«No resource will be speared», con queste parole, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel roseto della Casa Bianca, dopo aver fatto aspettare per quasi mezz’ora i giornalisti – per la cronaca nessuno a distanza di sicurezza di un metro l’uno dall’altro – dichiara lo stato di emergenza. Potrà disporre della legislazione speciale garantita dallo Stafford Act, la legge sulle calamità straordinarie, del 1988, che prevede la disponibilità pressoché immediata dei fondi federali. Trump ha parlato di 50 miliardi da subito disponibili per contribuire ad arginare la rapida diffusione del virus.
(Ultimo aggiornamento mappa 25/03/2020)
Ogni Stato potrà creare i propri centri per gestire l’emergenza, e si potrà operare in deroga a diverse leggi e regole in maniera da facilitare le assunzioni in tempi rapidi di personale sanitario. Il gruppo farmaceutico La Roche ha sviluppato un test molto più rapido dei precedenti, subito approvato dalla Fda, la Food and Drug Administration che lo renderà disponibile fin da subito: 1,4 milioni di test nel giro di una settimana, 5 milioni in un mese. Nel frattempo Google sta sviluppando un sito web per gestire l’emergenza. «Ci sono già circa 1700 ingegneri dell’azienda ad occuparsene» ha aggiunto Trump durante la conferenza stampa. «È totalmente inutile che tutti ci sottoponiamo al test, solo in determinati casi dobbiamo farlo».
Dopo le sue brevi osservazioni, e dopo innumerevoli strette di mano da parte del Presidente Trump a chiunque gli si parasse accanto, il vicepresidente esecutivo del gruppo LHC, Bruce Greenstein, ha pensato bene di fare un gesto a favor di camera, porgendo il gomito al presidente. «Mi piace, va bene» ha risposto Trump, che fino a ieri continuava a sostenere imperterrito, con il coro del suo vicepresidente al seguito «Nella nostra linea di lavoro noi stringiamo mani, continueremo a farlo, e non abbiamo alcuna intenzione di smettere di farlo».
La ricerca disperata
Fino a pochi giorni fa la situazione era questa: Post su Facebook «Se avete dritte su cosa possiamo fare per contenere questa emergenza coronavirus ditemele qui sotto, ho una linea diretta con chi comanda alla Casa Bianca». Firmato: Kurt Kloss. Un nome che di per sé non dice nulla. Se non fosse che è un amico di famiglia di Jared Kushner, genero di Donald Trump e suo Senior advisor, e sarebbe stato da lui stesso incaricato di trovare soluzioni alla rapida escalation che l’emergenza coronavirus sta dimostrando in questi giorni negli Stati Uniti.
Il dottore inoltra la sua richiesta di suggerimenti appena prima della mezzanotte, poi va a letto. Al suo risveglio il mattino seguente la sua inbox è piena di risposte di dottori. Seleziona circa una decina di pareri quindi li inoltra a Kushner. La rocambolesca ricerca di suggerimenti su Facebook e le modalità così poco ortodosse sono il riflesso della disperata ricerca di soluzioni che lo staff della presidenza degli Stati Uniti, chiamato a rispondere all’emergenza, sta timidamente mettendo in atto in queste ore.
Inizialmente Trump aveva nominato il vice-presidente Mike Pence a capo della task force dedicata all’emergenza Covid-19, lo stesso che da Governatore dell’Indiana nel 2015 aveva avuto una delle peggiori epidemie di diffusione di HIV nella Scott County per essersi opposto innumerevoli volte ai consigli di esperti che gli suggerivano che si sarebbe potuto circoscrivere il numero di contagi se solo si fossero forniti ai tossicodipendenti più aghi puliti per bucarsi, limitando così un contagio che andava sempre più diffondendosi a macchia d’olio.
Ma con il passare dei giorni, con l’aggravarsi dell’emergenza e con il criticismo crescente per l’evidente inadeguatezza della scelta, la figura del vicepresidente sta leggermente scemando a favore di Jared Kushner, che sta assumendo un ruolo più centrale all’interno della task-force.
Il tavolo brasiliano
Ma la Casa Bianca trema: un collaboratore del presidente del Brasile, il capo della comunicazione del suo staff, Fabio Wajngarten, è risultato positivo nei giorni scorsi al virus. Nelle ultime ore è circolata una foto di Trump al fianco dell’uomo, anche lui presente alla cena nella residenza di Mar-a-Lago di proprietà del presidente. Secondo quanto riferito da una fonte interna alla Cnn, Trump sarebbe in queste ore molto preoccupato visto l’incontro avuto con la delegazione brasiliana. In queste ore era trapelata anche la notizia della positività del presidente brasiliano Jair Bolsonaro al virus, poi smentita da questo, che ha dichiarato di essersi sottoposto al test ma che questo avrebbe dato esito negativo. È di poche ore fa la notizia che anche l’ambasciatore brasiliano, Nestor Forster, anche lui seduto al tavolo con Trump sarebbe risultato positivo al test per il coronavirus.
Nel frattempo arrivano notizie di alcune misure più restrittive come la decisione della California di chiudere le scuole di tutto il distretto di Los Angeles, il che vuol dire 670mila tra bambini e giovani studenti a casa dopo la chiusura di 900 campus, misura che scatterà a partire da questo lunedì.
Nel giro di 48 ore cambia tutto. L’America finalmente si sveglia. Trump sembrerebbe aver preso coscienza del problema, ma la risposta alla minaccia coronavirus negli USA ad ora sembra ancora molto lenta. Il discorso del presidente Trump trasmesso mercoledì sera, quello che avrebbe dovuto calmare gli animi della popolazione e placare i saliscendi delle borse ha ottenuto l’effetto opposto.
Business-as–usual, il discorso alla nazione
«Il virus non avrà scampo contro di noi». Lo diceva solo mercoledì 11 marzo il presidente Trump nel suo discorso a reti unificate alla nazione in diretta dallo Studio Ovale. Il discorso finalmente rompeva quell’atteggiamento di business-as–usual con cui il presidente aveva affrontato fino ad allora l’emergenza coronavirus. Fino a mercoledì, infatti, la strategia dell’amministrazione era stata quella della minimizzazione del pericolo, accusando i media di star creando una preoccupazione ingiustificata nella popolazione.
In un discorso mirato a rassicurare l’opinione pubblica americana: «Siamo il paese più preparato ad affrontare questa difficoltà», «metterò sempre al primo posto il benessere dell’America» e che prometteva aiuti economici e dilazioni fiscali agli stati colpiti dal virus, il presidente aveva annunciato anche una stretta inaspettata: lo stop ai voli provenienti dall’area Schengen (esclusa la Gran Bretagna).
L’Europa, infatti, sarebbe stata colpevole di non essere riuscita mettere in atto quelle misure tempestive, come il blocco dei voli provenienti dalla Cina, che invece gli Stati Uniti avevano messo in atto con successo già tempo addietro. Il discorso del presidente afferma chiaramente come le misure lassiste degli stati europei, secondo la presidenza, siano stati la causa del diffondersi del contagio negli Stati Uniti. Nelle intenzioni del presidente questa mossa rappresenterebbe una “life saving move” (una mossa salva vita), per proteggersi dal virus.
Sport
Invece di ridimensionare la portata delle preoccupazioni, il suo discorso è sembrato solo acuirle. Con più di 1600 casi accertati finora in 47 Stati, la NBA (National Basketball Association) ha deciso di sospendere la stagione dopo che un giocatore degli Utah Jazz è stato trovato positivo al Coronavirus. Hanno optato per questa scelta anche la Lega calcio (Mls) e quella dell’hockey su ghiaccio (Nhl). Per quanto riguarda il baseball, il campionato non è ancora iniziato ma la Major League (Mlb) ha sospeso gli allenamenti fino al 26 marzo. Ha destato grande tristezza anche la decisione della NCAA (National Collegiate Athletic Association) di annullare il “March Madness” (la follia di marzo), ovvero la fase finale del torneo di basket universitario americano, seguitissima in America quasi quanto il Super Bowl. Chiusi da giovedì anche Disneyland e Disney World. Inoltre, chiese, teatri, parchi, zoo e musei stanno chiudendo, così come sono state rimandate tutte le conferenze e conventions: è lo shut-down americano.
Borse
A Wall Street, all’indomani del discorso alla nazione, si è registrata la peggior giornata dal “Lunedì nero” del 1987, facendo valere, alla giornata di giovedì 12 marzo, l’appellativo di “Black Thursday”. L’indice Standard&Poors è infatti crollato del 9,5% mentre il Dow Jones del 10%, il peggior ribasso dal “Black Monday” dell’87.
Il “Black Thursday” è stato causato da un mix di tre fattori: il discorso di Trump alla nazione con conseguente blocco dei voli dall’area Schengen, l’insicurezza arrecata ai mercati dal diffondersi dell’epidemia di Coronavirus e le parole della governatrice della BCE Christine Lagarde che aveva affermato in quella giornata: «Noi non siamo qui per accorciare gli spread. Non è questa la funzione né la missione della BCE. Ci sono altri strumenti e altri attori deputati a queste materie».
A ciò va aggiunto il fatto che, solo lunedì 9 marzo, si era registrato un altro “Black Monday” in cui i mercati hanno subito il più grave crollo in un solo giorno dalla Grande Recessione del 2008. Tra i fattori che hanno concorso al “Black Monday” ci sono sicuramente gli effetti del diffondersi del coronavirus che si stanno ripercuotendo anche sulla produzione del greggio. A causa dell’abbassamento della domanda causato dal coronavirus, infatti, Arabia Saudita e Russia hanno ingaggiato una guerra al ribasso dei prezzi del petrolio.
Solo nel pomeriggio (ora americana) di venerdì 13 marzo il Dow Jones è tornato di un bel verde vermiglio chiudendo con un guadagno di 1900 punti dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato lo stato di emergenza. I mercati sono così riusciti a riguadagnare le perdite della disastrosa giornata di giovedì.
I mercati hanno seguito passo passo le dichiarazioni fatte dal presidente durante la conferenza stampa tenutasi nel roseto della Casa Bianca attorniato da responsabili sanitari e da membri della task force messa in piedi per fronteggiare il Coronavirus. L’indice Dow Jones ha subito un’impennata di 1200 punti prima del discorso per poi perderne 500 nel momento in cui Trump ha iniziato a parlare. L’indice ha poi iniziato a riprendersi quando il presidente ha iniziato a rivelare i dettagli del piano della Casa Bianca per fronteggiare la pandemia, con S&P che guadagnano oltre il 6% e il Nasdaq il 5,5%.
Sanità
Nel corso del suo discorso di venerdì Donald Trump ha esposto, attraverso un cartellone mostrato e spiegato dalla dottoressa Deborah Birx, coordinatrice della risposta al coronavirus della Casa Bianca, le nuove direttive per effettuare i tamponi per il coronavirus. Il procedimento inizierà attraverso un nuovo sito di Google che che avvertirà i consumatori circa la necessità o meno di sottoporsi al test e in caso positivo gli segnalerà il luogo “drive-through” più vicino dove effettuarlo.
Questi “drive-though” sono luoghi (generalmente ampi spiazzi all’aperto e parcheggi) dove i cittadini possono recarsi a fare il tampone nasale rimanendo nella propria macchina, evitando così di entrare in contatto con il personale sanitario. Il primo di questi luoghi nello Stato di New York è stato aperto venerdì 13 marzo nella città di New Rochelle nella contea del Westchester, ad oggi il cluster più numeroso di pazienti positivi nello Stato di New York e diventata tristemente nota per essere stata sottoposta a quarantena con tanto di schieramento della Guardia Nazionale.
Oltre a New Rochelle sono molti i luoghi che in questo momento vedono il proliferare dei “drive-through”; ne sono stati aperti a Seattle (nello Stato di Washington), a Denver (Colorado), in New Hampshire, Connecticut e California. Fuori dagli Stati Uniti, invece, in Sud Corea, Regno Unito e Germania.
Tuttavia, come riportato dal Washington Post, pare che le linee guida su come muoversi siano ancora molto vaghe e che il sito di Google che dovrebbe indicare alle persone il “drive-through” più vicino sia ancora lontano dall’essere operativo.
Foto in evidenza: Gage Skidmore, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons