Esclusiva

Marzo 14 2025
Le priorità dell’UE per affrontare le sfide globali

Salini (Ppe): “Recuperare il rapporto con gli Usa”. Scuderi (Verdi): “Non servono più armi, serve usarle meglio”

In una sessione plenaria dominata dal tema della difesa, il Parlamento Europeo ha votato due risoluzioni sul cosiddetto semestre europeo, il quadro di coordinamento delle politiche economiche e sociali dell’Ue. Oltre alla sicurezza, di cui si è parlato anche nelle sessioni non focalizzate sull’argomento, l’emiciclo ha evidenziato altre questioni cruciali che l’Unione dovrà affrontare nel campo della competitività e delle tutele sociali.

“La difesa si è impadronita del dibattito politico perché su questo si gioca la tenuta del progetto europeo, ma nel quadro di coordinamento si collocano tante altre sfide” – spiega Massimiliano Salini, vicepresidente del Partito Popolare – “tra cui quella dell’automotive, che paga il prezzo di un approccio dirigistico che contraddice il modello sviluppo dell’Unione fondato sull’economia sociale di mercato”.

Uno degli obiettivi principali dei prossimi anni è colmare il gap di investimenti con i principali competitor globali per aumentare la competitività dei Paesi europei. Secondo un report del World Economic Forum, l’Europa è molto indietro nei settori strategici che definiranno gli equilibri geopolitici del futuro. Su quattordici tecnologie chiave, tra cui l’intelligenza artificiale e la connettività avanzata, gli Stati dell’Unione sono in partita solo in quattro.

“Bisogna lavorare da un lato sulla ricerca e sull’integrazione tra il mondo dell’università con quello dell’industria” – continua Salini – ma poi serve tutelare il proprio posizionamento contro chi non rispetta le regole del mercato”. Il riferimento è soprattutto alla concorrenza cinese, che grazie a standard molto diversi per la produzione è in grado di realizzare prodotti di alta qualità a prezzi ribassati.

“Per contrastare questo fenomeno serve recuperare il rapporto su cui si è fondato l’Occidente, quello tra Europa e Stati Uniti. È inaccettabile che si inizi una battaglia di dazi reciproci”, conclude il vicepresidente del Ppe, secondo cui una guerra commerciale non è interesse nemmeno di Washington.

Lo stesso giorno il Parlamento ha tenuto una discussione per valutare i primi cento giorni della Commissione, in cui si è fatto un punto sui risultati più importanti e sugli obiettivi ancora da raggiungere. Dal gruppo dei Socialisti e Democratici l’eurodeputata Camilla Laureti ha cruticato l’esclusione di alcuni temi dalle priorità dell’Unione. “Dove sono le persone? La sanità? I salari? La tutela del pianeta? Anche queste devono essere parole d’ordine”.

Non la pensa così Nicola Procaccini, co-presidente dei Conservatori e Riformisti (Ecr), che nel suo intervento si è schierato contro il Green Deal ed ha espresso soddisfazione per la maggior presenza di deputati conservatori nel nuovo parlamento. “La Commissione precedente si è concentrava su direttive pseudo-ambientaliste e ha aperto le porte all’immigrazione incontrollata, oggi finalmente stiamo parlando di cose serie”, ha affermato Procaccini.

“I parlamentari di Ecr dicono che la transizione energetica sta danneggiando le persone, ma sono i primi che nel semestre europeo hanno voluto cancellare qualsiasi riferimento a investimenti sulla casa e al salario minimo e hanno provato a eliminare un fondo per la povertà infantile”, dice ai microfoni di Zeta l’europarlamentare dei Verdi Benedetta Scuderi.

Secondo i Verdi la questione della difesa, su cui la Commissione sta concentrando l’attenzione e la maggior parte delle risorse, va gestita in modo diverso. “Non abbiamo bisogno di più armi, ne abbiamo già tantissime, abbiamo bisogno di usarle meglio – continua Scuderi – servono investimenti utili anche alla popolazione civile nelle infrastrutture, nella mobilità e nel digitale”.

Quanto alla strategia per gestire un bilancio in cui rischia di non esserci spazio per tutto, l’eurodeputata verde risponde: “Per prima cosa noi chiediamo che chi sta facendo i maggiori profitti in questo momento paghi di più. Poi crediamo che le regole sulla stabilità debbano essere riviste. Bisogna iniziare a fare debito comune in ciò che ci serve per il nostro futuro, come la transizione verde, la sicurezza energetica e gli investimenti nel sociale”.