Nelle strade delle nostre città è possibile imbattersi in grandi o piccole opere d’arte che inscenano o commemorano gli eventi che un domani verranno studiati nei libri di storia. Solo a Roma, se si sa dove cercare, è possibile leggere la cronaca dell’anno che stiamo vivendo, attraverso i murales che caratterizzano le sue facciate, come se la città fosse un grande quotidiano.
Il 2020 è iniziato con un evento particolare, che aveva suscitato qualche polemica e molta ilarità. Il Papa, durante una celebrazione in Piazza San Pietro, strattonato da una fedele particolarmente calorosa, aveva reagito con un deciso “schiaffetto”. Lo Street Artist, Harry Greb, non si è lasciato sfuggire l’occasione di raccontare il fatto con due murales in pieno centro città, nel Vicolo della Campanella. In entrambe le opere vediamo il Papa pronto a sfoderare le sue doti di combattente. Il primo murale lo vede nei panni di Uma Thurman nel film “Kill Bill”, con tanto di spada di Hattori Hanzo stretta in mano; il secondo lo mostra di spalle, in procinto di affrontare un avversario alla sua altezza, Bruce Lee.
Tragica e complessa è invece la storia raccontata dal murale dell’artista Laika, comparso tra l’11 e il 12 febbraio sul muro che circonda Villa Ada, a pochi passi dall’ambasciata egiziana. L’opera ritrae il ricercatore italiano Giulio Regeni che abbraccia lo studente Patrick George Zaky, e rimanda all’efferato omicidio, ancora irrisolto, del primo ragazzo, avvenuto al Cairo nel 2016, e all’incarcerazione del secondo in un carcere egiziano da febbraio di quest’anno. I due fatti non hanno in comune solo l’ultimo paese in cui i due giovani protagonisti sono stati, si sospetta infatti che dietro la morte del ricercatore vi sia la mano dell’attuale regime d’Egitto, lo stesso che ora tiene prigioniero lo studente Zaky. Le parole che Laika fa pronunciare a Regeni nel suo murale manifestano la speranza di noi tutti.
Il 2020 è stato l’anno del Coronavirus, e i muri di Roma ne ripercorrono la storia con tre murales, ognuno dei quali si concentra su momenti diversi.
Il primo è comparso i primi di febbraio a Piazza Vittorio (la Chinatown capitolina). Il virus, allora, sembrava essere un problema che riguardava solo lo stato cinese, ma la paura che potesse arrivare anche in Italia era ben presente. I cittadini cinesi cominciavano ad essere mal visti, e le loro attività commerciali si erano svuotate velocemente. Laika ha reso indelebile quel periodo con l’immagine di Sonia, proprietaria del popolare ristorante cinese di Via Bixio, Hang Zhou, che ricorda ai passanti che c’è un altro virus in città.
Il mese successivo il Coronavirus invadeva l’Italia e poco più tardi il resto d’Europa. Il murale comparso davanti lo Spallanzani, l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive, simbolo della lotta al virus, racconta i giorni più drammatici dell’epidemia, quelli della Fase 1. Nell’opera di Harry Greb, è raffigurato un abbraccio, che vuole rappresentare tutti quelli non dati ai loro cari dalle vittime della malattia. I protagonisti sono Jack Nicolson e Will Sampson, quest’ultimo con indosso mascherina e guanti protettivi, protagonisti del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
Meno impegnativa e più ironica è l’opera dello Street Artist Maupal, comparsa in una via di Borgo Pio. L’opera mostra il topo Jerry e il gatto Tom con indosso la mascherina, e con il primo che intima alla sua nemesi di mantenere il metro di distanza. L’opera, realizzata per omaggiare Gene Deitch, il creatore del famoso duo animato scomparso di recente, racconta il distanziamento sociale che stiamo tutt’oggi vivendo con la fine del lockdown.
Il 2020 è anche l’anno delle proteste antirazziste che hanno investito l’America di Donald Trump. I muri di Roma raccontano gli eventi con due murales di Harry Greb (molto attivo quest’anno), situati proprio in Via Stati Uniti d’America. La prima opera ricorda la causa che ha scatenato le proteste: la morte dell’afroamericano George Floyd, soffocato da un’agente di polizia durante l’arresto. Il murale mostra la vittima dello scellerato omicidio nei panni della Statua della Libertà con un cartello in cui chiede giustizia e la Carta dei Diritti stretta in una mano.
La seconda opera si concentra sugli eventi successivi all’omicidio, e mostra Bob Marley, John Lennon, Jimi Hendrix, Aretha Franklin, Joe Strummer e Marvin, dietro uno striscione con la scritta “Black Lives Matter”. In questo modo l’artista ha voluto omaggiare il movimento antirazzista mobilitatosi dopo la morte di Floyd, un movimento che vede impegnati uomini e donne di tutte le etnie.
Il 15 giugno l’Italia ha commemorato il centenario della nascita di un grande artista, Alberto Sordi. La capitale non poteva esimersi dal festeggiare il compleanno del figlio prediletto, e lo ha fatto con un murale a lui dedicato, che lo mostra nei panni di uno dei suoi personaggi più celebri, Nando Moriconi di “Un Americano a Roma”, in sella a una moto, in compagnia della sindaca Virginia Raggi. L’artista è sempre Harry Greb, e l’opera è situata in Via San Cosimato, strada che ha dato i natali all’attore.
Il 2020, almeno per ora, non è stato un anno avaro di cattive notizie, e nella prima settimana di luglio si è portato via uno dei più grandi compositori al mondo, Ennio Morricone. Anche questo evento è stato riportato sui muri della capitale, a Trastevere, in Via delle Fratte. Nel murale l’artista stringe una statuetta degli Oscar nella mano sinistra, e con la destra chiede a chi passa di fare silenzio, forse per rispetto, o forse perché, anche dall’altra parte, il Maestro continua a dirigere l’orchestra.
Il grande giornale a cielo aperto che è diventata la città di Roma, non è esente dalla censura, e oggi non tutti i murales raccontati sono visibili, ma gli artisti continueranno ad usare le facciate dei palazzi della capitale per raccontare i fatti, più o meno importanti, che accadono nel mondo.