non si limita al solo 8 marzo, ma dura tutto l’anno.

La marea femminista invade la capitale
La marea femminista invade la capitale
La marea femminista invade la capitale
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