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Esclusiva

Maggio 2 2020
Gatsby, vecchio mio. La censura americana si abbatte sul capolavoro di Fitzgerald

In un distretto scolastico dell’Alaska cinque titoli di letteratura americana vengono ritirati dai programmi di liceo. Abbiamo parlato di censura, pedagogia e del ruolo della donna nella letteratura con Valerio Magrelli, poeta e scrittore

«Visto il clima forse l’Alaska sarebbe l’unico posto al mondo in cui accettare un rogo di libri. Capisco il gelo ma i libri non si bruciano e non si vietano». Queste le parole di Valerio Magrelli, poeta, traduttore e scrittore italiano, vincitore del Premio Mondello e finalista al Premio Campiello con Geologia di un padre, a proposito della notizia che un distretto scolastico dell’Alaska ha tolto cinque titoli di letteratura americana dai programmi dei suoi licei.

Tra i titoli incriminati dal consiglio scolastico del distretto di Matanuska-Susitna c’è anche Il grande Gatsby, pubblicato nel 1925 e diventato una delle pietre miliari della letteratura americana. Il libro era tra i preferiti del protagonista del Giovane Holden che, in un passaggio del libro, ricorda uno dei modi di dire preferiti da Jay Gatsby ovvero: “Old sport”, vecchio mio, come venne tradotto in Italia.

Gli altri quattro famosi titoli di letteratura americana ritirati perché considerati “controversi” sono: Uomo Invisibile di Ralph Ellison (1952) che tratta questioni legate alla realtà afroamericana in America; Comma 22 di Joseph Heller (1961) ambientato nel secondo conflitto mondiale e diventato uno dei libri per antonomasia contro la guerra; Quanto pesano i fantasmi di Tim O’Brien (1990), una raccolta di racconti brevi sulla guerra in Vietnam e infine Io so perché canta l’uccello in gabbia di Maya Angelou (1969), sulla segregazione razziale nell’America degli anni Trenta.

Secondo il documento diramato dal distretto scolastico, il libro della Angelou conterrebbe materiale sessuale troppo esplicito (il racconto dello stupro subito dall’autrice da bambina) e un messaggio “anti-bianco”. Così come Uomo invisibile avrebbe riferimenti a stupro e incesto. Il libro di O’Brien e Il grande Gatsby conterrebbero riferimenti sessuali. Infine, in Comma 22: «Ci sono una serie di insulti razziali, i personaggi parlano con la tipica misoginia dei “militari” e gli atteggiamenti razzisti dell’epoca. Ci sono scene di violenza sia corpo a corpo che con le armi, e di violenza contro le donne».

Il consiglio scolastico ha votato con 5 voti a favore e 2 contrari l’esclusione di questi libri dai programmi delle scuole superiori del distretto. La motivazione secondo il vice presidente del consiglio, Jim Hart, intervistato da Nbc News, sarebbe che il contenuto di queste opere potrebbe nuocere ai ragazzi.

«Se dovessi leggere questi libri in un ambiente aziendale, in un ambiente d’ufficio, sarei trascinato in un procedimento di reclamo per le pari opportunità», avrebbe detto Hart. «La domanda è perché questo è accettabile in un ambiente e non in un altro».

Hart ha però insistito dicendo che i libri non sono banditi del tutto, perché ancora reperibili nelle librerie del distretto.

Nel frattempo la pagina Facebook del distretto scolastico è stata inondata da commenti di utenti sdegnati: «Siete fuori di testa?» – scrive qualcuno- «non avete visto quello che c’è in televisione o nei film? Non avete letto i libri di Harry Potter? C’è più violenza lì che in Comma 22».

Il poeta italiano Valerio Magrelli- quando gli viene chiesto ironicamente se ci sono dei libri che andrebbero effettivamente censurati- risponde: «Direi che, tenendo conto della particolare situazione culturale degli Stati Uniti e del puritanesimo che lì regna, io vieterei un libro creazionista. Dal momento che esiste una differenza tra scienze umane e scienze dure, mi viene da dire che vieterei i libri che vengono tanto amati dai proibizionisti stessi e che vanno contro l’evidenza scientifica: i titoli no vax e quelli anti-darwiniani, su questi non avrei pietà. Negare la verità scientifica è inaccettabile, se proprio ci dovesse essere qualcosa di inaccettabile».

Gatsby, vecchio mio. La censura americana si abbatte sul capolavoro di Fitzgerald
Valerio Magrelli

«Io però sono per la totale libertà. Uno può fare quello che vuole purché non dia fastidio agli altri. È la visione kantiana del pestare i piedi al vicino che mi fa schizzare. Se leggi un libro sottovoce e non mi dai fastidio, la cosa non mi interessa».

E, a tal riguardo, al poeta vengono in mente dei versi molto belli di Rilke: «Siedo e leggo un poeta. Nella sala c’è molta gente, ma non si avverte. Sono nei libri. A volte si muovono tra le pagine, come persone che dormono e si rigirino tra due sogni. È bello stare in mezzo a uomini che leggono. Perché non sono sempre così?».

«Leggere un libro, in genere- a meno che non sia il Mein Kampf– neutralizza gli aspetti peggiori dell’uomo. Altro è infastidire e molestare il prossimo, per cui prevedrei invece pene corporali atroci» dice ridendo Magrelli.

«La questione della censura è molto delicata. Io posso essere favorevole per quello che riguarda le trasmissioni cui non ci si può sottrarre, ad esempio i cartelloni pubblicitari, ai quali siamo costretti ad essere esposti ed è bene che vengano controllati. Però ci sono solo alcuni ambiti specifici in cui la censura a mio parere è legittima. In questi specifici casi è giusto tutelare anche la libertà del fruitore. Fatta questa precisazione, però, trovo che per quanto riguarda un libro sia impensabile».

Per quanto riguarda però la pedagogia, dice Magrelli, essa va distinta dalla letteratura e bisogna fare attenzione alle letture che veicolano modelli di comportamento e il poeta porta l’esempio del gender e della situazione femminile in Italia e nella letteratura: «Siamo un Paese in cui ci sono ancora differenze di retribuzione tra i sessi. Quando mia madre aveva 12 anni le donne in Italia non potevano ancora votare. Vorrei ricordare che la schiavitù delle donne in Italia è finita ieri pomeriggio e continuare a insegnare alle bambine delle favole che le prefigurano e le predispongono a determinati comportamenti è pericoloso. Il patriarcato passa anche da questo. Quindi io considero la pedagogia un terreno diverso dalla letteratura. Una cosa è studiare la letteratura, una cosa è modellare i ragazzi. Per esempio, mi viene in mente la serie Netflix Unorthodox».

Il riferimento, usato da Magrelli come esempio delle condizioni degradanti in cui vivono tutt’ora le donne in alcune parti del mondo, è alla miniserie televisiva di Anna Winger e Alexa Karolinski, uscita su Netflix il 26 marzo. Unorthodox narra della vicenda autobiografica di Deborah Feldman, fuggita da una comunità ebraica ultraortodossa di Williamsburg, Brooklyn. La serie racconta della particolare situazione femminile nella comunità chassidica, dove le donne sono relegate al ruolo di mogli e “sforna-bambini”, come recita una battuta di un personaggio della serie.

«C’è una grande discriminante: la rivoluzione francese. Dobbiamo scegliere se accettare libertà, fraternità e uguaglianza o se non accettarle. Non è una via facile ma se vogliamo l’uguaglianza tra uomini e donne non possiamo continuare a raccontare ai bambini delle favole dove sono già stabiliti i loro ruoli nel futuro. O accettiamo una vera parità e una vera laicità- che vuol dire l’abbandono di una certa forma di religione- oppure chiniamo la testa e arriviamo al libro di Houellebecq, Sottomissione».

«Io ho fatto un’antologia della poesia italiana, intitolata Millennium poetry, in cui sono raccolti 39 autori di cui solo uno è una donna. Ma questo perché le donne hanno votato in Italia per la prima volta 60 anni fa e fino a poco tempo fa era una fascia di popolazione che stava incatenata in cucina, erano di fatto schiave e se sei schiavo non hai tempo per altro. C’era una grandissima poetessa messicana nel ‘600, Juana Inés de la Cruz, ma statisticamente si contavano sulle dita delle mani. Ci sono la Dickinson, Jane Austen…ma sono veramente pepite d’oro in un deserto di schiavitù».