Dominique Meyer, il sovrintendente del Teatro alla Scala ha provato fino all’ultimo, ma alla fine ha dovuto rinunciare alla rappresentazione della Lucia di Lammermoor. Artisti e tecnici stavano provando da mesi l’opera di Donizetti che avrebbe dovuto aprire la Stagione del teatro d’opera più famoso al mondo. Gli standard però non sarebbero stati garantiti e un focolaio di contagio scoppiato nel coro rischiava di mettere a serio rischio la salute dei lavoratori, senza contare i costi per le sei settimane di prove per mettere in scena l’opera per una sola sera e senza pubblico.
L’unica altra occasione di cui si ha memoria di una battuta d’arresto alla “Prima delle prime” fu nel 1943, un’evenienza oggettivamente insormontabile. I bombardamenti tra il 15 e il 16 agosto avevano divelto completamente il tetto, squarciato la volta e quattro ordini di palchi, persi i magazzini dei costumi, i camerini, le sale di prova del coro e di ballo. Solo la seconda Guerra Mondiale era arrivata a tanto. Oggi in un bombardamento metaforico, in una realtà completamente diversa, ma per certi versi non meno tragica, tra coprifuochi e economie paralizzate e nazioni che si prodigano nella ricerca di una via d’uscita, anche il mondo dello spettacolo deve reinventarsi, e può farlo in modi non convenzionali che anziché arresa, testimonino speranza, e assieme, la valenza civile che la cultura e i teatri italiani possono apportare.
Ecco allora una serata diversa, un Sant’Ambrogio ai tempi del covid, che diventa un palinsesto composito di forme artistiche, e che ha tutti gli ingredienti per essere ricordato come un appuntamento memorabile. Un evento planetario che raggiungerà una platea potenzialmente sconfinata: dalla Spagna alla Polonia, dall’America all’Australia. Saranno Rai 1, Radio3 e Raiplay a trasmettere la Prima, a partire dalle ore 17 di lunedì 7 dicembre, per quasi tre ore di programmazione, registrate nei giorni scorsi senza la presenza del pubblico.
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Non sarà un semplice gala d’opera con sfoggio di brillocchi e ermellini, ma un florilegio drammaturgico che il regista Davide Livermore ha ideato con scene operistiche tratte da Rigoletto, Don Carlo, Otello, Don Pasquale, Guglielmo Tell, Madama Butterfly, Turandot, Tosca, Carmen, La Valchiria. Non solo Donizetti, Rossini, Puccini, ma anche Wagner e Massenet. Con la scenografia che muterà per ogni brano proposto, le scelte operistiche saranno scandite da testi di poesia e prosa, da alcune lettere di Verdi agli scritti di Victor Hugo, Cesare Pavese, Ingmar Bergman interpretati da noti attori del panorama internazionale, e inframmezzati da alcune importanti incursioni di balletto, con l’étoile Roberto Bolle che si esibirà su un coinvolgente scenario di fasci laser in “Waves”, una coreografia che unisce tradizione e tecnologia.
Una scelta che vuole essere stimolo di redenzione, già a partire dal titolo scelto per la serata, l’ultimo verso dell’Inferno di Dante, di cui nel 2021 ricorrono i 700 anni della morte, che vuole essere anche buon auspicio per il futuro dello spettacolo, che la pandemia ha messo in ginocchio. Da una condizione di generale sofferenza di una società a possibilità future, se l’avvio è affidato al “Cortigiani vil razza dannata”, cupa maledizione di Rigoletto, in chiusura è il “Tutto cangia” da Guglielmo Tell che fa piazza pulita della rassegnazione e invita a pensare al futuro con intensità e speranza.
Con il palcoscenico per una volta alle spalle, Riccardo Chailly dirigerà un’orchestra sparsa, sistemata con grande effetto scenografico al posto della platea, con i singoli musicisti con mascherine e distanziati, e i coristi disposti nell’emiciclo dei palchi, ognuno a presidiare il proprio.
Un accordo con la Camera della moda vedrà gli stilisti Giorgio Armani, Dolce & Gabbana, Valentino, Curiel, Gianluca Capannolo e Marco De Vincenzo vestire con i propri abiti le attrici e gli attori, musiciste e musicisti, ballerine e ballerini, protagonisti indiscussi della serata. Per accontentare melomani e non, la lista delle stelle che hanno deciso di onorare la serata con la propria presenza è lunga e appaga tutti i gusti. Ildar Abdrazakov, Roberto Alagna, Carlos Álvarez, Piotr Beczala, Benjamin Bernheim, Eleonora Buratto, Marianne Crebassa, Plácido Domingo, Rosa Feola, Juan Diego Flórez, Elīna Garanča, Vittorio Grigolo, Aleksandra Kurzak, Francesco Meli, Camilla Nylund, Kristine Opolais, Lisette Oropesa, Mirco Palazzi, George Petean, Marina Rebeka, Luca Salsi, Andreas Schager, Ludovic Tézier, Sonya Yoncheva. Per quanto riguarda il ballo Roberto Bolle, Nicoletta Manni, Martina Arduino, Virna Toppi, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Marco Agostino, Nicola Del Freo.
Dopo il fiato alle trombe per l’istituzionale Inno di Mameli, ma senza autorità ad animare il Palco Reale, nel prologo anche la tradizione della “Prima diffusa”, che portava l’opera in giro per la città, avrà un volto nuovo, via i megaschermi sparsi per i vari angoli della città per evitare assembramenti, ma Milano sarà comunque presente, con un drone che sorvolerà la Madonnina, il Castello Sforzesco, la Stazione Centrale, e l’intera città con tutti i suoi magnifici luoghi simbolo, alcuni in movimento e altri, abbracciati nel loro silenzio.