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Esclusiva

Marzo 10 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 17 2020
“Noi pediatri a rischio senza mascherina”

Per chi ha a che fare quotidianamente con i pazienti è difficile evitare il contagio del Covid-19, soprattutto se non si ha il materiale adeguato per proteggersi. La testimonianza di una pediatra

I medici sono i soggetti più a rischio nel contagio del Coronavirus e tra questi ci sono i pediatri degli studi privati convenzionati, che stanno affrontando la situazione senza il kit necessario (mascherine con filtro, occhiali, guanti monouso e camice monouso). Abbiamo parlato con la dottoressa B. (per motivi di privacy abbreviamo il nome), che ci ha descritto come sta lavorando e quali sono state le indicazioni della Asl.

Sono arrivati questi materiali anti contagio?

«Purtroppo no. La nostra Asl (Roma 1, ndr) ha fatto circolare una comunicazione in cui si dice che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta devono reperire il kit autonomamente».

Ha provato a cercare questo materiale?

«Si ho provato, ma le mascherine non si trovano più. Hanno anche un costo notevole, tra i 45 e 50 euro e durano quattro ore, per cui andrebbero cambiate ogni giorno per garantire l’efficacia del filtro. Ho chiesto a un negozio di sanitaria vicino al mio studio e mi hanno detto che le aziende sono in affanno e i materiali che producono vanno direttamente agli ospedali, non alle vendite al dettaglio. Il problema è che se noi pediatri ci ammaliamo lasciamo 800 pazienti senza cure, il medico di famiglia 1500».

Adesso come organizza i suoi appuntamenti? Come evita il sovraffollamento di pazienti?

«Per il momento sto mantenendo gli appuntamenti soprattutto per i neonati, che hanno bisogno di un controllo costante della crescita. Per il resto l’accesso allo studio è regolamentato con un triage telefonico per identificare gli eventuali soggetti sospetti e in quel caso attivo la sorveglianza o il numero verde della Regione Lazio. Evito di affollare la sala d’attesa facendo entrare un paziente alla volta e facendoli venire solo per casi necessari, per quanto sia possibile».

Le Asl, secondo lei, potrebbero cambiare queste disposizioni?

«Non credo, perché il materiale non è più reperibile a livello nazionale e anche per gli ospedali comincia a non essere più disponibile».

I suoi pazienti sono preoccupati? Che tipo di reazione hanno? Voi pediatri cosa consigliate? «Si, sono preoccupati. Altri invece pensano che sia un allarmismo eccessivo, altri ancora, per paura, pensano di avere il Covid-19 e invece è solo influenza. Noi pediatri consigliamo di stare a casa il più possibile, di non portare i bambini in luoghi affollati, di evitare i contatti con gli estranei e di rispettare la distanza di sicurezza e le norme igieniche».