È durata due mesi la tregua a Gaza, rotta questa notte da un massiccio bombardamento dell’esercito israeliano che ha causato almeno 404 morti secondo il Ministero della salute di Hamas. Il numero potrebbe aumentare, considerando i corpi ancora sotto le macerie. Cooperanti sul posto parlano di circa 500 vittime totali, fra cui molti bambini. L’attacco ha preso di mira in particolare le città: da Khan Younis e Rafah al sud, a Gaza City nel nord, passando per Deir el-Balah.
Tutto torna a come prima delle scene di festa della notte in cui venne firmato l’inizio di una tregua che non vedrà la fase 2. «In 5 ore sono morte tante persone che erano appena tornate nelle loro case», racconta Sami Abu Omar, cooperante umanitario nella Striscia. Sarebbe stato colpito di nuovo anche l’ospedale di Al Shifa, un tempo la più grande struttura sanitaria di Gaza city, mentre la Mezzaluna Rossa afferma che gli altri presidi sono stati sopraffatti dal numero di feriti. «La gente aveva appena cominciato a riprendere la propria vita. Ore è tutto fallito», continua Abu Omar, «già i prezzi erano arrivati alle stelle dopo che Israele aveva sospeso ingresso beni umanitari».
«Benjamin Netanyahu e il suo governo estremista stanno prendendo la decisione di annullare l’accordo di cessate il fuoco, esponendo i prigionieri di Gaza a un destino sconosciuto», si legge in una dichiarazione di Hamas, che ha anche lanciato un appello alle nazioni arabe e islamiche e alle “persone libere del mondo” a scendere in piazza per protestare contro l’attacco.
Secondo il Jerusalem Post l’attacco sarebbe una reazione alla notizia trapelata negli scorsi giorni di un ritorno di Hamas a una forza circa 25 mila unità e di Jihad Islamica a 5 mila combattenti. Mentre l’ufficio di Netanyahu parla di azione di «forza contro Hamas nella Striscia di Gaza, dopo che l’organizzazione terroristica ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall’inviato americano Steve Witkoff e dai mediatori».
Contro il governo israeliano è arrivato, però, l’attacco dei parenti dei prigionieri ancora nelle mani di dei miliziani. «La nostra più grande paura si è avverata: hanno scelto di abbandonare gli ostaggi», scrive il Forum delle famiglie, mentre Yehuda Cohen, padre dell’ostaggio Nimrod, sulla testata Haaretz, accusa Netanyahu di aver violato la tregua «per compiacere il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e convincere Itamar Ben-Gvir (leader del partito di estrema destra Potere Ebraico, ndr) a tornare al governo».