Alina vive in Italia, ma la sua famiglia si trova ancora nella sua città di origine, Khmelnitskiy, nell’Ucraina occidentale.
«Mio fratello, di 52 anni, ha detto che aspetterà un giorno o due, dopodiché andrà in guerra».
Il presidente ucraino Zelensky ha attivato una campagna propagandistica per invitare le persone a combattere. Le comunicazioni sono state limitate e le autorità locali non rilasciano dichiarazioni. «Credo che abbiano criptato i telefoni. Mio fratello continua a mandarci video della situazione ma non riusciamo né io né mia figlia ad aprirli».
Alina è riuscita a entrare in contatto con il fratello solo oggi. Lui è rimasto in città con la moglie, ma ha mandato in campagna la figlia di tre anni con i suoceri. «Nella mia città sono state bombardate le cisterne di benzina e l’aeroporto militare. Se i missili prendessero direttamente il centro, dove abbiamo i rifornimenti di munizioni, tutto salterebbe per aria».
Si sentono esplosioni da ogni parte. Donne, bambini e anziani hanno il permesso di muoversi, e persino di uscire dalla nazione. «In Polonia c’è un centro di accoglienza, ma mia nipote non ha il passaporto e non può oltrepassare la dogana».
Molti cittadini credevano che l’esercito russo si sarebbe fermato a Donetsk e Luhans’k, ma ieri, 24 febbraio, tutta l’Ucraina si è svegliata sotto i bombardamenti. «A Kherson, vicino alla Crimea, le ambulanze correvano una dietro l’altra. Sono stati distrutti aerei e depositi. Infatti, la maggior parte del Paese si trova senza armi».
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