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Esclusiva

Marzo 3 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 1 2022
L’inferno tra Turchia e Grecia. Il racconto di Francesca Paci

Grecia e Turchia si lanciano accuse a vicenda, al confine tra i due paesi è in atto una crisi umanitaria.

La Turchia combatte su due fronti. Il primo è in Siria, a Idlib, dove l’esercito turco è assediato dalle truppe fedeli al regime di Bashar al-Assad supportato dalla Russia. Il secondo è uno scontro diplomatico che si consuma sulla pelle di chi scappa verso il confine con la Grecia: terra di passaggio di migliaia di migranti che ora spingono per entrare in Europa, dopo che il presidente Erdogan ha deciso di aprire le frontiere in cerca del supporto europeo sul fronte siriano. L’Europa ha paura di affrontare una nuova crisi dovuta alla riapertura delle rotta balcanica tenuta sigillata dalla Turchia con l’accordo firmato nel 2016. Paura che il governo turco usa come strumento di pressione gonfiando i numeri dei migranti pronti a varcare il confine con la Grecia.  «Ci sono due narrative contrapposte – spiega Francesca Paci, invita de La Stampa a Kastanies, sul confine greco – il governo turco vuole amplificare la crisi, i numeri che arrivano dalla parte turca sono di gran lunga più alti di quelli che risultano al confine».

Secondo l’Oim (Organizzazione Internazionale per la Migrazioni) i migranti pronti a varcare il confine sarebbero 13 mila contro 170 annunciati dal governo guidato da Erdogan. Numeri da prendere con le pinze, proprio perché dalla Turchia c’è la volontà di fare pressione sull’Europa alle prese con un’emergenza umanitaria alle porte e con i sovranisti di Visegrad sul piede di guerra. Sono accuse incrociate quelle vengono lanciate da una parte all’altra del confine. Come per il ragazzo di 22 anni che – secondo le autorità turche – sarebbe rimasto ucciso dai poliziotti greci nel  tentativo di attraversare il confine. Le autorità greche negano, il ragazzo è morto ma è «difficile stabilire le cause», dice Francesca Paci. La Turchia ha tutto l’interesse a colpevolizzare la Grecia.

Una cosa è certa, «il governo ha militarizzato il confine, 10 mila migranti sono stati respinti e molti arrestati». Non solo, «girano video in cui adulti e bambini non riescono a respirare a causa dei lacrimogeni usati dalla polizia greca. Per questo molti migranti si stanno spostando verso sud», per raggiungere le isole del mar Egeo, la meta di chi decide di intraprendere la rotta marittima passando per il sud della Turchia. Una zona meno controllata rispetto al confine terrestre, ma con la possibilità di rimanere bloccati in un limbo senza fine in attesa dello status di rifugiato che tarda ad arrivare.

E’ una striscia di mare spessa pochi metri quella che separa la Turchia dalle isole del mar Egeo. Lesbo, Samos e Chios sono ormai isole al collasso: ogni giorno centinaia di migranti partono dalla costa ovest della Turchia per raggiungere la Grecia: molti ci riescono, ma quello che sembra la fine di un viaggio, in realtà non è altro che l’inizio di un incubo. I migranti, una volta raggiunte la isole, entrano nel limbo del mar Egeo, sospesi tra il mare e la terra ferma. Rimangono per anni su un’isola in condizioni inimmaginabili, in attesa di quel permesso di soggiorno che gli consentirà di raggiungere il continente, Atene, l’Europa.

«La situazione è tremenda – racconta Carlotta Passerini, psicologa di una ong che offre assistenza ai migranti che sbarcano a Lesbo – le persone vivono senza cibo, acqua e elettricità. L’isola potrebbe ospitare un massimo di 2.800 migranti, invece ce ne sono 20 mila». Molti di loro vengo tagliati fuori dall’accoglienza, di organizzazioni ce ne sono molte, ma non abbastanza per aiutare tutti i migranti dell’isola. Spesso non vogliono neanche uscire dalla tenda, «ci sono risse continue, durante la notte hanno perfino paura di andare in bagno». Nel campo ci sono molti minori, «il 35% – dice Carlotta – che, avendo visto la guerra o subito discriminazioni, hanno tutti bisogno di assistenza psicologica». Nonostante tutto, spesso sono proprio i ragazzi ad occuparsi degli adulti. Carlotta racconta di una madre sotto shock, fuggita dall’Afghanistan dei talebani per raggiungere l’Europa. «E’ completamente traumatizzata, non riesce nemmeno ad uscire dalla tenda e ora sono i figli ad occuparsi di lei».