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Esclusiva

Marzo 14 2020
Whatsapp, la quarantena diventa social

Una community virtuale che ogni giorno scambia video, foto, catene fatte di messaggi: WhatsApp ha definitivamente vestito i panni di un social network e al tempo della quarantena sta svelando tutte le sue potenzialità

«Poi è arrivato il virus. Ha viaggiato in business class. Ha fatto il giro del mondo senza passaporto ignorando le differenze di classe e di genere. È indifferente alle nostre leggi e ai nostri confini». “Il parassita”, monologo di Ascanio Celestini, è uno dei video che in queste giornate di quarantena affollano i nostri dispositivi mobili.  

Poi la parodia di “Gomorra”, serie tv ispirata al libro di Roberto Saviano, dove i gangster spacciano Amuchina anziché stupefacenti, è arrivata praticamente a tutti. E le catene, che sembravano appartenere a un lontano passato, sono tornate di moda. 

Whatsapp, la quarantena diventa social

Una delle più celebri in questo momento è quella che riguarda Tom Hanks, l’attore che negli scorsi giorni ha dichiarato di essere risultato positivo al test per il Covid-19. 

In questo modo WhatsApp, l’app di messaggistica acquistata dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg che ha ormai superato la soglia dei 2 miliardi di utenti nel mondo sta assumendo sempre più l’aspetto di un social network. 

Rispetto a quando è stata lanciata nel 2009 da due ex dipendenti del motore di ricerca Yahoo!, è cambiato tutto: ora siamo di fronte a una vera e propria community di un mondo virtuale. Nei momenti difficili, davanti a terremoti o a grandi catastrofi, la quantità di materiali digitali aumenta notevolmente e la piattaforma preferita è diventata WhatsApp. Nei gruppi con i nostri amici, i nostri colleghi e la nostra famiglia tutti noi siamo invasi da questi messaggi. Al tempo del coronavirus, questa evoluzione appare ormai chiara. La maggior parte di questi contenuti sono foto e video a sfondo ironico per cercare di rendere più leggero questo periodo di quarantena. 

Ne è un esempio il colloquio con Alexa, l’assistente personale creata da Amazon, che con toni abbastanza duri e qualche parolaccia invita a rimanere a casa per combattere la diffusione del virus. Gli sfottò calcistici continuano anche in questo periodo e molti video, di ottima fattura in termini di montaggio e qualità, vengono creati solo per diventare virali. Oltre alla comicità, ci sono anche numerosi contenuti di solidarietà verso i medici che stanno lavorando in questa precaria situazione. Poeti registrano le loro poesie e attori recitano il loro copione come se fossero al teatro anche se in realtà stanno registrando un semplice video dal proprio cellulare. 

Però, le vere protagoniste di Whatsapp sono le catene. Molti di queste hanno carattere religioso e comico mentre altre sono catene virtuali di solidarietà. Vengono organizzati flashmob e azioni simboliche che diventano virali sul web. La più recente, ai tempi del coronavirus, è l’applauso e il canto di intere città affacciate alle finestre e ai balconi, per omaggiare chi sta lottando la battaglia contro il virus.  

L’applicazione che prima serviva a scambiare messaggi è ormai diventata una comunità nella quale organizzare iniziative solidali, guardare video, condividere foto e documenti.  

Ma non è sempre stato così: agli esordi, il successo fu garantito dalla possibilità di inviare messaggi evitando il costo degli SMS. L’utilizzo della connessione internet stravolgeva anche i tempi di attesa per la ricezione di un messaggio, permettendo conversazioni in tempo reale. Whatsapp si inseriva in un mercato che aveva intuito la necessità dell’instant messaging, riscontrabile in alcune pratiche note alla generazione dei millennials, e non solo: “farsi gli squilli”, ad esempio, era uno dei modi per stabilire il contatto diretto con persone distanti, in tempo reale. Bastava chiamare, aspettare che il telefono squillasse una sola volta, poi attaccare e aspettare che il destinatario ricambiasse.  

Per una generazione abituata a pagare il proprio operatore telefonico e attendere i tempi tecnici per la ricezione, la messaggistica istantanea dell’app era una rivoluzione. Significava trasportare sul proprio cellulare la modalità di comunicare già inaugurata dalla chat di MSN Messenger sul PC.

Poi, i competitor diventano sempre di più: dal 2010, allora, si introduce la possibilità di condividere la posizione tramite GPS, le foto, i video, i documenti, fino alla registrazione di messaggi vocali. La nota audio, soprattutto, riproducendo una telefonata in stile chat, ma senza il bisogno della digitazione su tastiera, ha reso ancora più immediata la comunicazione.  

Mentre ci abituavamo ad avere il telefono sempre in mano, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha intuito le potenzialità dell’applicazione. Nel 2014 acquista Whatsapp per 19 miliardi di dollari, riunendo due community complementari sotto la propria gestione.  Oggi non possiamo far altro che assistere e partecipare all’evoluzione.