La quarantena forzata cui è sottoposta la popolazione cinese a causa del Coronavirus sta avendo dei risvolti culturali tanto inaspettati quanto sorprendenti. Lo dimostra la scena musicale della Repubblica Popolare, che ha sfruttato le ferie forzate imposte dalle grandi aziende e il blocco degli eventi pubblici creando dei veri e propri festival domestici (o Stay Home Party): collegandosi a determinati siti internet, infatti, è possibile ascoltare in diretta qualsiasi tipo di show musicale, sia questo un concerto indie o una serata techno.
L’ultimo grande spettacolo musicale dal vivo sul suolo cinese si è tenuto a fine gennaio. Da quel momento, la movida musicale si è completamente arrestata a causa dell’epidemia che dal Wuhan ha travolto l’intero Paese, causando a oggi migliaia di morti e costringendo la popolazione in quarantena. Gli artisti e i principali locali della scena elettronica, interrogandosi su come portare avanti la loro attività, hanno trovato come canale di sfogo la rete e le opportunità offerte dai più popolari canali di live streaming, organizzando delle trasmissioni (registrate e in tempo reale) per intrattenere le persone costrette in casa, aprendo le porte anche a chi tradizionalmente è sempre stato ai margini della società a causa della propria chiusura fra le mura domestiche. C’è chi l’ha presa con ironia: un meme molto popolare in Cina in questi giorni di segregazione, dice «da persona che ha come suo punto di forza lo stare a casa a far niente, ora è il mio momento di brillare». Ora la festa si è spostata dagli stage in tutti i condomini.
L’idea, lanciata dallo storico locale di musica Punk-Rock di Wuhan VOX Livehouse, è subito diventata virale: artisti indipendenti, etichette musicali e locali sono passati dalle calde luci del palco ai toni freddi degli schermi domestici, alla ricerca di un pubblico potenzialmente molto più ampio del recente passato. A Shanghai, cuore pulsante del capitalismo di Stato cinese, i club ALL ed Elevator, fra i più popolari della città, hanno organizzato delle vere e proprie serate live con i DJ del loro roster tradizionale sfruttando la repository online GitHUB Pages, che permette di creare un sito web gratuitamente eludendo i controlli governativi. Grazie all’utilizzo di questa piattaforma, i due locali hanno dato anche la possibilità agli ascoltatori da casa di scaricare le singole tracce dei DJ-Set (di oltre 12 ore complessive) per creare la loro personale playlist da utilizzare per le proprie feste domestiche.
Sul fronte musicale indie, Ruby Eyes e Modern Sky, due delle etichette principali in Cina, hanno creato degli show dal vivo in cui i loro artisti di punta si esibiscono come fosse un concerto (ovviamente dalla loro camera); altre case discografiche, data la crescente domanda di questi spettacoli virtuali, stanno persino valutando la possibilità di creare degli eventi digitali a pagamento nel prossimo futuro. Ma non è tutto: in alcuni show che permettono di accostare alle immagini in onda dei commenti, come Twitch, un momento divertente o bizzarro del live può scatenare le interazioni degli spettatori, diventando così un’occasione di condivisione, ancorché virtuale.
L’epidemia del Coronavirus, nella sua tragica fatalità, potrebbe dunque aver creato un fenomeno positivo di aggregazione sociale, piantando attraverso la rete i semi digitali di una comunità artistica che potrebbe, una volta placatasi l’emergenza, fiorire e dare origine a un movimento culturale di più ampio respiro. I concerti dal vivo potrebbero ripartire non prima dell’aprile 2020: chissà che alla loro ripresa questi eventi non possano diventare delle autentiche “Woodstock orientali”.
