Quando Valerio Iafrate ricorda il grido di Deborah Compagnoni alle Olimpiadi del ’92, che fece calare un silenzio spontaneo è il momento in cui lo sport smette di essere cronaca e torna a essere vita. Da qui si apre la presentazione del suo libro I grandi campioni delle Olimpiadi invernali (Newton Compton Editori, 2025), svoltasi alla Galleria Alberto Sordi a Roma, un pomeriggio che ha riportato a galla emozioni, imprese e ferite che hanno segnato un Paese. Con l’autore, la conduttrice Gabriella Carlucci e la giornalista sportiva Ivana Vaccari, per un dialogo che intreccia memoria, cultura sportiva e la potenza dei campioni.
Fin dal primo scambio emerge subito che questo libro non è solo per gli appassionati. È un archivio vivo di storie che appartengono a tutti. «Lo sport è vita», afferma Carlucci. «Io vorrei che lo sport fosse insegnato in tutte le scuole», continua «perché forma, educa, e crea orizzonti».

Iafrate raccoglie lo spunto, riportandolo alla realtà quotidiana della pratica sportiva in Italia: «Noi facciamo miracoli», dice «in quanto le strutture sono insufficienti, perché l’accesso allo sport per i giovani è lasciato alla buona volontà delle famiglie. Eppure, da queste radici fragili nascono campioni che il mondo ci invidia». Il libro racconta infatti non solo le vittorie, ma la traiettoria invisibile che porta gli atleti azzurri a diventare simboli internazionali.
È il caso delle ex fondiste Stefania Belmondo e Manuela Di Centa, icone dello sci italiano capaci di conquistare il mondo con il loro talento. O di Deborah Compagnoni, sciatrice protagonista di una delle pagine più struggenti della storia dello sport alpino, quando subì la rottura dei legamenti del ginocchio. Ivana Vaccari ricorda quel giorno del 1992 come un nodo ancora vivo. Un urlo vero, fisico, lacerante, che attraversò gli schermi e lasciò senza parole perfino la voce che lo raccontava. «Capisci che a volte la cosa più professionale che puoi fare è tacere». Quel silenzio, oggi, è parte della memoria collettiva tanto quanto l’urlo stesso.
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Ivana Vaccari ricostruisce un iconico retroscena sanremese con precisione e vividezza. È il 27 febbraio 1988, finale del Festival di Sanremo. Nello stesso tempo, in Canada si svolge la quindicesima edizione dei giochi olimpici invernali. Sta per partire lo slalom speciale di Alberto Tomba. I dirigenti non vogliono interrompere il Festival in quanto sarebbe un precedente mai visto. Così parte una trattativa lunga, tesa, fatta di «telefonate a gettoni e riunioni concitate». Vaccari viene chiusa in una stanza, davanti a un monitor diviso tra Sanremo e Calgary: «Se non parte la telecronaca, parla lei». Una responsabilità enorme.
Con le Olimpiadi di Milano-Cortina pronte a partire il 6 febbraio 2026, il libro di Iafrate mostra come lo sport possa unire generazioni, evocare emozioni condivise e trasformare le imprese individuali in patrimonio collettivo. Tra i ricordi di storie di resilienza, emerge la forza dei campioni italiani e il loro impatto sulla memoria culturale del Paese. L’autore offre una testimonianza viva, capace di ispirare e di invitare a guardare lo sport con la stessa determinazione e passione di chi ha scritto con le proprie imprese queste pagine di storia.