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Esclusiva

Marzo 8 2020
Gli anziani e l’assistenza domiciliare ai tempi dell’epidemia

Come stanno reagendo gli anziani all’emergenza Coronavirus? Ce lo raccontano gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che lavorano a domicilio con loro

Come riportato in un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, l’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-19 è 81 anni e sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti. L’analisi dell’Istituto afferma come ci siano 20 anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus.

Visti i dati, non stupisce come gli anziani, privi o affetti da patologie, siano la categoria più a rischio in questo frangente. In seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020, che sconsigliava agli anziani di uscire di casa o comunque di evitare i luoghi affollati, molti di loro sono ora costretti a fare affidamento su amici e parenti per fare la spesa e farsi portare le medicine a casa. Chi tra questi, invece, soffre di una qualche patologia e deve avvalersi degli operatori socio-sanitari e degli infermieri a domicilio è in una condizione ancora più difficile dopo lo scoppio del COVID-19.

Gli operatori socio-sanitari* (o OSS)  e gli infermieri che lavorano a domicilio con cui abbiamo parlato hanno notato reazioni diverse tra i loro assistiti anziani costretti a restare a casa.

Una OSS ha raccontato a Zeta come il decreto del 4 marzo, che ha chiuso scuole e università, sia stato un po’ un momento spartiacque per molti degli anziani a cui fa assistenza domiciliare nella zona dei Castelli Romani, vicino Roma.

Molti di loro erano ovviamente già consapevoli di essere una “categoria a rischio” ma sulle prime avevano pensato che la situazione non fosse così grave e che, il fatto di abitare lontano dai focolai e distanti (anche se solo pochi chilometri) dalla Capitale, li avrebbe tenuti al sicuro dal contagio. Tuttavia, dopo il decreto del Presidente del Consiglio, dopo il discorso alla nazione del Presidente della Repubblica e soprattutto dopo l’annuncio che il papa terrà l’angelus domenicale in streaming, molti di loro hanno cominciato ad esigere che tutte le persone e gli operatori sanitari con cui entravano in contatto si mettessero la mascherina.

Un’infermiera, invece, racconta come i suoi pazienti, tutti affetti da patologie, siano piuttosto tranquilli e non le chiedono di indossare la mascherina perché confidano di entrare in contatto solo con un ristretto gruppo di persone, composto essenzialmente dai familiari e da lei. Per cui i malati da cui si reca rimangono tranquilli, coscienti del pericolo, però fiduciosi nel fatto che, non potendo uscire di casa, il modo migliore per tutelarsi è limitare le visite.

Le reazioni degli anziani e quella degli infermieri a domicilio e degli operatori socio-sanitari al Coronavirus sono state ancora poco studiate. La linea prevalente tra questi ultimi è quella di mettersi la mascherina solo nel momento in cui cominciano ad avere dei sintomi, per non contagiare i pazienti che vanno a trovare a casa, seguendo così le linee guida divulgate dall’Istituto Superiore di Sanità. A tutto questo si aggiunge il fatto che, come vuole di Dpcm del 4 marzo, per gli anziani che soggiornano in strutture di ospitalità e lunga degenza e in residenze sanitarie assistite è stato consigliato ad amici e parenti di non andarli a trovare.

*Gli operatori socio-sanitari sono una figura professionale, diversa dagli infermieri, che svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona in un contesto sia sociale che sanitario. Questi svolgono attività di cura e di assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, collaborando con gli altri operatori preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale.

L’OSS svolge la propria attività in ambito ospedaliero e nei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali di tipo residenziale, semi-residenziale, domiciliare, sia pubblici che privati.