«Pagherete tutto». È questo il grido dei liceali romani. Alle 10 in Piazza Vittorio Emanuele ci sono tutti. Il movimento studentesco de La Lupa ha riunito i principali istituti della Capitale per protestare contro un sistema «che non funziona e che uccide». Al di là dello striscione che recita «è tempo di riscatto» sono centinaia i giovani in fila, che tra pugni alzati e cori antifascisti hanno ribadito a gran voce lo spirito del corteo: non si può morire di scuola. In soli due mesi si contano due vittime: Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, deceduti a soli 18 e 16 anni durante lo svolgimento degli stage lavorativi previsti per gli istituti professionali.
I ragazzi denunciano una scuola a pezzi, un governo che non li ascolta e la riammissione della seconda prova per gli esami di stato.
«Abbiamo i computer nuovi ma il tetto ci cade addosso».
Il rappresentante d’istituto del liceo Tasso coinvolge la folla parlando al megafono. «Siamo stanchi di non essere ascoltati. Nessuno tiene conto della nostra situazione psicologica. Siamo gli inascoltati».
Nel corso della mattinata, la manifestazione ha continuato il percorso concordato con la Questura fino agli ultimi metri di Via Cavour. All’urlo di «ragazzi compatti!» si forma un cordone di sicurezza e la situazione precipita. I passamontagna coprono il sorriso di quelli che prima erano volti gentili. Nella lentezza del corteo tutto avviene in pochi secondi: i ragazzi vestiti di nero riescono a deviare il tragitto e a correre in Vicolo del Buon Consiglio.
Circondati dalla polizia, gli studenti iniziano a cantare. Sulle prime note di “Bella Ciao”, i residenti dalle finestre si uniscono al coro. Alla fine della strada lo striscione che sentenzia «Bianchi dimettiti» fa da tavolo per le trattative. Da un lato ci sono bastoni di ferro e dall’altro manganelli. L’accordo arriva dopo diversi cori e solo con una delegazione di sei studenti a guidare il gruppo, la manifestazione può avanzare lentamente per tornare sul percorso prestabilito.
Via dei Fori Imperiali si colora del rosso dei fumogeni, mentre i manifestanti sono costretti ad arrestarsi di fronte a un notevole dispiegamento di forze armate in Piazza Venezia. Tra gli applausi e le parole di ringraziamento dei coordinatori, i ragazzi si diradano veloce. «Quella di oggi è una vittoria, ma non fermiamoci qui. Continuiamo ad occupare».
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