Esclusiva

Aprile 3 2025
Il programma dove i politici «diventano umani»

«Dal barista di Draghi al parrucchiere della premier Meloni, i dettagli spesso portano alle notizie», Giorgio Lauro racconta Un giorno da pecora

Dopo Porta a porta, c’è chi lo definisce la ‘quarta camera’ della politica italiana. Giorgio Lauro, insieme a Geppi Cucciari, dal 2009 è al timone del programma cult in onda su Rai Radio1.

Perché i politici vengono a Un giorno da pecora?

Credo che siano talmente stufi di parlare di politica che l’idea di occuparsi d’altro li faccia felicissimi. Parlare di costume, dei loro racconti, di come si vestono a Carnevale, di come erano da bambini, del tifo, del calcio. Gli dà una boccata d’ossigeno, li libera, li fa diventare umani. Mettono in mostra le loro capacità, cantano, raccontano barzellette, fanno cose che esulano dal loro ruolo. E’ come se entrassero nel mondo dello spettacolo.

I suoi ospiti preferiti? 

Ci sono quelli storici, Nardella che suona il violino, Gasparri che compone poesie. Ultimamente si è aggiunto Crisanti. Ora è senatore, uno scienziato che vive fuori dal mondo, un personaggio straordinario. Ma anche Mulè che improvvisa canzoni o Siracusano, il sottosegretario per i rapporti col Parlamento che canta benissimo. Il viceministro alla Giustizia Sisto, quando viene da noi gli facciamo le domande e risponde suonando la tastiera, ha l’orecchio assoluto. C’è tutto un gruppo di artisti prestati alla politica. 

Quelli più difficili da trascinare?

Maria Elena Boschi, l’anno scorso per la prima volta l’abbiamo raggiunta al telefono per il suo compleanno. D’Alema e Carfagna non sono mai venuti, nemmeno Draghi e Mattarella. Meloni? Tornerà certamente. Abbiamo fatto il primo compleanno da presidente del Consiglio in diretta, quest’anno credo fosse ad Abu Dhabi. E’ un modo per avvicinarli, funziona sempre. Il nostro format è col doppio registro, facciamo delle domande di politica anche molto serie, magari con un tono leggermente più dialogante.

Fra una canzone e una battuta, esce sempre un titolo. Qual è il segreto?

L’utilizzo delle parole. La politica è un po’ l’arte del compromesso, se ti intrufoli dentro cercando di capire… provo sempre a spezzettare tutti i ragionamenti, per scoprire come hanno deciso, quando, chi è d’accordo. Spesso i minimi dettagli portano delle notizie.

I politici abbassano le difese da voi?

Molti arrivano preoccupatissimi. Mi farà cantare? Mi chiederà questo? Si aspettano sempre la domanda a trabocchetto, ma la puntata è lunga, dura un’ora e mezza, con il tempo si sciolgono. L’atmosfera cordiale li porta a raccontare le cose in modo un po’ più informale rispetto al classico talk show.

Vi hanno mai chiesto le domande in anticipo?

Può succedere che magari qualcuno dica di avere un problema su un certo argomento. La nostra policy è che un paio di domande le facciamo, poi uno risponde come vuole.

Qualcuno che se l’è presa?

Una volta Laura Ravetto si arrabbiò. Usci dallo studio e se ne andò, per poi tornare un attimo dopo perché aveva dimenticato la borsetta. Ma non è mai successo che un ospite si sia infastidito più di tanto, c’è sempre un clima al limite della presa in giro, dello scherzo.

La dichiarazione che ha avuto più eco?

Quando il barista di Draghi ci raccontò che la moglie gli aveva detto: «Adesso andiamo al Quirinale, quindi non ci vedremo più per un po’». Da lì scoppiò l’inferno perché l’ex premier intervenne ma non smentì la notizia, gli abbiamo rotto le castagne nel fuoco. Ci sono alcuni personaggi che conservano dei piccoli segreti di vita quotidiana, possono essere molto interessanti. Come il parrucchiere della premier Meloni. Anche lì uscì una notizia, ci disse: «devo andare a farle i capelli perché domani va a giurare».

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