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Esclusiva

Marzo 13 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 28 2021
Formula Uno: Il «Re denaro» si arrende al virus

Dipendente della McLaren positivo al Coronavirus. Cancellato il Gran Premio di Melbourne in Australia dopo un lungo tira e molla tra organizzatori, Formula 1 e autorità locali. Hamilton polemico: «In questo sport comanda il business»

Australia, circuito di Albert Park, nel cuore di Melbourne. È un Lewis Hamilton disinvolto, quello che appare davanti alle telecamere nella conferenza stampa del giovedì mattina. Con indosso pantaloni larghi e t-shirt nera, su cui gli sponsor stanno in fila come medaglie al valore, il sei volte campione del mondo prende posto tra il ferrarista Sebastian Vettel e il padrone di casa, Daniel Ricciardo, pilota Renault. Si aggiusta il berretto nero con incisa la stella a tre punte, simbolo della scuderia Mercedes, mentre le prime domande sull’emergenza del coronavirus cominciano a fioccare. Dal collo, una vistosa croce d’argento pende nel vuoto, mentre si sporge verso il microfono: «Per me è scioccante essere qui. Il mondo sta reagendo, Trump chiude i confini all’Europa, l’NBA viene sospesa…e la Formula Uno continua come se nulla fosse. È evidente che il denaro è sovrano».  

Formula Uno: Il «Re denaro» si arrende al virus
Il sei volte campione del mondo di Formula Uno, Lewis Hamilton

Le parole del campione britannico rimbalzano da un emisfero all’altro, soffiano come vento sul fuoco delle polemiche.  
Lo sport automobilistico più seguito del pianeta era uno dei pochi, fino a qualche ora fa, a non essersi arrestato di fronte al diffondersi del Covid-19. Questo, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità avesse dichiarato lo stato di pandemia. Nonostante l’Australia avesse fino ad oggi registrato 128 casi di contagio e tre vittime. Nonostante sabato scorso un ospite dell’Albert Park Hotel fosse risultato positivo al virus, e nonostante otto membri di diverse scuderie si siano sottoposti ai tamponi.  
C’è voluto un riscontro positivo, quello di un dipendente del team McLaren, cui ha fatto seguito l’annuncio del ritiro dal Gran Premio della scuderia, per convincere la Formula 1, la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) e l’Australian Grand Prix Corporation (AGCP), ente promotore dell’evento, a cancellare la gara.  

Formula Uno: Il «Re denaro» si arrende al virus
Il tweet che annuncia ufficialmente la cancellazione del GP australiano

Perché aspettare le conseguenze più gravi per prendere una decisione inevitabile?  
La risposta di Hamilton ha il dono della sintesi, ma la realtà presenta un quadro più articolato.  
A remare contro ogni buon senso c’erano anzitutto gli organizzatori del Gran Premio. Ospitare la Formula Uno nel proprio Paese richiede, tra i tanti requisiti, il pagamento della tassa di gara, nota anche col nome di “gettone”, a fronte della quale chi investe si aspetta, come ovvio, un ritorno economico in termini di prenotazioni in strutture alberghiere, di costo del biglietto per assistere alla gara e di tutte le varie spese ad esse collegate.  
Non tutti i Paesi ospitanti pagano lo stesso prezzo. Il costo può dipendere da diversi fattori: uno di questi è il prestigio storico del circuito. E così si passa dai “soli” 5 milioni di euro per il Gran Premio di Montecarlo, pista simbolo di questo sport, ai 60 milioni per la gara di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, circuito di recente introduzione in un Paese con scarsa tradizione di corse automobilistiche.  

Secondo quanto riportato dalla pubblicazione Business Book GP, lo Stato australiano di Victoria, all’interno del quale è situata Melbourne, spende per tasse di gara 70 milioni di dollari australiani, l‘equivalente di 40 milioni di euro. Soldi “buttati”, in tutto o in buona parte, in caso di cancellazione della gara, o anche di porte chiuse al pubblico. Questo può spiegare la le dichiarazioni rilasciate in settimana da Andrew Westacott, amministratore delegato dell’AGCP, che già si era detto fermamente contrario all’eventualità di disputare un Gran Premio senza tifosi «Quando, solo una settimana fa, vedi 90.000 persone riempire il Melbourne Cricket Ground, significa che dobbiamo prendere decisioni ragionevoli e continuare ad andare avanti nella vita, pur con le precauzioni necessarie». Dello stesso parere anche il Ministro della Salute dello Stato, Jenny Mikakos, che aveva assicurato: «Non abbiamo raggiunto il punto in cui si debba cancellare il Gran Premio. Perché vietarlo se in questo fine settimana si celebrano matrimoni e concerti?» 
Così, nonostante dall’Italia giungessero notizie sempre più allarmanti, è stato consentito all’intero staff della Ferrari, dell’Alfa Romeo e dell’Alpha Tauri di sbarcare in territorio australiano, con il solo limite di sottoporsi al termoscanner dell’aeroporto. Tutto ciò, mentre i voli provenienti da Cina, Iran e Corea del Sud erano già stati vietati. 

Anche per la stessa Formula 1 era importante che la gara si disputasse regolarmente, se si considera che, al di là delle tasse di gara, che rappresentano un terzo delle entrate finanziarie, c’erano in ballo i proventi derivanti dai diritti televisivi e dagli sponsor, che costituiscono il restante guadagno della Federazione sportiva. 
 

Ma l’epilogo che scontenta tutti, a parte la salute degli addetti ai lavori, era in fondo prevedibile. Lo aveva promesso nei giorni scorsi il Presidente del dipartimento della Salute dello Stato di Victoria, Brett Sutton: «Se ci sarà anche un solo caso positivo al coronavirus si procederà all’annullamento della gara e alla messa in quarantena del contagiato e di chiunque sia entrato in contatto con lui». 
Risultato? La scuderia McLaren è ora in isolamento e non è escluso che altri casi possano emergere nelle prossime ore.  
Le prospettive per la continuazione di un mondiale che aspetta ancora il semaforo verde sono più a rischio che mai.