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Esclusiva

Febbraio 28 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 17 2020
Vivere Juventus-Inter. Aldo Serena, “l’uomo del giorno prima”

Il Derby d’Italia nelle parole di uno degli storici protagonisti della sfida negli anni Ottanta

Juventus-Inter non è una partita qualunque, non è una partita per tutti. Lo sa bene Aldo Serena, il centravanti che ha avuto la fortuna di poter disputare una delle sfide più affascinanti del calcio italiano ed europeo con entrambe le maglie. Dieci volte con quella dell’Inter, due volte con quella della Juventus. Sempre da protagonista, entrando nel tabellino dei marcatori con la sua solita grinta. A suon di colpi testa.

Cosa cambia da Milano a Torino?

«È una partita che si vive con grande tensione e coinvolgimento. Che profuma di storia e rivalità, dagli alti contenuti tecnici e fisici. Per i nerazzurri è spesso l’incontro più importante della stagione, ma ci tengono anche i bianconeri. Il presidente Boniperti pretendeva che si andasse a San Siro per fare bella figura. Per vincere a tutti i costi». 

Com’è passare dall’Inter alla Juventus e dalla Juventus all’Inter?

«La mia prima avventura nerazzurra è stata offuscata dall’esperienza in prestito al Torino. Quando sono passato alla Juventus il mio passato all’Inter era quasi dimenticato ma sapevo di dover partire bene a causa di un’eredità pesante, quella di Paolo Rossi. Ho segnato subito tanto e non è stato difficile ambientarmi. Lo stesso è successo al ritorno in nerazzurro. L’ambiente mi conosceva, ero tornato a casa».

1987. A marzo segna ai nerazzurri con la maglia della Juve. A ottobre una doppietta con la maglia dell’Inter contro i bianconeri. Cosa si prova?

«Sono sempre sceso in campo giocando per la “mia” maglia e ho imparato a chiudere con il passato, anche del giorno prima. La doppietta contro la Juve di quell’anno è stata speciale. Non nego che mi abbia fatto piacere far vedere alla mia ex squadra che fossi ancora bravo, anche se mi è dispiaciuto un po’ per i miei ex compagni. Hanno lasciato il campo a testa bassa e so cosa si prova in certi momenti».

Il più bel ricordo di quelle sfide?

«Arrivato alla Juventus, l’avvocato Agnelli mi aveva definito “bravo dalla cintola in su”. Era venuto a vedere la partita di San Siro del dicembre dell’88, finita 1-1. Avevo segnato un bel gol svettando su Favero, in area di rigore e dopo l’incontro è venuto nello spogliatoio per farmi i complimenti. Una cosa che mi ha riempito d’orgoglio».

L’emozione più grande in nerazzurro?

«Il giro di campo con i tifosi nel giorno di Inter-Napoli, la partita che ci ha consegnato lo scudetto dell’89. Vedere tutto lo stadio sbandierare il tricolore è una cosa che non si dimentica». 

E in bianconero?

«La vittoria della Coppa Intercontinentale. La serata di Tokyo è stata l’apoteosi. Il ritorno in Italia e la festa con i tifosi è stata bellissima».

Ha vinto il campionato con entrambe le squadre. Come cambia la percezione dello scudetto tra le due città?

«Dipende dai periodi storici. Nell’89, dopo un periodo difficile, all’Inter c’era tensione e non si aspettava altro. Con la Juventus l’ho vinto in un’annata strana, in cui si erano cambiati quattro titolari dell’undici iniziale. Quell’anno oltre al Napoli di Maradona c’era una Roma competitiva ed è stata una vittoria non inaspettata ma nemmeno scontata».

Come si vive la partita sugli spalti?

«Le due tifoserie si assomigliano. Sono due squadre che hanno un passato glorioso e hanno sempre bisogno del sostegno del pubblico. Quando viene meno, è facile perdere la concentrazione e non riuscire a mettere in campo il frutto di settimane di lavoro».

Cos’è cambiato oggi rispetto ai “suoi” Derby d’Italia?

«Anche all’epoca c’erano giocatori tecnici e divertenti. Negli anni ’80 il campionato italiano era un punto di riferimento nel mondo, avevamo i migliori. Da una parte c’era Rummenigge e dall’altra Platini. La grande differenza è forse la marcatura a uomo, oggi scomparsa».

La sfida di domenica sera. C’è una favorita?

«Non credo. È una partita chiave e penso che le due squadre guarderanno molto al risultato della Lazio. Per la Juventus ci sono, dopo Lione, diversi punti interrogativi e l’assenza del pubblico potrebbe pesare. L’inter, giocando in trasferta, dovrebbe avere meno pressione». 

Un pronostico?

«Sarà una partita equilibrata. Tutte e due le squadre hanno le potenzialità per strappare i tre punti e, con una Lazio così in forma, nessuno giocherà per il pareggio».