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Esclusiva

Febbraio 16 2022
«Noi del liceo della Salaria»

La scuola si muove unita in solidarietà alla studentessa aggredita da una professoressa per una maglietta troppo corta

Fuori dallo storico liceo Augusto Righi di Roma l’aria stride con l’aspetto austero dell’edificio. Abiti colorati, minigonne, pantaloncini, smanicati e magliette corte che scoprono la pancia e la voglia di protestare.  «Stiamo sulla Salaria» gridano delle ragazze tra di loro dopo la fine delle lezioni. La protesta, iniziata stamattina con il boicottaggio della prima ora, si è mossa in solidarietà alla studentessa di 16 anni, aggredita verbalmente da una professoressa lo scorso lunedì 14 febbraio. «Ma che stai sulla Salaria?» la frase incriminata.

A pronunciarla è stata un’insegnante di diritto durante un’ora di supplenza. Un’aggressione nata da una maglietta troppo corta, secondo la docente. In risposta gli studenti hanno rivoluzionato il dress code. Un giorno di scuola in cui ognuno è stato invitato a mostrare la pancia e le gambe – o a indossare un pigiama, se troppo freddoloso.

Liceo Righi proteste studenti

«La protesta è andata benissimo, la partecipazione è stata immensa» racconta Fulvio Pellini, studente di 18 anni che ha deciso di indossare un top di paillettes colorate e un coprispalle rosso acceso. «La volontà di continuare a protestare c’è, forse non in questa forma perché io sto morendo di freddo e non ho intenzione di prendermi una polmonite, soprattutto in tempi di covid», dice mettendosi a ridere. «Però con altre forme continueremo a far sentire la nostra voce finché qualcosa non cambierà nel concreto, non solo all’interno della nostra scuola, ma proprio all’interno della società. Perché la scuola è solo un riflesso di quello che accade fuori. Il considerare una persona che si veste in un certo modo una prostituta e il considerare questo lavoro come un insulto è un problema di tutta la società, non solo del liceo Righi».

Fulvio raccoglie il microfono e la cassa, gli strumenti che hanno permesso alla sua voce di raggiungere tutta la folla radunata prima delle lezioni. Un’intera scuola attorno a una sola studentessa. «Oggi sto abbastanza bene, sono felice della protesta che abbiamo fatto. Ieri stavo male, ho avuto un attacco di panico in classe. Invece lunedì, quando è successo il fatto, ero arrabbiata. Quindi un mix di emozioni in tre giorni» dice la ragazza vittima dell’aggressione.

Liceo Righi proteste studenti

Oltre alla dirigente, che si è schierata con la studentessa, anche gran parte del corpo docenti ha preso la sua parte. «Oggi ho parlato con alcuni professori. Sempre mettendo le mani avanti dicono che c’è un abbigliamento consono da seguire a scuola e io concordo pienamente su questo. Però condannano la frase della professoressa, dicendo che c’è bisogno di rispetto reciproco. In generale una persona non può rivolgersi ad un’altra insultandola così».

Al di fuori dell’edificio, un professore non condanna in modo esplicito la frase della docente. «Non eravamo lì, quindi possiamo muoverci solo per ipotesi». In sostanza sarebbe una «semplice battuta, un gesto di goliardia».

La studentessa può però contare sul sostegno dei suoi compagni, che hanno verificato la vicenda e testimoniato l’avvenuto. «I miei compagni mi supportano pienamente. Mi hanno scritto tutti i giorni chiedendomi come stessi. Ad alcuni sono state fatte delle domande e hanno dato la loro versione dei fatti, che poi combacia con la mia. Si sono anche messi in primo piano davanti ai professori difendendomi e dicendo le cose come stavano, dandomi ragione». La studentessa crede che questo non sarebbe accaduto se al suo posto ci fosse stato un ragazzo. «C’è un problema di sessismo alla base. È una questione di genere». Con grande sconforto ammette che «uomo o donna che sia, questo problema è ormai ovunque».

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