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Esclusiva

Gennaio 30 2022
«Farò del mio meglio» Il secondo mandato di Sergio Mattarella

Il Presidente della Repubblica uscente è stato rieletto con 759 voti. Si avvia una nuova fase per la vita politica italiana

«Farò del mio meglio» promette il Presidente della Repubblica durante la riunione con i capogruppo di maggioranza, poco prima dell’inizio dell’ottava votazione. In seduta comune, le camere non sono giunte a un accordo su un nuovo nome, eleggendo di nuovo Sergio Mattarella. Nonostante i suoi ripetuti avvisi riguardo il volersi ritirare a vita privata, il gigante gentile della pandemia rimane al Quirinale. La nuova vita, una casa in affitto in centro a Roma vicino alla figlia Laura. Tutto dovrà aspettare e rimanere in attesa.

Per la seconda volta, come fece Napolitano nel 2013, Mattarella sale da Montecitorio al più alto colle d’Italia, richiamato da una fede politica che sembra non avere mai fine. Una fede messa in difficoltà da anni senza precedenti: l’arrivo di una pandemia, due crisi di governo e l’umore della popolazione ai minimi storici. Quaranta giorni di passaggio nel deserto in attesa di un’epifania, che fosse la fine o un nuovo inizio. La prima, quel 6 gennaio 1980, quando per mano della mafia siciliana una grandine di proiettili travolse Piersanti Mattarella, fratello di Sergio, di fronte alla moglie e alla figlia. Il secondo, la conferma del mandato di Presidente della Repubblica.

Anche nei giorni di maggiore gioia, lo sconforto sembra nascondersi nelle pieghe della storia. Un’elezione da tempo esclusa diviene realtà dopo giorni sconclusionati, di muro contro muro tra le parti politiche e i loro candidati caduti uno dopo l’altro. A Mattarella viene riconsegnato lo scettro del potere e il compito di vigilare sul terreno scivoloso da cui sorge la politica italiana. Ingranaggi che il presidente conosce bene dopo tre ministeri, la vicepresidenza del consiglio e trent’anni di esperienza in Parlamento.

Nella sua carriera, Sergio Mattarella ha compiuto varie imprese politiche, ma nella memoria degli italiani rimarrà indelebile il suo ruolo durante la pandemia. Un punto fermo nella trama dei palazzi romani che, tra sorrisi, strette di mano e capelli disfatti, ha trasformato discorsi e trasferte in appuntamenti imperdibili.

«Nella prospettiva della chiusura della legislatura, la rielezione di Mattarella è la soluzione migliore che ci sia. Per la stabilità del Paese, è evidente anche a un bambino che lo status quo con Mattarella e Draghi è perfetto per Stati Uniti, Unione Europea, mercati e Recovery plan». Il direttore dell’HuffPost Italia, Mattia Feltri, riconosce l’importante ruolo che il Presidente della Repubblica riveste a livello internazionale. «Io, però, avrei preferito l’elezione di Draghi, perché avrebbe dato la certezza della sua permanenza ai vertici delle istituzioni per sette anni, mentre ora abbiamo la certezza che ci resterà perlomeno nove o dieci mesi».

Tempo, forse, sufficiente per portare a termine le riforme già avviate e gestire i fondi del PNRR, a cui si legano le maggiori preoccupazioni dell’Ue. La scelta di rieleggere Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica si spiega, quindi, in termini di tutela della stabilità di governo.

«L’esito era prevedibile» sostiene Gianluca Passarelli, professore in Scienza Politica dell’Università di Roma La Sapienza, «perché si sapeva che l’elezione del Presidente della Repubblica sarebbe riuscita, solo se si fosse inserita nella dinamica di governo Draghi-Mattarella. Avere Mattarella al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi è una sicurezza aggiuntiva. Così come la possibilità di una rielezione è una garanzia costituzionale e istituzionale, che responsabilizza cittadini e partiti. Per essere rieletti bisogna fare delle cose buone e il Presidente è stato rieletto proprio perché ha agito bene».

Dopo quasi una settimana di scontri e disaccordi tra le forze politiche, 759 grandi elettori hanno reso Sergio Mattarella uno dei Presidenti eletti con il maggior numero di consensi, secondo solo agli 832 voti di Sandro Pertini. «In questa votazione c’è stata una centralità dei parlamentari, che hanno assolto al loro ruolo. Per questo non credo che abbiano dato un’immagine disgustosa del Paese. Primo, perché, in termini di giorni, in Italia il Presidente si è eletto in media al decimo scrutinio. Secondo, perché la democrazia ha dei riti, dei tempi e anche delle liti, ma fanno parte della politica. Non si può semplificare la complessità».

Più duro il giudizio di Roberto D’Alimonte, professore della Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli. «Noto un sistema politico fragile, che non riesce a decidere. In questo caso ha scelto la via più facile, che è quella di lasciare tutto com’era». Nella sua riflessione, la fragilità politica italiana è un aspetto centrale che potrebbe pesare in una prospettiva di medio-lungo raggio, di contro a una prima esultanza dei mercati nel breve periodo.

Anche Raffaele Bifulco, professore di Diritto Costituzionale nel Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS Guido Carli, crede che la figura di Mattarella riemerga in un momento di difficoltà del sistema e dei partiti. «Accade quello che è sempre accaduto: quando il sistema parlamentare fatica, c’è il Presidente della Repubblica. Sulla sua rielezione ha pesato la necessità di mantenere la stabilità della macchina governativa. Sia perché è a fine legislatura, sia per la gestione del PNRR e la responsabilità verso l’Europa».

Da un punto di vista costituzionale, rispetto a quanto accaduto nel 2013 con Napolitano, questa seconda volta potrebbe avere delle conseguenze diverse. «Se non ci dovessero essere limiti temporali al mandato, la rielezione è importante, perché ci sta dicendo che non è più un fatto eccezionale. Se questa prassi della rielezione diventa, per l’appunto, una prassi, allora quello che il Presidente fa durante il primo settennato potrebbe iniziare ad essere valutato anche ai fini di una rielezione. E questo, spingendomi un po’ più in là nella riflessione, potrebbe limitare la libertà del Presidente durante il primo mandato, come in America. Tutti i costituzionalisti americani sanno che il presidente degli Stati Uniti è più libero nel suo secondo mandato, perché sa di non poter essere rieletto».

Lo stesso Mattarella si è sempre mostrato propenso a voler evitare conseguenze di questo tipo. Nel febbraio 2021, durante la commemorazione dei 130 anni dalla nascita di Antonio Segni, riprendeva le parole del suo predecessore e ricordava la necessità di introdurre nella Costituzione il principio della non immediata rieleggibilità del Presidente della Repubblica.

Un anno dopo, per il bene del Paese, si ritrova a «non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati» e a mettere da parte «considerazioni e prospettive personali differenti con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei concittadini». E, mentre la leader di Fratelli di Italia, Giorgia Meloni, twitta «siamo al nulla cambi, perché nulla cambi», si apre, in realtà, una nuova e delicata fase per la politica italiana, in cui ha inizio la campagna elettorale per le elezioni del 2023.

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