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Esclusiva

Maggio 7 2020
“Let It Be” è 50 anni giovane: Happy Anniversary, Fab Four

“Let It Be” arriva nel 1970, alla fine della carriera decennale dei Beatles. Oggi quel capolavoro compie 50 anni, ma rimane bello come allora

Let It Be, lascia che sia. «When I find myself in times of trouble, Mother Mary comes to me, speaking words of wisdom, let it be.» L’ultima fatica Paul McCartney la scrive senza l’aiuto di John Lennon e l’uscita del disco segue di un mese l’intervista in cui annuncia che avrebbe lasciato la band. I Beatles pionieri del pop, i Beatles delle fan urlanti, i quattro grandi assenti del Festival di Woodstock (15-18 agosto 1969). I Beatles che suonano ancora sui vinili degli appassionati e ai computer dei più giovani, che li conoscono anche se i genitori non gliene hanno parlato.

Mezzo secolo fa la band si congedava dal suo pubblico facendo uscire insieme al suo ultimo album anche un documentario diretto da Michael Lindsay Hogg. L’omaggio ai fan comprendeva le sedute di registrazione e il concerto sul tetto al numero 3 di Savile Row, quartier generale della Apple Records. È il 30 gennaio del 1969 e verso mezzogiorno i Fab Four e il tastierista Billy Preston iniziano a suonare. La folla spontanea si raduna naso insù ai piedi dell’edificio, altri si raccolgono nelle strade vicine e sui tetti di altre strutture. Lo spettacolo prosegue per 42 minuti, poi gli impiegati della Apple cedono alle minacce di arresto dei poliziotti e li lasciano entrare. L’ultima canzone suonata è “Get Back”, John Lennon saluta divertito il pubblico: «vorrei ringraziare a nome del gruppo e spero che abbiamo superato l’audizione.»

Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr in un primo momento accantonano il progetto di “Let It Be”, brano inciso con Billy Preston insieme a “Don’t Let Me Down”, “Get Back” e “The Long and Winding Road”. Litigano, poi lasciano i nastri in un armadio e si dedicano a un altro album: Abbey Road. È questo per molti il vero ultimo disco della band, un testamento spirituale che però precede il capolavoro del 1970 venendo pubblicato nel settembre del 1969.

Il 10 aprile 1970 segna la fine di un’epoca, ma la frattura tra i quattro cantanti di Liverpool era già nell’aria. Ormai inconciliabili, John Lennon aveva lasciato la band e non nascondeva la voglia di andare da solo, così anche Harrison e Starr. È però Paul a dichiarare conclusa l’esperienza dei Beatles servendosi di un’intervista – comunicato rilasciata ai media il 9 aprile. Il giorno dopo il tabloid britannico Daily Mirror titola a tutta pagina: «Paul quits the Beatles», lascia la band. A poco erano serviti i tentativi di Ringo, il batterista subentrato a Pete Best nel 1962. Ormai era impossibile ricucire gli strappi.

I Fab Four saranno sempre parte del nostro immaginario, immortalati nella memoria come quando l’obiettivo di Iain MacMillan li fissò sulle strisce pedonali di Abbey Road. Erano le 12:00 dell’otto agosto ‘69, i quattro attraversano la strada nella zona di St. John’s Woods, a pochi metri dagli studi di registrazione della Emi, e la foto sarebbe diventata la copertina dell’omonimo album. Vecchi di 50 anni eppure ancora attuali: «Speaking words of wisdom, let it be.» Punta di nostalgia, i miti non ritornano, eppure continuano a fare la storia.