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Esclusiva

Marzo 9 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 10 2020
Allo Zen di Palermo il professore è lo smartphone

Daniela Lo Verde è la preside della scuola Falcone dello Zen, quartiere di Palermo dove molte famiglie non hanno il computer per far seguire le lezioni a distanza ai figli. Ma la scuola non si arrende: «Stiamo facendo di tutto per garantire il diritto allo studio»

«Stiamo facendo l’impossibile per garantire il diritto allo studio ai nostri studenti», racconta Daniela Lo Verde, preside dell’istituto Giovanni Falcone dello Zen 2, il quartiere di Palermo progettato da Vittorio Gregotti divenuto simbolo di emarginazione sociale. Più che una scuola, un avamposto di legalità in una periferia difficile dove solo il dieci per cento dei residenti ha un diploma di scuola superiore e soltanto l’uno per cento ha una laurea.

Adesso che l’istituto è chiuso per via della sospensione didattica imposta per contenere la diffusione del Coronavirus, mantenere il contatto con gli oltre 700 studenti che frequentano la scuola non è facile: «La quasi totalità delle famiglie del quartiere – continua Lo Verde – non ha un computer a casa, e quindi non possiamo attivare le lezioni a distanza con i più comuni software di videoconferenza, come fanno le altre scuole». Un problema non da poco per una scuola che è un punto di riferimento per le famiglie dello Zen 2, un baluardo di sicurezza per i più giovani la cui alternativa alla scuola, troppo spesso, è la strada.

La mancanza dei computer non è però una difficoltà sufficiente per impedire alla preside Lo Verde di raggiungere i suoi studenti: «Abbiamo deciso – racconta – di mettere in campo metodi alternativi per garantire la continuità didattica alle ragazze e ai ragazzi, cercando di far pesare il meno possibile lo stop delle lezioni. Senza i computer, ci stiamo organizzando con applicazioni per smartphone come la chat di Facebook e whatsapp».

Quella della scuola Falcone è una lotta senza quartiere contro la povertà educativa: «I nostri docenti sono in continuo contatto telefonico con le famiglie e gli studenti per seguirli nel loro percorso di studi. Inoltre, prepariamo delle dispense cartacee da lasciare nella portineria della scuola, così che gli studenti possano recuperarle limitando però i contatti».

Già prima della chiusura delle scuole imposta dal decreto della presidenza del Consiglio, la Regione siciliana aveva disposto una chiusura di cinque giorni di tutte le scuole di Palermo. Per gli insegnanti della scuola Falcone, è stata buona occasione per portare gli alunni più piccoli a fare lezione all’aperto: «Li abbiamo portati al parco e abbiamo fatto una lezione sui fossili e una sulla poesia. È stato un bellissimo momento di socialità. Ma adesso dobbiamo che dobbiamo difendere la nostra comunità di studenti, ci batteremo con ogni mezzo che abbiamo per stare vicini a loro, anche se a distanza».