528 milioni di euro. Tanto sottrae, ogni anno, la pirateria al mondo del libro. Un problema da non sottovalutare, che porta con sé un danno complessivo al sistema Paese di 1,3 miliardi. Tradotto, 216 milioni di euro di introiti sottratti al fisco e 8.800 posti di lavoro persi. Le stime del fenomeno sono descritte nell’indagine commissionata a Ipsos dall’AIE, l’associazione Italiana Editori, presentata il 22 gennaio al ministero dei Beni culturali.
«Un dato drammatico, che va al di là di qualsiasi tipo di previsione», spiega il presidente dell’Associazione Italiana Editori Riccardo Franco Levi. «La pirateria – continua Levi – è un problema di tutti: ruba lavoro ai giovani, alle loro capacità. Per contrastare un fenomeno di tale portata bisogna partire dal basso e cambiare approccio insegnando, fin dalla scuola, il valore e il rispetto della cultura».
«È importante che gli editori abbiano fatto fronte comune per dare un segnale in vista di una soluzione – afferma Andrea Riffeser Monti, presidente della Federazione Italiana Editori Giornali. La trasformazione fa parte della storia umana, non c’è dubbio. Il digitale è un’opportunità grandiosa ma non possiamo non considerarne i rischi. Dalle rassegne stampa realizzate e diffuse online alla condivisione non autorizzata dei pdf dei giornali, bisogna migliorare gli strumenti di tutela del diritto d’autore».
I risultati della ricerca sono affidati alle parole del presidente Ipsos Nando Pagnoncelli. «Si tratta della prima ricerca che stima l’impatto della pirateria nel mondo editoriale. Gli italiani intervistati (4000) sono consapevoli che piratare libri, giornali ed e-book o accedere a banche dati in rete è un atto illegale, ma il 39% di questi pensa che non sia grave, mentre il 66% del campione ritiene improbabile che gli illeciti possano essere scoperti e quindi puniti».
«Un italiano su tre – continua Pagnoncelli – ha fatto almeno una volta un atto di pirateria. Prendendo in considerazione soltanto l’ultimo anno, siamo a quota 90 milioni: un numero impressionante, che danneggia in particolare i negozi. A far scalpore, è soprattutto il dato che fa riferimento a professionisti e studenti universitari, quasi sempre consapevoli della scorrettezza dell’azione».
Libri e giornali sono prodotti dell’ingegno, risorse culturali che rappresentano una fetta importante del PIL italiano. Come spiegato da Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura Italia, «la pirateria è un danno per tutti, non solo per gli autori ma per tutta la produzione culturale italiana».
Prosegue sulla stessa linea il colonnello Renzo Nisi, per l’occasione rappresentante della Guardia di Finanza: «La cultura è il nostro petrolio, bisogna rispettarla e comprenderne l’importanza per l’economia».
«È inutile illudersi che la sola repressione possa incidere nella soluzione del fenomeno – continua Nisi. I tanti sequestri non bastano e c’è bisogno di sanzioni più efficaci perché reati di questo tipo provocano, nel tempo, danni che valgono miliardi».
L’intervento di chiusura è affidato alle parole di Andrea Martella, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria.
«Il governo non può ignorare questi dati. Dal mondo dell’editoria arriva una richiesta d’aiuto e l’esecutivo è in prima linea nella difesa dell’industria creativa – dice Martella -. Le risorse stanziate nell’ultima manovra per permettere la lettura di quotidiani a scuola fanno comprendere l’impegno in questa direzione: il prossimo passo dovrà essere il lancio di una campagna istituzionale per promuovere il concetto di legalità e rendere i giovani consapevoli della portata del reato».
Libri e giornali sono la base della nostra identità culturale. Rispettarli significa proteggere noi stessi e valorizzare la nostra storia.