Esclusiva

Aprile 21 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 26 2025
Lo scontro con i conservatori

Bergoglio con le sue riforme ha sfidato i tradizionalisti, aprendo una frattura in tutta la chiesa Chiesa

È il settembre del 2021 e Jorge Mario Bergoglio si trova in Slovacchia per un incontro con dei confratelli gesuiti. «Come sta?», chiede uno di loro, visto che il pontefice era reduce da un intervento chirurgico al colon. La risposta è scherzosa, ma al contempo lapidaria: «Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il Conclave. Pazienza!». Non ha mai avuto paura di farsi nemici Papa Francesco. Eletto nel 2013 con la promessa di riformare la Chiesa cattolica, negli anni ha suscitato forti resistenze tra i settori più tradizionalisti del clero.

Uno dei primi segnali di rottura è arrivato con l’enciclica Evangelii Gaudium del 2013, in cui ha attaccato il modello economico neoliberista: “Alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole (trickle-down theories), che suppongono che la crescita economica promossa dal libero mercato riesca inevitabilmente a portare maggiore giustizia e inclusione nel mondo. Questa opinione, mai confermata dai fatti, esprime una fiducia rozza e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico”. La sua prima visita ufficiale fuori Roma è stata a Lampedusa, dove ha denunciato l’indifferenza dell’Europa verso le migliaia di migranti morti in mare: «Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna… Abbiamo perso il senso della pietà e siamo diventati insensibili alla sofferenza degli altri».

Queste posizioni hanno subito messo Francesco in rotta di collisione con i cattolici conservatori. Nel 2017, una lettera di 62 firmatari, tra cui un ex vescovo e un ex direttore della Banca Vaticana, lo aveva accusato di eresia per aver esortato ad adottare un atteggiamento più conciliante verso divorziati e conviventi. Questa apertura ha scandalizzato i tradizionalisti, che hanno visto nella dichiarazione una rottura con la dottrina precedente, in particolare con Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II. Uno degli oppositori più espliciti è stato il cardinale del Wisconsin Raymond Burke, fiero “pro-life” e dichiarato estimatore del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Negli States le questioni legate alla sessualità e al genere sono state spesso il dardo più affilato da scagliare in direzione San Pietro. Secondo l’interpretazione dei vescovi americani più tradizionalisti, il documento di sintesi del Sinodo sulla sinodalità ha rappresentato una minaccia ai valori cattolici e ha aperto alla possibilità di benedire le coppie LGBTQIA+.

La galassia del dissenso nei confronti di Bergoglio è stata ampia e ha tenuto insieme diverse correnti ecclesiastiche. Ne ha fatto parte anche il cardinale tedesco Walter Brandmüller, che ha espresso riserve sulla politica di Francesco di nominare cardinali da tutto il mondo, proponendo che solo i cardinali residenti da almeno dieci anni a Roma possano eleggere il Papa. O il cardinale guineano Robert Sarah, in disaccordo su Islam, immigrazione e liturgia.

Per molti dei nemici di Francesco, il predecessore e papa emerito Joseph Ratzinger rappresentava un baluardo e lo slogan “il mio papa è Benedetto” ha dilagato sul web. Si tratta però di una contrapposizione che non trova riscontro nel rapporto che c’è stato tra i due. Nonostante i tentativi di farlo passare come un oppositore di Bergoglio, Ratzinger ha interpretato il suo ruolo durante periodo di coabitazione in modo collaborativo e solidale.

Il giorno delle dimissioni di Benedetto XVI è stata scattata una foto evocativa, quasi un presagio funesto: un fulmine che colpisce la cupola di San Pietro. Più che un vaticino, però, quell’immagine col senno di poi è diventata il simbolo del lavoro dietro le quinte del papa emerito, che ha fatto da parafulmine al pontefice. Secondo una ricostruzione del Washington Post, finché Ratzinger era in vita, le critiche a Francesco da parte dei conservatori erano presenti ma non sfociavano in attacchi personali e violenti. Benedetto XVI riusciva a contenere il dissenso. Con la sua morte, le contestazioni si sono intensificate.

Lo scontro tra Bergoglio e i conservatori ha visto contrapporsi due visioni antitetiche del ruolo dell’istituzione religiosa. Da una parte chi crede che la Chiesa debba influenzare il mondo, dall’altra chi pensa che debba farsi influenzare dal mondo, dialogare con l’esterno. I suoi oppositori sono attratti da un modello rigoroso e arroccato, che non si contamina, ma aspira a contaminare. Francesco, invece, è stato il papa «venuto dalla fine del mondo» e nel suo pontificato ha sempre provato ad accorciare le distanze.  

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