Esclusiva

Aprile 14 2025
La festa sikh Vaisakhi, «Ricorda la nostra nascita»

In migliaia si sono dati appuntamento nella città di Roma per le celebrazioni in memoria della fondazione della religione

«Nel langar tutto è regalato, qualsiasi persona può mangiare quello che vuole, non importa la religione» sono le parole di Singh Avtar, 50 anni, mentre versa un piatto di Dahl, la tipica zuppa di lenticchie. Da 25 anni in Italia, è impegnato all’interno della comunità sikh e, in occasione della festa indiana Vaisakhi, lavora come volontario presso la mensa comunitaria. In piazza Vittorio Emanuele II a Roma, la comunità Sikh si è riunita per celebrare il Vaisakhi. La ricorrenza, una delle più importanti nel calendario sikh, ricorda la nascita della religione.

La festa sikh Vaisakhi, «Ricorda la nostra nascita»
Singh Avtar mentre lavora al langar

«È il giorno della nascita della nostra comunità: il nostro decimo guru, Guru Gobind Singh Ji, nel 1699 ha fondato la nostra religione e per festeggiare questo momento siamo qui» spiega Nav, 19 anni, arrivata in mattinata da Pontinia per assistere ai festeggiamenti. I turbanti e le vesti colorate – come il Kurta Pyjamas – colmano la piazza, ma tra di loro anche molti turisti. «È bello che molti anche non sikh vengano a fare domande. Ci vedono con questi vestiti, e magari pensano “chi sono questi?”» è il pensiero di Nav.

Fin dalla mattina sono iniziati i preparativi in piazza, mentre il cibo è stato cucinato il giorno prima. Un grande tappeto rosso delimita la zona sacra, dove sorge un altare. Qui è posto il libro sacro Guru Granth Sahib, arrivato con una cerimonia solenne su un carro addobbato. Davanti al corteo religioso, chiamato Nagar Kirtan, le donne spazzano con la scope le impurità della strada al passaggio del testo. Ad accogliere il carro sacro ci sono gli uomini dalle tuniche arancioni (Chola) e dal turbante blu (Dastaar): sono i rappresentanti della Khalsa, la “comunità dei puri” fondata dal decimo Guru. Impugnano il Nishan Sahib, la bandiera sacra sikh, e gli archi, incarnando lo spirito guerriero del sikhismo. I canti hanno accompagnato la trasposizione del libro all’altare.

La festa sikh Vaisakhi, «Ricorda la nostra nascita»
Il carro con il libro sacro Guru Granth Sahib

«Essendoci qui il libro sacro, le regole in vigore sono quelle all’interno della gurdwara,» il tempio sacro, spiega Navampreet Kaur, 28 anni e mediatrice culturale presso l’unione dei lavoratori CGIL . Da 14 anni in Italia per seguire il padre, arrivato per lavorare in agricoltura, oggi vive nella zona di Ardea, nella zona metropolitana di Roma. «Quindi ci si copre il capo, si è scalzi e ci si lava le mani». Una fontanella è posta fuori dall’entrata per lavarsi le mani, mentre per le scarpe vi è una zona apposita organizzata dai volontari, con numeri per poterle recuperare all’uscita.

«Il Vaisakhi è quando i sikh hanno avuto un’identità, il giorno del battesimo dei sikh. Quando un sikh è stato definito come deve essere, con regole specifiche: noi stiamo celebrando quel giorno» conclude Navampreet Kaur. Il decimo guru, in tale occasione, aveva dettato le linee guida del sikh battezzato fondando ufficialmente la Khalsa. Tutti i Khalsa rispecchiano i valori delle 5 K: Kesh: capelli non tagliati (simbolo di santità e rispetto per la creazione divina); Kanga: pettine di legno (ordine e pulizia); Kara: bracciale d’acciaio (legame con Dio); Kachera: pantaloncini corti (autodisciplina e modestia); Kirpan: piccolo pugnale (difesa della giustizia e dei deboli). 

La giornata ha visto anche una dimostrazione di arti marziali. «Attraverso le arti marziali vogliamo mostrare la nostra forza ma anche il sacrificio di combattere per gli altri» spiega Nav. Una pratica che riassume lo spirito di condivisione e sacrificio racchiuso nella filosofia del sikhismo.

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