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Esclusiva

Febbraio 24 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 27 2022
Così è iniziata l’invasione

I militari russi hanno colpito i principali obiettivi militari del Paese. Ferma la reazione occidentale. Joe Biden: “Gli Stati Uniti, i loro alleati e partner risponderanno in modo unito e deciso”

L’assedio è partito da Est. L’invasione russa dell’Ucraina è arrivata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio da zone limitrofe alle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk, dove i militari di Mosca erano già entrati il 22 febbraio per una presunta missione di “peacekeeping”. Ma da qui la pace non è arrivata, è arrivata la guerra. 

A dare l’annuncio dell’invasione è stato il presidente russo Vladimir Putin che ha dichiarato di non volere occupare l’Ucraina, ma di puntare a «difendere le persone che sono state vittime degli abusi e del genocidio del regime di Kiev» oltre che «demilitarizzare e de-nazificare l’Ucraina». Dichiarazioni infondate che ricevono la condanna di quasi la totalità della comunità internazionale. 

Il presidente russo ha inoltre intimato l’esercito ucraino a deporre le armi dichiarando che chi lo farà sarà lasciato libero di abbandonare il fronte senza subire conseguenze e ha aggiunto che «in caso di interferenze estere la Russia reagirà in maniera inaudita», parole che lasciano presagire la possibilità che il Cremlino possa utilizzare il suo arsenale atomico. 

A pochi minuti dal discorso di Putin arrivano le prime notizie di esplosioni e scontri nel territorio ucraino. Mentre i militari russi avanzano da Oriente e dai confini bielorussi, dove avevano trovato l’ospitalità del fedelissimo del presidente russo, Alexander Lukashenko, vengono colpiti i principali obiettivi militari ucraini. A Sud, è attaccato il porto di Odessa, mentre nel cuore dell’Ucraina è Kiev a subire un bombardamento mirato agli aeroporti.

Nel giro di poche ore sono almeno sette le località prese di mira da Mosca, oltre alla Capitale e Odessa, ci sono esplosioni a Kharkiv (est), Ivano-Frankivsk (ovest), Kramatorsk (est), Dnipro (est), Mariupol (sud-est).

Le reazioni Ue e Nato

La Nato ha indetto una riunione straordinaria del G7 e ha intensificato la sua presenza militare lungo la sua frontiera orientale che va dai paesi baltici alla Turchia. Si preparano pesanti sanzioni mirate a paralizzare il sistema bancario e le esportazioni tecnologiche russe.

Il presidente americano Joe Biden da Washington ha accusato la Russia parlando di una guerra premeditata che porterà a una catastrofica perdita di vite umane e ha sottolineato la compattezza dell’Occidente: «Ci coordineremo con i nostri alleati della Nato per garantire una risposta forte e unita che impedisca qualsiasi aggressione contro l’Alleanza. Gli Stati Uniti, i loro alleati e partner risponderanno in modo unito e deciso».

Sulla stessa linea la presidentessa della Commissione Ue Ursula von der Leyen che in un Consiglio straordinario dell’Ue previsto oggi illustrerà un pacchetto di sanzioni che la Commissione sta finalizzando e che il Consiglio adotterà in coordinamento con la Nato e i paesi del G7.  

In un comunicato congiunto von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel hanno affermato: «Condanniamo con la massima fermezza l’aggressione militare senza precedenti della Russia contro l’Ucraina. Con le sue azioni militari non provocate e ingiustificate, la Russia viola gravemente il diritto internazionale e mina la sicurezza e la stabilità dell’Europa e del mondo. Chiediamo alla Russia di cessare immediatamente le ostilità, ritirare i suoi militari dall’Ucraina e rispettare pienamente l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Tale uso della forza e della coercizione non ha posto nel XXI Secolo».

Mentre la comunità internazionale si mobilita per far fronte alla crisi, nelle principali città ucraine si sono formati ingorghi di auto ai distributori di benzina e lunghe file ai bancomat. Sono numerosi i residenti che stanno cercando di allontanarsi dai centri abitati. Altri hanno trovato riparo nelle molte stazioni della metropolitana trasformate in bunker improvvisati.

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