«Voi avete la responsabilità gravissima di averci illusi, voi che tacevate, che sopportavate, che non avete mai trovato il coraggio di dire a noi, giovani inesperti, la parola della verità». Queste le parole che Laura Bianchini, una delle ventuno madri costituenti, usò nei confronti degli insegnanti durante il periodo fascista. È stata una donna forte, dal carattere scostante, dedita all’ insegnamento e alla passione politica, civile e cristiana, che ha avuto la tenacia di resistere all’ ondata autoritaria del regime di Mussolini.
Docente, politica militante, giornalista e parlamentare: sono le diverse sfumature di una donna che ha fatto della resistenza e del coraggio il suo stile di vita. Nata in una famiglia modesta, Laura Bianchini inizia a lavorare fin da giovane, continuando a studiare da autodidatta fino alla laurea in Lettere nel 1932.
La sua passione per l’insegnamento e i temi pedagogici la portano a collaborare con la casa editrice “La Scuola”, mentre continua il suo impegno nel cristianesimo sociale. Negli anni dell’università, infatti, aderisce alla Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e al Movimento Laureati Cattolici. In questi ambienti sviluppa il suo antifascismo, che la porterà a sposare l’impegno militante nella lotta per la resistenza.
Il ruolo delle donne in politica, infatti, prima della Repubblica e dopo è stato fondamentale, come afferma Maria Pia Casalena, docente di storia all’ Università di Bologna: «hanno partecipato alla Resistenza sia con le armi, nel ruolo di staffetta delle formazioni armate, sia senz’armi, come madri che nascondevano soldati e partigiani. Le 21 costituenti hanno poi insegnato a stringere alleanze femminili al di là e oltre le appartenenze di partito. Hanno combattuto molte battaglie insieme, cattoliche e comuniste, dal 1946 al 1948, e poi di nuovo dopo il 1953. Hanno condotto battaglie notevoli, talvolta perdendole ritrovandosi a sfidare, al di là delle ideologie resistenziali che hanno plasmato la nostra Carta, un persistente maschilismo che non era venuto meno nonostante la Resistenza e l’allargamento del diritto di voto».
Dopo l’armistizio dell’8 settembre la sua casa a Brescia diventa la sede di riunioni di esponenti militari e politici contro il fascismo e qui crea la tipografia per il giornale “Brescia Libera”, dove scrive articoli nei confronti degli insegnanti, accusandoli di non aver aiutato i giovani a comprendere la realtà intorno a loro.
Diventata sospetta per la polizia si trasferisce a Milano, dove continua il suo impegno politico e di resistenza, facendo parte delle Fiamme Verdi (formazioni partigiane cattoliche). Aiuta i detenuti politici, le famiglie dei patrioti caduti e gli ebrei che volevano raggiungere la Svizzera. È in questo contesto che diventa staffetta partigiana agli ordini di Enrico Mattei fondatore dell’Eni e del quotidiano Il Giorno, sempre legato alla sinistra democristiana, scomparso in un misterioso incidente. Le viene, inoltre, conferito il grado di maggiore dell’esercito partigiano. Oltre a queste attività Laura Bianchini scrive sulla stampa clandestina, usando pseudonimi che ricordano la sua formazione umanistica, come Penelope, Don Chisciotte, Battista. «Quando la vittoria coronerà la nostra insurrezione armata per la libertà e l’indipendenza, saremo impegnati a mantenere un senso, un valore a questa attività, contro il ritorno di qualunque assolutismo. I fedeli, i disinteressati, i sinceri sono fin d’ora portatori dell’avvenire».
Finita la guerra il suo impegno politico continua. Viene nominata dalla Democrazia Cristiana membro della Consulta, con l’incarico di segretaria della Commissione dell’Istruzione e delle Belle Arti, dove si occupa di diversi temi riguardanti la scuola.
Nel 1946 viene eletta dalla Costituente e nella casa romana delle sorelle Portoghesi, dove vive, si forma un circolo di intellettuali e politici democristiani, nominato la “Comunità del porcellino”. All’ interno dell’Assemblea Costituente la sua partecipazione e la sua intelligenza furono fondamentali per temi riguardanti la scuola e le donne, nonostante i pregiudizi dell’epoca sulla presenza femminile in politica. Sfidando questi preconcetti e facendo valere il suo carattere forte e deciso, spinse alla rivalutazione della scuola privata e più in generale di tutti i contesti scolastici, considerati non solo come luoghi di cultura e di assistenza, ma anche di formazione professionale.
Due anni dopo siede in Parlamento come deputata con la corrente dei Cristiano sociali di Giuseppe Dossetti e si impegna, insieme a Guido Gonella, per rendere la scuola inferiore obbligatoria fino ai quattordici anni, proposta che non si trasformò in legge.
Nei primi anni Cinquanta Laura Bianchini lascia il ruolo di parlamentare, ritornando al suo amato insegnamento, presso il Liceo Classico Virgilio di Roma. Muore nel 1983 dopo aver segnato una parte importante della storia d’Italia e delle italiane.
Leggi anche:
Angelina Merlin, la Madre Costituente che ha protetto le donne di Fadi Musa
«Questa era mia madre», Ottavia Penna, una monarchica al servizio degli ultimi di Silvio Puccio
Oggi come ieri, largo ai giovani. Storia di Teresita Mattei di Francesco Stati
Le donne che hanno scritto la Carta di Claudia Chieppa e Fadi Musa