Esclusiva

Marzo 15 2025
Cereria Di Giorgio, da oltre un secolo illumina Roma

L’azienda è uno dei principali fornitori del Vaticano, la prima a brevettare la candela liturgica che brucia per una settimana

Esistono diverse modalità per creare una candela. Le coniche, per esempio, si producono con il metodo dell’estrusione che garantisce grandi quantità e consiste nel polverizzare la cera liquida per poi pressarla negli appositi stampi. Per quelle dentro i bicchieri e “a tortiglione” – ovvero circondate da una spirale – si usa la tecnica del colaggio, più adatto a piccole fabbricazioni artigianali.

A spiegarlo è Alessia Di Giorgio, amministratrice delegata della Cereria Di Giorgio, uno dei principali fornitori di candele del Vaticano: «Ancora oggi, il nostro rapporto continua. Ad esempio, procuriamo le candele che illuminano il Colosseo durante la Via Crucis e quelle utilizzate a San Pietro. Ci occupiamo anche di articoli specifici che vengono venduti nei negozi accanto alla Basilica. Per molto tempo siamo stati ufficialmente la Cereria Pontificia Di Giorgio. Ma a un certo punto la Santa Sede ha deciso di eliminare la qualifica di “fornitori pontifici”, pur continuando a servirsi delle stesse aziende», dice lei.

Questo luogo, spiega Alessia, venne fondato nel 1908 da Giuseppe Di Giorgio, suo bisnonno: «Lui era originario della Sicilia, di Castellammare del Golfo. Purtroppo, rimase orfano in giovane età e, a causa delle difficoltà economiche della famiglia, venne imbarcato su delle navi come mozzo. Dopo varie esperienze, sbarcò a Roma, dove conobbe la mia bisnonna Anna. Si sposarono e acquistarono una piccola cereria nel centro della città. L’attività si sviluppò inizialmente con la vendita di candele alle chiese, vista la grande presenza di edifici religiosi nella capitale. I due ebbero diversi figli, tra cui mio nonno Angelo, che aveva una spiccata capacità relazionale. Grazie alla sua posizione come vicecomandante della Guardia palatina, il negozio ottenne una grande visibilità e si ampliò ulteriormente», continua l’amministratrice delegata.

Ma l’abilità comunicativa non è l’unico motivo per cui è ricordato suo nonno Angelo. Nel 1950, infatti, brevettò una lampada liturgica capace di bruciare davanti al Santissimo Sacramento per una settimana intera senza mai spegnersi: «Lui faceva molte prove per trovare il giusto dosaggio di olio e la sua formula è tuttora ancora in uso», racconta Alessia. Il Vaticano apprezzò l’invenzione con un encomio da Papa Pio XII e l’approvazione dei dicasteri ecclesiastici.

Nel 1964, grazie ai contributi della Cassa del Mezzogiorno – stabilita nel 1950 per la realizzazione di opere straordinarie volte al progresso economico e sociale dell’Italia meridionale – la famiglia Di Giorgio decise di costruire un’altra sede più grande a Pomezia, scegliendo comunque di tenere aperto il loro primo shop, in zona Trastevere: «Questo ci ha permesso di allargare la produzione, passando da candele prettamente religiose a una gamma più “laica”: da quelle cilindriche, alle galleggianti, passando per le profumate all’interno di giare, che ora vanno molto di moda. Ultimamente, abbiamo avuto un forte sviluppo del settore artigianale che in passato era occasionale, ma che oggi lavora a tempo pieno con tre persone dedicate alla realizzazione di cere decorative, ad esempio a forma di pupazzi, uova, stelle marine e alberi di Natale, in base al periodo».

E aggiunge sorridendo: «Il mercato è cambiato negli anni. Ormai i clienti vogliono comprare oggetti personalizzati e ricercati. Arrivano al negozio e ci chiedono: “Vorrei una candela particolare”. E tu devi entrare nella loro testa e cercare di capire che tipo di prodotto desiderano e a quale scopo: se puramente decorativo o anche funzionale. Alle volte capita che vogliano acquistare le candele coniche per usarle all’esterno e bisogna spiegare loro che sono da accendere dentro casa, oppure le fiaccole per utilizzarle all’interno quando sono pensate per l’outdoor. È importante indirizzarli, anche se non sempre ci si riesce, perché non è facile».

La cereria oggi organizza anche incontri con le scuole, dove gli studenti restano spesso meravigliati dal processo creativo che si cela dietro una candela: «I bambini delle elementari sono quelli più entusiasti: restano affascinati da tutto quello che li circonda, dai macchinari in funzione ai nostri dipendenti mentre lavorano. Si divertono molto a vedere le candele prendere forma. Abbiamo ospitato anche ragazzi del liceo, ma hanno meno interesse rispetto ai più piccoli», conclude Alessia.