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Esclusiva

Gennaio 18 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 20 2021
«La via dell’Europa dipende da noi». Gli scenari della crisi, da Roma a Bruxelles

Al Luiss Press Club dibattito sul futuro dell’Italia e del Recovery Fund

Il 19 gennaio, alle 9.30 di mattina, gli schermi di Bruxelles saranno accesi sulla TV del Senato. Il successo del Recovery Fund, lo strumento europeo per la gestione della crisi pandemica, dipende dal destino del governo italiano.

Lo spiega Valentina Meliciani, direttrice della Luiss School of European Political Economy, nel primo incontro del Luiss Press Club, dove si è discusso degli scenari politici ed economici che la probabile crisi di governo potrebbe generare. Sono intervenuti anche Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, e Nicola Lupo, direttore del Centro Studi sul Parlamento, che hanno risposto alle domande degli ascoltatori.

Crisi governo Conte

Quanto hanno inciso i temi economici sulla tenuta del governo?

Valentina Meliciani: «I temi economici sono stati al centro del dibattito fra Renzi e Conte, sia riguardo il Recovery Fund, sia riguardo l’utilizzo o meno del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) sanitario da parte dell’Italia. Era lecita una certa preoccupazione sull’importanza strategica del Recovery Plan [il piano italiano per l’utilizzo dei fondi europei, ndr] e il corretto impiego di queste risorse. Siamo il maggior Paese beneficiario, dalla nostra capacità di spesa dei fondi dipende il successo dell’intero progetto europeo. L’operazione è in profonda discontinuità con il passato: è la prima volta che la Commissione Europea reperisce fondi e li divide in base a quanto gli Stati sono colpiti da una crisi, nella fattispecie quella pandemica. 

L’immagine dell’Italia in Europa è fortemente legata agli sviluppi di questa vicenda politica: non si deve generare un clima di sfiducia nei nostri confronti. Occorre rassicurare l’Unione della correttezza della sua decisione: già le difficoltà per trovare un accordo sono state enormi, non possiamo permetterci di offrire sponde a Paesi che hanno pregiudizi (fondati o meno) sull’Italia». 

«La via dell’Europa dipende da noi». Gli scenari della crisi, da Roma a Bruxelles
Il segretario di Italia Viva, Matteo Renzi. Photo credits: ANSA

Matteo Renzi ha sbagliato?

Valentina Meliciani: «La scelta di Renzi di aprire un dibattito sul tema è stata doverosa. La seconda bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza [Pnrr, altro nome del Recovery plan, ndr] ha apportato modifiche significative rispetto alla versione iniziale. C’è maggiore attenzione agli investimenti, più fondi destinati alla sanità. 

Anche la discussione sul Mes e sui costi che potrebbe generare il suo non utilizzo è fondamentale. Nonostante i tassi di interesse bassi che oggi abbiamo grazie alla politica monetaria della Banca Centrale Europea, questo risparmio è importante ma non enorme. Basti pensare che su 36 miliardi di euro che potremmo ricavare dallo strumento, con i tassi di interesse attuali potremmo guadagnare 250-300 milioni annui, ma un solo punto percentuale in più di spread [differenziale del rendimento fra buoni del tesoro italiani e tedeschi, ndr] annullerebbe questo beneficio. 

Bisogna utilizzare questo dibattito sui temi economici non in modo strumentale, ma costruttivo. C’è bisogno del sostegno di tutte le forze politiche della maggioranza, Italia Viva inclusa, affinché le risorse possano essere utilizzate nel modo migliore possibile. Si tratta di una responsabilità non solo economica, ma politica. L’incertezza attuale pesa tantissimo sul nostro Paese: siamo lo Stato con il più alto debito pubblico in rapporto al PIL [Prodotto Interno Lordo, ndr], dopo la Grecia, veniamo da anni e anni di crescita lenta della produttività».

«La via dell’Europa dipende da noi». Gli scenari della crisi, da Roma a Bruxelles

Che scenari dobbiamo aspettarci dalle Camere? Quanto conterà l’astensionismo?

Nicola Lupo: «Le astensioni in Senato sono, da questa legislatura, omogenee rispetto a quelle della Camera: gli astenuti non rilevano ai fini della formazione della maggioranza, mentre prima erano considerati come voti negativi. Sarà importante capire come si muoveranno i senatori appartenenti al gruppo Italia Viva-Partito Socialista Italiano: se si asterranno, la maggioranza avrà la fiducia. 

Se invece dopo il discorso al Senato del Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, il gruppo dovesse cambiare posizione e votare contro, gli equilibri potrebbero modificarsi drasticamente. La vita del governo è appesa alle astensioni, e non dimentichiamoci che alcuni parlamentari sono in isolamento a causa del Covid-19, il che rende il quadro ancora più incerto perché non contano ai fini della maggioranza semplice. 

L’instabilità inoltre rende difficile a un qualsiasi esecutivo assumere decisioni sia in assemblea, sia in Consiglio dei ministri. Alcune votazioni, come quella sullo scostamento di bilancio, richiedono una maggioranza assoluta dei componenti. Se il governo otterrà la fiducia, mercoledì se ne discuterà in aula; tuttavia, solitamente per questa relazione si registra un ampio consenso, quindi credo verrà approvata senza patemi.

L’attività del governo nelle commissioni parlamentari sarà molto complicata senza un allargamento della maggioranza: non si tratta però di uno stallo completo, piuttosto di un rallentamento. Non è da escludere che un margine di voti esiguo possa portare a un maggior dialogo con le opposizioni: non solo sul Recovery Plan, ma anche su temi come la legge elettorale e le riforme costituzionali, cui Conte ha fatto riferimento nel suo discorso alla Camera». 

Potrebbero crearsi maggioranze alternative, magari di centro-destra?

Valentina Meliciani: «All’interno dell’opposizione ci sono diverse sfumature di pensiero. Chi gravita intorno a Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, non sembra essere contrario ad appoggiare un governo di tipo istituzionale. Molto dipenderà dai risultati della votazione del 19 gennaio in Senato, ma in caso di mancata fiducia la parte più al centro sembra orientata verso il sostegno di un esecutivo di solidarietà nazionale».

Nicola Lupo: «Al momento il centro-destra sembra compatto verso il no a questo governo e per le elezioni il prima possibile. L’intervento di Conte alla Camera ha insistito molto sulla tradizione europeista e popolare del Paese: l’intento era attrarre a sé quelle componenti dell’opposizione, in particolare Unione di Centro e Forza Italia, più sensibili a questi temi».

Quali sono le aspettative di Bruxelles? La nostra capacità di gestire le risorse europee è a rischio?

Valentina Meliciani: «Fortunatamente la bozza del Recovery Plan è stata approvata prima di questa pseudo-crisi di governo. C’è tempo fino al 30 aprile per approvare il documento definitivo da presentare alla Commissione Europea. Questo processo potrebbe però risentire dell’instabilità politica, subendo dei rallentamenti. 

Mi auguro che si esca da questo impasse al più presto, il successo del Next Generation EU dipende da noi. Per questo c’è grande preoccupazione in Europa per l’instabilità politica italiana: il piano deve andare avanti qualsiasi sia il governo in carica dopo la votazione del 19 gennaio». 

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La presidente della Commissione Europea, Ursula von de Leyen. Photo credits: ANSA

Cosa può fare il Presidente della repubblica per dirimere la crisi?

Nicola Lupo: «In mancanza di una crisi fattuale, cioè di una mancata fiducia al governo, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha solo un potere di “moral suasion”, cioè può convincere e influenzare indirettamente il Presidente del consiglio e gli altri attori politici (popolazione inclusa) in una certa direzione. Se si aprisse formalmente la crisi, sia questa parlamentare o extraparlamentare, la palla tornerebbe al Quirinale, che potrà gestirla attraverso le consultazioni, la nomina di un nuovo governo o l’eventuale scioglimento delle Camere per le elezioni».

Come interpreterebbero in Europa una maggioranza debole e risicata?

Valentina Meliciani: «Da una parte verrebbe accolta con favore, in quanto il governo andrebbe avanti e ci sarebbe continuità; dall’altra però la sua debolezza sarebbe preoccupante, visto il momento storico in cui siamo. Nessun esecutivo ha avuto tutte queste risorse da spendere in poco tempo in un momento di grave choc. Una forte crisi è da scongiurare tanto quanto una maggioranza esigua. Il Pnrr deve essere non solo incisivo negli strumenti, ma anche nella sua governance: deve esserci una visione di ciò che sarà il Paese una volta usciti dalla pandemia».

Vista la possibilità di elezioni, quanto sono importanti i correttivi sulla legge elettorale derivanti dal taglio dei parlamentari, sancito dal referendum del 20-21 settembre 2020?

Nicola Lupo: «Una delle ragioni che ha portato nello stallo della maggioranza e alla crisi con Italia Viva l’incapacità del governo di guardare all’orizzonte dei prossimi due anni di legislatura, specie su temi istituzionali. Esisteva un tavolo su queste riforme, ma si è bloccato: non sono stati in grado di assumere una posizione condivisa sul voto ai diciottenni per il Senato, tantomeno sulla legge elettorale proporzionale cui Conte ha fatto riferimento nel suo discorso del 18 gennaio. 

Nemmeno i correttivi richiesti dal referendum sui regolamenti delle due Camere sono stati affrontati, argomenti cruciali su cui si è faticato a trovare un accordo sia all’interno della maggioranza, sia con le opposizioni. Le parole del Presidente del consiglio alla Camera vanno nella direzione di capire se un nuovo governo potrà affrontare questi temi nel modo giusto, trovando un indirizzo politico».