Esclusiva

Aprile 3 2025
L’imprenditrice italiana negli Usa: «Penalizzata la qualità»

La fondatrice di “Gustiamo” Beatrice Ughi porta l’autenticità dei prodotti italiani nel Bronx mentre affronta le sfide dei dazi dell’amministrazione Trump

Portare un pizzico d’Italia nel Bronx. Da oltre venticinque anni è questa la mission di Beatrice Ughi, fondatrice di “Gustiamo”, un’azienda che importa negli States prodotti italiani di alta qualità. Un impegno, il suo, che le è valso l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, consegnatale proprio al consolato di New York. “Guerrigliera del Gusto e del Giusto”, come si definisce sui social, oggi Ughi è una dei molti imprenditori che si trova a fare i conti con i dazi annunciati (o minacciati) dall’amministrazione di Donald Trump.

Come nasce Gustiamo e con quale scopo?
Nasce 25 anni fa. Noi vogliamo rappresentare i bravi contadini, i piccoli produttori e i pescatori italiani negli Stati Uniti. E quindi cercare, nel nostro piccolo, di rappresentare l’Italia migliore, che lavora e che è custode del territorio.

Quali prodotti vendete? E quali sono i più richiesti?
Noi acquistiamo dall’Italia e teniamo nel nostro magazzino nel Bronx vari prodotti, visibili anche sul nostro sito, che serve tutti gli Usa. Vendiamo pasta artigianale, pomodori di diversi contadini italiani, in particolare San Marzano, ma quelli veri. Qui negli Usa le etichette riportano spesso la scritta “San Marzano”, ma in realtà pochissimi lo sono davvero. Altro nostro prodotto di punta è l’olio extravergine di oliva, che prendiamo da produttori della Sicilia, della Sardegna, ma anche del Molise, dell’Umbria. Importiamo anche pesce e mandorle dalla Sicilia, ma anche nocciole dal Piemonte.

Chi sono i vostri clienti?
I nostri prodotti finiscono nei ristoranti e nelle gastronomie di tutti gli Stati Uniti, da New York alla costa orientale, ma anche molto in California, in Texas, nel Tennessee. I nostri clienti sono chef, per lo più americani, che hanno un enorme rispetto per la cultura e i prodotti veri italiani.

Pensa alle conseguenze dei dazi minacciati da Trump verso i prodotti europei?
Tendo a non fare speculazioni. Adesso l’amministrazione Usa è imprevedibile, i danni fatti alle conquiste che avevamo raggiunto in merito al rispetto del pianeta, delle generazioni future, sono enormi. Sono quindi preoccupata in generale per ciò che sta accadendo. Sui dazi – annunciati, ritirati, poi ripresi, prima del 100%, poi del 200%, ogni giorno cambiano – io cerco di non fare previsioni. E questo mi porta a non prendere particolari decisioni imprenditoriali in questo senso.

I dazi sono un problema solo di oggi?
I dazi qui già esistono per i prodotti alimentari. Il tonno paga il 35%, la pasta artigianale il 20%, i pomodori dal 9 all’11%. Per cui già soffriamo i dazi. Semmai dovessero arrivare al 200%, come ha minacciato Trump, sarebbe un brutto momento per i prodotti agricoli italiani, specialmente per quelli fatti bene, da produttori che rispettano i processi produttivi giusti.

Perché?
I prodotti che noi importiamo sono di qualità, quelli che costano di più. Ad esempio, un prodotto che l’Italia esporta negli Usa e proviene dalla Cina costa poco e il dazio quindi incide di poco. Sul prodotto vero italiano, invece, il dazio è esponenzialmente più importante.