Esclusiva

Marzo 26 2025
«Il mio velo, la mia scelta». Tasnim si racconta su Instagram

Con la sua voce l’influencer spiega cosa significa essere una donna musulmana in Italia, tra preghiera, stereotipi e libertà

«A scuola, sul lavoro, sui social. Da sempre sento di dover spiegare la mia fede. Non è un peso, ma una costante». Tasnim Ali, 26 anni, nata ad Arezzo da genitori egiziani, vive a Roma con il marito e la figlia Talia. Su Instagram, dove conta più di 200.000 follower, racconta l’Islam con l’obiettivo di smontare stereotipi e pregiudizi.

Indossare il velo, conciliare il culto islamico con la società sono temi che affronta ogni giorno sul suo profilo, dove risponde con naturalezza alle domande di chi la segue. «Essere una donna musulmana in Italia è una sfida e una responsabilità. Ti osservano, magari ti giudicano prima di conoscerti, ma hai anche l’opportunità di far capire chi sei davvero», racconta. Di episodi spiacevoli ne ha affrontati tanti: «Commenti in strada, sguardi giudicanti, qualche battuta fuori luogo, persino situazioni lavorative dove mi è stato chiesto di togliere il velo. Non lo vivo con vittimismo, ma è una realtà che purtroppo esiste».

Instagram le permette di raccontarsi senza filtri. La sua vita non si discosta da quella di tante altre giovani donne: studia, lavora, cresce la sua bambina. «Mostrare la mia quotidianità aiuta a far capire che una ragazza musulmana è semplicemente una ragazza, con sogni, passioni e normalità». Ma il confronto non è sempre facile. «Se c’è curiosità sincera, rispondo con piacere. Se percepisco malizia o provocazione, scelgo l’ironia». 

Commenti carichi di insulti si leggono spesso sotto i suoi post. «A volte manca la conoscenza. Non tutti sanno cosa sia l’Eid, la festa per la fine del digiuno del Ramadan, o che esistono momenti di preghiera durante la giornata. Spiegare in continuazione può stancare, ma serve» racconta Tasnim. «Poi c’è il tema del velo, che è ancora percepito come qualcosa di strano o problematico». Le critiche occidentali spesso lo considerano un’imposizione anziché una scelta personale e spirituale, perché lo vedono attraverso la lente della sottomissione femminile. «Chi non sa, giudica solo attraverso stereotipi mediatici» spiega. 

Il suo obiettivo non è convincere, ma mostrare una realtà diversa da quella narrata da chi associa la religione islamica solo ai regimi oppressivi. «Una visione di rispetto e dignità. L’Islam riconosce diritti e valore alle donne. Purtroppo, alcuni Paesi con culture patriarcali, che si definiscono islamici, ne hanno distorto l’immagine». Il dibattito si riaccende ogni volta che in questi territori si verificano episodi di repressione delle donne, come in Iran, dove è nato il movimento “Donna, vita, libertà”. Migliaia di persone scesero in piazza dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata a Teheran e assassinata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab. Tantissime ragazze iniziarono a filmarsi mente tagliavano i capelli o bruciavano il loro velo in segno di protesta.

Per Tasnim nessuno dovrebbe essere costretto a indossare l’hijab, come neanche a toglierlo. La fede è per lei un pilastro, una guida nelle scelte di tutti i giorni: «La mia religione mi ha insegnato a scegliere con consapevolezza, a rispettarmi e a seguire i valori in cui credo anche quando il contesto attorno spinge in direzione opposta. Io, come musulmana, mi sento valorizzata e libera». 
La famiglia è la sua radice, un porto sicuro. «Grazie ai valori trasmessi dai miei genitori, oggi sono fiera di chi sono».

L’organizzazione e la trasparenza sono i mezzi per conciliare la vita lavorativa e sociale con la pratica islamica. «Spiego ad amici e colleghi quali sono le mie esigenze, ma senza isolarmi. È un equilibrio continuo, ma è possibile se c’è rispetto reciproco». L’aspetto più rassicurante è «la preghiera quotidiana, il mio momento di pace» racconta. «Qualunque cosa succeda nella giornata, so che posso fermarmi, pregare in ogni momento e ritrovare la calma, per ricordarmi che c’è sempre un disegno più grande».

Lo scopo di Tasnim sui social è aprirsi all’altro, per trasmettere un messaggio tramite il dialogo. Alla domanda su cosa vorrebbe far conoscere dell’Islam, risponde senza esitazioni: «Che è una religione che invita all’equilibrio e al rispetto. Non un insieme di divieti e punizioni, ma un cammino di crescita spirituale e personale». Il suo sogno? «Un futuro in cui essere musulmana in Italia non sia più strano. Dove una ragazza con il velo sia vista solo come una cittadina, non come un simbolo». E un futuro con meno pregiudizi. «L’Islam è un credo che parla di pace, giustizia e rispetto per tutti. Ti responsabilizza, non ti opprime». 

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