Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Maggio 31 2020
Paolo Ascierto e il “suo” Tocilizumab. La ricerca va avanti

Proseguono gli studi dello scienziato per valutare l’efficacia del farmaco su COVID-19. Una diretta Facebook diventa l’occasione per una chiacchierata a 360 gradi

«Mi fate tornare in mente quando ero un giovane studente di Medicina. È un piacere essere qui con voi, grazie per l’invito». Il professor Paolo Ascierto è rilassato nella poltrona del suo studio. Braccia conserte, sfoggia una camicia bianca e un grande sorriso.

Scienziato di fama internazionale, dirige l’Unità di Oncologia melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori “Pascale” di Napoli. Durante la pandemia di COVID-19 è diventato famoso grazie a un’intuizione: utilizzare il Tocilizumab contro il virus. Già impiegato nel trattamento dell’artrite reumatoide, blocca il recettore dell’interleuchina 6, riducendone l’attività. Questa è una proteina con un ruolo importante nella “tempesta citochinica”, la reazione immunitaria che si verifica nelle polmoniti da SARS-CoV-2 più critiche. Il farmaco rientra nella categoria degli anticorpi monoclonali, prodotti in laboratorio dai cloni di un’unica cellula. Sono molecole in grado di riconoscere in maniera selettiva e neutralizzare il loro bersaglio.

Lo scorso 25 maggio il medico campano ha partecipato all’incontro “COVID19, la sfida globale: prospettive e orizzonti”, in diretta sulla pagina Facebook “Fuori Luogo”. «Uno spazio di condivisione e confronto, progettato per lanciare sui social network temi attuali e sviluppare idee per il territorio» ha affermato Antonio Petruzzo, uno degli organizzatori. L’idea è nata qualche settimana fa nello storico borgo di Gesualdo, paese in provincia di Avellino. Il merito è stato di cinque ragazzi, con percorsi professionali diversi ma uniti dalla voglia di mettersi in gioco e dall’amore per la “loro” Irpinia. Sin dall’inizio, la passione di un’intera comunità si è legata alla realizzazione di progetti concreti. Tra questi, il dibattito con il noto oncologo, salito alla ribalta per aver sfidato con le sue armi una malattia infettiva.

Paolo Ascierto e il “suo” Tocilizumab. La ricerca va avanti

L’incontro è iniziato ripercorrendo la storia del farmaco. L’esperienza è stata acquisita nel campo delle terapie geniche CAR-T, i trattamenti personalizzati contro il cancro che agiscono sul sistema immunitario del paziente, permettendogli di riconoscere e aggredire le cellule tumorali. Ascierto ha spiegato che tra le complicanze dell’innovativo metodo c’è la sindrome da rilascio citochinico, una risposta infiammatoria sistemica che provoca grave ipotensione e insufficienza respiratoria. In questi casi viene somministrato il Tocilizumab, con buoni risultati.

«All’inizio della pandemia, una mia collaboratrice era a Pittsburgh, negli Stati Uniti, per approfondire gli effetti collaterali della CAR-T. Abbiamo capito che c’era una similitudine con il meccanismo della patologia polmonare da Coronavirus. Alcuni colleghi cinesi hanno appoggiato la nostra idea, perché avevano già somministrato il medicinale a 21 pazienti, 20 dei quali erano migliorati in un paio di giorni. Il 7 marzo, all’ospedale Cotugno di Napoli, abbiamo trattato i primi due malati, entrambi intubati. A distanza di 24 ore uno di loro ha mostrato importanti miglioramenti. Tuttavia, per valutarne l’efficacia, bisognava eseguire la sperimentazione sull’uomo. L’Agenzia Italiana del Farmaco, l’ente deputato alla regolazione dei medicinali nel nostro Paese, ha concesso l’autorizzazione in soli 10 giorni. Un record, rispetto ai sei mesi necessari per approvare un protocollo clinico».

Il 19 marzo sono partiti i test su 330 pazienti, arruolati in 20 ore. Per essere considerato una terapia valida, il Tocilizumab avrebbe dovuto ridurre di almeno il 10% il tasso di mortalità, a quattordici e trenta giorni. I dati sono stati confrontati con quelli dell’Istituto Superiore di Sanità. Dopo due settimane non è stata riscontrata una differenza statistica significativa, mentre il mese successivo il miglioramento è stato netto: dal 35% si è passati al 22,4% nei soggetti trattati con l’anticorpo monoclonale. Ma questi risultati presentavano un limite, l’assenza di una classe di controllo a cui somministrare il placebo. Sono tuttora in corso gli studi clinici randomizzati di fase 3, nei quali ai pazienti vengono assegnati in modo casuale o il medicinale oggetto della ricerca o il farmaco di controllo (il trattamento standard per la malattia o un placebo). Così, nei due gruppi a confronto, la terapia diventa l’unica variabile in grado di influenzare la prognosi.

Ascierto è sicuro: «il Tocilizumab va fatto quando il rischio di essere trasferiti in rianimazione è elevato. Non sappiamo con certezza quale sia il paziente ideale, ma lo sospettiamo. Nei primi giorni della sperimentazione i malati in terapia subintensiva, non intubati e con marcatori di infiammazione elevati, erano quelli che rispondevano meglio. Ma il farmaco funziona anche nei casi più gravi, sebbene occorra più tempo per valutare il beneficio. Il problema dei dati a disposizione è che presentano alcune lacune. Data la situazione d’emergenza, è stato difficile riempire con precisione gli appositi moduli. Nelle prossime settimane attingeremo a un altro serbatoio di informazioni, uno studio di 2500 persone che è servito da piattaforma per richiedere il medicinale».

Paolo Ascierto Tocilizumab

Non è emersa una vera e propria controindicazione al trattamento. Tra i possibili effetti collaterali si segnalano reazioni durante l’infusione, il rialzo degli indici di funzionalità epatica e l’abbassamento di piastrine e granulociti neutrofili, un tipo di globuli bianchi. Il vantaggio è dato dall’unica somministrazione prevista, nonostante sia permessa una seconda dopo 12 ore, in caso di inefficacia.

La discussione diventa trasversale, ma lo scienziato non si tira indietro. Anzi, risponde con entusiasmo. Dall’importanza della terapia anticoagulante con eparina, agli studi con i farmaci per l’HIV, Ritonavir e Lopinavir. Dai dibattiti sulle complicanze cardiologiche dell’idrossiclorochina, alla sperimentazione di nuovi anticorpi monoclonali contro la proteina ACE-2, il recettore di SARS-CoV-2

«I diversi trattamenti sono validi a seconda delle fasi della patologia. Ad esempio, il Tocilizumab non agisce contro il virus, ma contro una sua complicanza, la tempesta citochinica scatenata dall’infezione. Noi, dunque, blocchiamo il sistema immunitario. La miglior strategia sarebbe colpire con efficacia la replicazione del microrganismo o prevenire l’infezione con un vaccino. Purtroppo occorre tempo».  

Sempre più utenti raggiungono la diretta e costringono gli intervistatori a una difficile selezione delle domande. «Il caldo? È una speranza più che una certezza. Al momento nessuna evidenza ci autorizza a considerare le alte temperature un vantaggio. Anzi, un recente articolo della rivista Science non smentisce la possibilità di nuovi focolai di malattia nei climi più miti e umidi. E poi come la mettiamo con la diffusione del virus in Brasile e India?»

Secondo lo scienziato la situazione è in miglioramento, ma è necessario non abbassare la guardia. «Ora i nuovi malati hanno una carica più bassa e le manifestazioni cliniche sembrano meno gravi. Nonostante il virus sia suscettibile alle mutazioni, finora non abbiamo prove certe che ciò sia accaduto. Secondo me tutte le strategie messe in campo hanno portato dei benefici, ma l’isolamento contenitivo ha avuto l’impatto maggiore».

Il professor Ascierto non risparmia una critica al modello lombardo: «ha creato una concezione “ospedale-centrica” del Sistema Sanitario regionale, senza considerare il territorio. Mettere tutti i malati nei grandi policlinici, compresi quelli che potevano essere gestiti a domicilio, ha provocato la diffusione dell’infezione. In queste strutture hanno lavorato operatori sanitari che si sono contagiati. Molti di loro hanno perso la vita. Avremmo dovuto seguire l’esempio della Germania, che ha investito sui medici di base. Solo se in condizioni gravi, i pazienti venivano inviati in Pronto Soccorso».

Paolo Ascierto Tocilizumab

Non poteva essere dimenticato il capitolo vaccino: «la comunità scientifica mondiale si sta muovendo in questa direzione. Alcune piattaforme sono più avanti di altre. Noi collaboriamo con l’azienda italiana Takis, la stessa con cui stavamo mettendo a punto un vaccino contro il melanoma. Il progetto utilizza la proteina Spike, la “chiave” con cui il virus entra nelle cellule umane. Al momento gli studi si stanno concentrando sul ratto e sembra che il farmaco stimoli anticorpi neutralizzanti in buona quantità. Se i risultati fossero incoraggianti, la prima sperimentazione sull’uomo sarebbe prevista a ottobre 2020 negli ospedali Pascale e Cotugno di Napoli. Il traguardo? Forse a giugno del prossimo anno».

L’ultimo spunto di discussione riguarda la comunicazione durante la pandemia. «Le persone sono state disorientate da informazioni discordanti. Purtroppo è un virus giovane, che va approfondito. A volte non è possibile dire come evolverà la situazione. L’impatto del caldo e la seconda ondata di settembre sono solo alcuni esempi. Non bisogna fare queste affermazioni nella veste di esperti. Piuttosto occorre precisare che non esistono dati scientifici. A volte, purtroppo, si è gareggiato nel dire la cosa più sensazionale».

Fonte: Aifa