È notte, è passata mezz’ora dall’una e l’area flegrea di Napoli trema. Un terremoto di magnitudo 4.4, il più forte registrato negli ultimi anni. La situazione è cambiata poco dallo scorso maggio, quando alla stessa ora gli abitanti si erano svegliati tra crepe e urla. All’epoca erano stati predisposti misure di sicurezza e soccorsi per aiutare tutte le persone che in casa non si sentivano più sicure. Ma restare tranquilli è difficile quando si inizia a vivere la quotidianità in uno stato di perenne allerta. «Tutte le volte ci sentiamo in un clima di tensione, non riesci a essere sereno. Questo è ciò che disturba di più», spiega Alice cittadina di Bagnoli. «Anche se sappiamo che si tratta di scosse di bradisismo, è come se non potessi mai rilassarti, la sensazione è questa».
Fenomeni bradisismici non si manifestano mai con troppa violenza e si registra una magnitudo bassa rispetto a terremoti di altra natura. «Il problema non è tanto la scossa in sé, quanto il panico che genera. Per mio padre che ha vissuto il trauma del terremoto dell’80 e, per lui, ogni scossa è motivo di grande ansia». La percezione di questo senso di paura è accentuata dal fatto che, nonostante le rassicurazioni, la mancata revisione degli edifici mette a rischio la vita degli abitanti. «Le nostre case sono vulnerabili. Per questo sarebbe fondamentale fare un censimento e una revisione delle strutture, soprattutto quelle più vecchie». L’area di Pozzuoli, così come altre zone limitrofe, è fatta di strutture che non sempre sono in grado di resistere alle scosse.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha twittato su X poco dopo l’accaduto: «Sto monitorando costantemente l’evolversi della situazione a seguito della forte scossa di terremoto che ha colpito questa notte l’area dei Campi Flegrei. Sono in stretto contatto con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con il Ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, e con il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano». Ma l’assenza di un piano sistematico di valutazione e messa in sicurezza degli edifici ha alimenta la preoccupazione: «È da un anno che va avanti questa storia e nessuno si è mai preso veramente cura della sicurezza edilizia. I piani di evacuazione sono inefficaci. Già alla prima scossa forte, l’estate scorsa, c’era caos totale e confusione – afferma Alice – e i piani non sono stati neppure aggiornati dopo l’ultimo terremoto. La protezione civile, in particolare, è stata presente solo per un breve periodo, ed era presente solo nel luogo dell’epicentro».
«Se non fosse stato per il passaparola, nessuno avrebbe saputo cosa fare», dichiara Antonio, «i piani di evacuazione sono stati disorganizzati fin dall’inizio e non sono riusciti a garantire la sicurezza e i danni psicologici sono gravi. La gente vive sotto una costante pressione, non sa mai quando possa arrivare la prossima scossa». In risposta alle scosse dello scorso anno sono stati avviati alcuni controlli strutturali solo in alcune zone, tra cui Pozzuoli: «Hanno dichiarato inagibili molte case, e tante persone sono state costrette ad andare via senza un’alternativa. Non ci sono strutture statali pronte a supportarci. Chi ha visto la propria abitazione sigillata è stato costretto a cercare soluzioni private per trovare un posto dove stare», spiega. La situazione, quindi, fa emergere un problema più ampio di gestione delle emergenze in un territorio fragile, per cui i cittadini chiedono interventi urgenti.
Dall’Osservatorio vesuviano, gli esperti fanno sapere che è impossibile prevedere o escludere che scosse così intense possano ripetersi e gli abitanti restano in allerta: «Quei pochi attimi in cui il terremoto esplode non sono il problema maggiore, la vera sfida è capire come affrontare a livello istituzionale la nostra situazione precaria. Abbiamo dovuto occupare la municipalità per ottenere un’assemblea con il sindaco. Come possiamo sentirci sicuri, se non vediamo un reale impegno delle autorità?».