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Esclusiva

Aprile 9 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 11 2020
Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni

I riti della Settimana Santa assumeranno forme nuove quest’anno a causa dell’emergenza coronavirus, per la prima volta nella storia. L’etnomusicologa Giovanna Marini spiega il forte legame della nostra terra con queste tradizioni e di quanto sia importante mentenerle vive in un momento come questo

In tutto il mondo cristiano la Settimana Santa viene animata da riti e canti misteriosi che rievocano i momenti dolorosi della Passione di Cristo attraverso processioni o vere e proprie autoflagellazioni, come nel caso di Nocera Terinese (in provincia di Catanzaro) le cui strade, nel giorno del Sabato Santo, si tingono del rosso del sangue dei “vattienti” che si percuotono le gambe con il cardo, un pezzo di sughero dotato di 13 lanze di vetro.

Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria che imperversa in tutto il mondo, i riti della Settimana Santa sono stati o annullati o verranno seguiti dai fedeli in streaming. Per farci raccontare dei riti “popolari” della Settimana Santa abbiamo parlato con Giovanna Marini, musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale italiana, la cui attività l’ha trasformata in una delle figure più importanti nello studio, nella ricerca e nell’esecuzione della tradizione musicale popolare italiana.

«Esistono due tipi di riti della Settimana Santa»- spiega la Marini nel corso del nostro colloquio telefonico- «i riti della Chiesa ufficiale e i riti “popolari”, mantenuti soprattutto dagli abitanti dei paesi, i quali li tramandano di generazione in generazione. Piano piano la Chiesa ufficiale, attraverso i vari Concili, ha cercato di bandirli perché li considerava pericolosi in quanto poco dogmatici nello scritto dei testi.

I testi di questi canti sono spesso in volgare o in un latino maccheronico che non rispetta affatto la sintassi e la grammatica latina. Inoltre sono testi che evidenziano sempre l’umanità di Cristo e non la sua divinità. In questi riti “popolari” anche la Madonna viene cantata, pregata, supplicata, in quanto madre che subisce la perdita di un figlio e tutti piangono su questo dolore. Nel rito invece della Chiesa ufficiale la Madonna non compare quasi per nulla. Dunque c’è una differenza abissale fra le due rappresentazioni». Ad esempio, in Sardegna, il mercoledì santo si celebra l’”Ufficio delle tenebre”, un insieme di preghiere, salmi e canti che un tempo riempiva di poesia la Settimana Santa e che ora è stata abbandonato dalla Chiesa “ufficiale” che ha voluto snellire i propri riti.

I riti e i canti popolari sono tenuti in vita dal mondo agreste e meno “cittadino”, questi canti sono un repertorio di storia della musica, «una stratificazione di modi musicali tutti importanti e tutti storici».

E le Confraternite sono fondamentali nella preservazione di questi rituali: «Questi riti e canti sono sempre stati tramandati di padre in figlio anche per un’altra coincidenza, ovvero l’esistenza delle Confraternite. Le quali sono società di mutuo soccorso che nascono all’interno di solito dell’ambito parrocchiale. La Chiesa non ha mai sostenuto o partecipato alle Confraternite che tuttavia sono sempre state un appoggio per essa, perché raccoglievano denaro, davano posti di lavoro a gente che non ne aveva, aiutavano gli affamati, aiutavano quelli che non avevano i soldi nelle famiglie e nelle case».

Le Confraternite sono custodi del passato, di riti e tradizioni che continuano immutati da secoli. Ma per le comunità far parte di una confraternita vuol dire “condivisione”. E in questo momento la cosa che più manca a chi ne fa parte sono i momenti di preparazione e attesa con i propri confratelli. «Ci manca tutto quel che appartiene ai nostri riti, il caffè con i compagni di statua o una cena tra confratelli per parlare di ricordi storici. Questa Settimana Santa com’è? È surreale», Leonardo ha 25 anni e da quando ne ha 18 che, in questo periodo dell’anno, scalzo e incappucciato, attraversa la città con un andamento lento e dondolante. I tarantini chiamano questo modo di camminare “nazzecare”, ed è il passo che contraddistingue il pellegrinaggio dei “perduni”. Con un camice bianco stretto in vita, il volto coperto da un cappuccio con due forellini al posto degli occhi e una corona di spine camminano per il centro storico portando sulle spalle i misteri in processione.

Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni
A sinistra la processione Di Taranto, Settimana Santa 2019
A destra la stessa via,vuota. Settimana Santa 2020

«Quest’anno, la Settimana Santa è solamente un vivere di ricordi e pensare a ciò che avrebbe dovuto essere. Non ci saranno le liturgie sacre e la venerazione dei sepolcri del giovedì santo. Nessuna attesa davanti la chiesa di San Domenico per l’uscita della statua dell’Addolorata a mezzanotte. Momento che segna l’inizio del periodo più significativo per noi tarantini». Con l’uscita della madonna i “perduni” iniziano la loro processione guidati dal tric trac della “troccola”, strumento musicale di legno con delle  maniglie di metallo che agitato crea un suono metallico, per poi riportare la statua nella chiesa alle 17 del giorno dopo. Un momento solenne che ogni anno raccoglie fedeli e turisti davanti la chiesa in cerca di spazio tra la folla per vivere una tradizione antica. Questa è la terza volta nella storia che la Settimana Santa non sarà accompagnata dal suono a due tempi della troccola. La chiesa di San Domenico vuota e le vie della città vecchia in silenzio. Come tutto ormai, anche questa settimana e le sue tradizioni saranno vissute attraverso un computer. Dirette streaming della messa e vecchi video saranno l’unico modo per sentirsi vicini ai riti antichi. Leonardo è provato, come se avesse perso una parte di sé stesso. «Anche se con la tristezza nel cuore sappiamo che dobbiamo fermarci per il bene dell’Italia. Non ci resta che pregare per il nostro Paese e pensare al prossimo anno, quando tutto sarà tornato alla normalità e potremo riabbracciare le nostre tradizioni».

Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni
La Troccola

A Mottola, un paese a 30 km da Taranto, nonostante tutto il tric trac metallico si farà sentire tra le vie del paese. «Abbiamo pensato di trasmetterla in filodiffusione durante le ore della crocifissione di Cristo, insieme poi ai canti eucaristici e alla lettura del passio», Vito, priore della Confraternita del Carmine, racconta di come le vie del centro storico solitamente piene di gente in attesa della processione quest’anno si riempiranno solo delle voci robotiche degli altoparlanti. «È un momento identificativo per il paese, i riti della Settimana Santa sono una nostra peculiarità. Li aspettiamo e prepariamo per un anno intero. Questa volta è dura, ma con le dirette streaming , la musica tradizionale e i canti liturgici che risuonano nel paese speriamo di farci sentire vicini in questo momento difficile».

Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni
A sinistra le paranze fuori chiesa si preparano per iniziare la processione del Sabato Santo, Settimana Santa 2019. Foto di Giuseppe Laera per Itinera.
A destra Sabato Santo 2020, solo una paranza esce dalla chiesa per far sentire il suono della troccola.

Chiese chiuse e divieto di celebrare la messa per evitare assembramenti, ma il legame con le tradizioni è troppo forte. «Anche se non possiamo portare i misteri in processione li abbiamo comunque sistemati all’interno della chiesa». La navata vuota da un mese è stata riempita con le statue sacre. «Venerdì pomeriggio porteremo fuori il crocifisso, così i passanti potranno adorare la croce mentre passano in macchina o per fare la spesa». Mentre sabato un confratello, da solo, aprirà le porte della chiesa alle 6 del mattino e suonerà la troccola, come se dovesse davvero uscire la processione. In realtà le porte verranno chiuse subito dopo, e nessuna Paranza si metterà in cammino a piedi nudi per le vie del paese. «Quest’anno non vivremo la Settimana Santa, ma non dobbiamo scoraggiarci. Le Paranze torneranno a peregrinare tra le vie della nostra città l’anno prossimo e sarà più bello».

Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni
A sinistra i Misteri in processione durante , Settimana Santa 2019. Foto di Giuseppe Laera per Itinera.
A destra i Misteri raccolti nella chiesa del Carmine,Settimana Santa 2020.

Anche in Sardegna, ad Iglesias, “l’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte si è dovuta arrendere alle disposizioni previste dal Governo per arginare il Covid-19”, si legge nel comunicato stampa del sito ufficiale della confraternita più antica della città. Anche qui le campane suoneranno come da tradizione per accompagnare una processione che non ci sarà e le celebrazioni verranno trasmesse via streaming sulla pagina facebook. «Le tradizioni della Settimana Santa ad Iglesias sono molto rigide-racconta Angelo- e spesso private. Da secoli la deposizione di Cristo morto viene fatta a porte chiuse nella chiesa di San Michele perché i confratelli recitano delle preghiere segrete. Quest’anno, per la prima volta, renderanno nota una di queste in diretta streaming». Un modo per sostituirsi all’affetto dei fedeli che ogni anno aspettano la processione e fargli sentire l’abbraccio della confraternita.

Ripensare la Settimana Santa per tenere vive le tradizioni
Il tradizionale abito sardo dei “Baballottis” .
Foto di Alice Codagnone

Il venerdì santo alle 20 al posto della processione del Descenso, un sontuoso funerale per Gesù morto, un flash mob dai balconi riempirà le strade della città con il suono delle “matracche”, uno strumento in legno che accompagna la processione, suonate dai bambini nei tradizionali abiti di “Baballottis”, una tunica bianca e un cappuccio in testa simile a quella dei “perduni” tarantini.  Questi, insieme al rumore cupo dei tamburi suonati da musicisti di diverse associazioni culturali, terranno viva l’atmosfera e le tradizioni anche in un momento così particolare.

Nei riti e canti della Settimana Santa è vivo il legame con le origini popolari e contadine dei vari paesi italiani che rivivono, grazie a un’esperienza collettiva e di condivisione, la Passione di Cristo, rinsaldando così il loro legame con la tradizione e i propri antenati. Tradizioni, basate sulla condivisione di una stessa origine e identità, che quest’anno verranno momentaneamente bloccate a causa dell’emergenza pandemia. Nonostante questo sia un anno particolare, tuttavia, sono molte le città che seguono questi esempi e con dirette streaming o flash mob cercano di mantenere vivi i riti della Settimana Santa.